Continua il nostro affascinante viaggio nel mondo della psiche umana. Vorrei dedicare questa tappa del nostro viaggio ad un luogo particolare e in qualche modo speciale. Un luogo dove avvengono alchimie di relazioni, dove battagliano le emozioni, un luogo interno ed esterno, spesso accogliente e caldo, ma dove a volte spirano venti avversi che portano a temporali emotivi apparentemente spaventosi, che però sono forieri di ampi spazi di sereno e di nuova vita. Vi accompagnerò nelle “segrete” stanze della Psicologia.
Cosa avviene nello studio di uno Psicologo? Cosa bisogna aspettarsi?
Perchè andare dallo Psicologo e dallo Psicoterapeuta?
Scopriamolo insieme. buon ascolto..
Nelle stanze della Psicologia. A colloquio dallo Psicologo – PODCAST – In viaggio con la Psicologia
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Coloro che inviano la mail, acconsentono alla resa pubblica di quanto espressamente detto. Tutte le informazioni personali (ad esempio nome), così come tutti gli altri dati sensibili, sono coperti dal segreto professionale e dalla tutela del cliente (ART.4,9,11,17,28, Codice Deontologico degli Psicologi). Le fonti di invio delle mail sono molteplici (non legate al solo wordpress).
Oggi condivido con voi una mail che reca con sé la fine del progetto “Un caffè freddo con i Dottori”. La scelta della richiesta che presi mesi fa, in carico, è legata al fatto che in realtà anche questa mail si situa come una delle richieste che ha poi, nei mesi seguenti, portato alla nascita del progetto.
Lo schema che seguirò nella condivisione della storia sarà un po’ diverso da quello usato fino ad ora. Non riporterò righe troppo ampie della mail con cui l’uomo mi contattò.
Compiendo per un attimo un salto diacronico, l’uomo ha portato avanti con me degli incontri di consultazione fino a seguire (nell’ hic et nunc) una psicoterapia.
Buona Lettura.
L’uomo che scrive è prossimo al compimento dei 50 anni; si descrive come una persona sicura di sé con un ottimo lavoro (seppur non quello dei suoi sogni) e si definisce bello e molto desiderato dalle donne.
La richiesta parte dalla presa (o presunta) consapevolezza che le numerose storie di solo sesso a cui lui si presta, non sono ciò che desidera realmente.
“Ho avuto ed ho molte donne; di qualsiasi età.. non devo quasi fare cenno che queste subito cadono ai miei piedi. Conosco ormai ogni tipologia di donna.. c’è quella con i problemi con la madre, con il padre, quella che è ancora figlia.. quella che sfugge dal matrimonio senza passione.. quella che vuole il sentimento.. quella che deve sentirsi cattiva e femmina.. poi ci sono le piccole che si atteggiano a donne fatte”.
Non a caso l’uomo ha contattato me, una giovane professionista: donna.
L’approccio utilizzato, da uomo bello e impossibile, appare fin da subito molto evidente. Le parole usate dall’uomo vogliono presentarsi come seducenti e cariche di eros.
Le parole sembrano bagnate; rilasciano – in sostanza- verso di me un senso quasi di viscido.
“Conosco ormai tutte le donne. Le donne sono tutte uguali. Lei è una donna, dottoressa.. quanto potrà mai essere diversa dalle altre?”
L’uomo si pone come quel “His majesty baby” di Freudiana memoria, sua maestà il bambino, quel bambino che una volta nato, sarà riempito dai genitori dalle proprie proiezioni (portandoli a rivivere così il loro narcisismo).
L’amore narcisistico nei confronti del bambino ha -tuttavia- un risvolto morboso molto insidioso: se il narcisismo dei genitori è stato gravemente ferito nella loro infanzia, l’amore narcisistico che essi rivolgono al figlio è altrettanto gravemente deformato. L’amore di sé (l’investimento libidico della propria esistenza che si espande come amore per il mondo circostante e per le persone che lo abitano), diventa un sentimento rigido che si attacca a oggetti ideali dal carattere magico, tanto importanti sul piano della consolazione quanto morti sul piano di una reale relazione di desiderio.
In sostanza l’uomo sembra ricercare delle relazioni in maniera bulimica, confusa, continua, delle relazioni che sono di fatto morte.
Passando da una donna all’altra (donne considerate poi tutte uguali), lui non si lega mai a nessuna, perde di vista il contatto con il suo desiderio e si condanna a dormire solo ogni notte, ammazzando il proprio desiderio.
L’uomo, probabilmente amato solo come oggetto ideale dai propri genitori, considerato solo come colui che deve rispecchiare e rispettare le loro aspettative, vive oggi la difficoltà di comprendere quale o chi sia quella “donna diversa” che lo ami non per delle qualità che vede mancanti in lei stessa (tu sei il padre che non ho mai avuto; tu sei la passione che mio marito non mi sa dare; tu sei speciale), ma quelle qualità che lo identificano come “lui, in quanto tale”.
L’uomo è giunto in consultazione portando con sé l’aria da piacione.
Ha sfidato la professionista che aveva innanzi e in poco tempo è crollato.
Ha dovuto ammettere – tra le lacrime- di avere bisogni e desideri che non aveva mai considerato prima.
“Ho capito che il sesso vuoto non fa per me. Voglio le carezze mentali”.
La dimensione della relazionalità che poi include quella della sensualità e della sessualità dice molto del nostro vissuto; è una dimensione vastissima che somiglia al letto di un fiume al cui interno si raccoglie e si collega il nostro sentire emotivo; un sentire emotivo che si concretizza nel piano reale come il modo che usiamo per entrare in relazione con il genere che troviamo interessante.
L’uomo ha un vissuto non facile. La famiglia d’origine è stata dura e l’ha investito di proiezioni difficili da sostenere (la posizione sociale occupata da lui, è molto elevata); nonostante non gli sia mai mancato niente in termini economici, l’affetto e il calore umano non possono essere acquistati e lui, ha da capire che a poco servono cene di lusso, regali costosi e macchine potenti se di fatto, nei sentimenti sei povero.
“Ti auguro l’amore”, mi verrebbe da dire e non per eccesso di romanticismo (al principe azzurro e alle principesse non ho mai creduto), ma per il semplice sentire, quel sentire che non ha bisogno di orpelli ma che ha bisogno di pelli.