La misofonia (odio per i rumori) è una insopportabile intolleranza nei confronti di determinati rumori, spesso legati a persone vicine. Il termine fu impiegato per la prima volta nel 2000 da Pawel e Margaret Jasrteboff, neuroscienziati del Dipartimento di Otorinolaringoiatria della Emory University, negli Stati Uniti.
In particolare la misofonia descrive un avversione verso alcuni rumori, che può comportare anche un vero e proprio stress psicologico e l’utilizzo di strategie di prevenire o evitare questi rumori, associati a situazioni particolari o a persone.
Questi rumori, per le persone misofone, sono così tanto insopportabili che possono provocare una reazione di avversione immediata, che associa stress, fastidio, disgusto, cui si aggiunge collera progressiva, fino a giungere anche ad un eccesso di violenza.
In genere, l’eccesso di violenza viene “disinnescato” nel momento stesso in cui il rumore cessa.
Questo odio per i rumori, a chi ne soffre in maniera acuta, può letteralmente rovinare la quotidianità. Perché chi ne soffre può letteralmente perdere il controllo delle proprie emozioni, fino a cedere a reazioni eccessive ed insolite. Quindi chi ne soffre ha paura di perdere il controllo e abbandonarsi a reazioni esagerate.
La misofonia non figura ancora nel DSM, al momento e non è collegata direttamente a disfunzioni dell’udito (iperacusia, acufeni..). Alcuni studi e misurazioni ottenute tramite risonanza magnetica funzionale hanno però rivelato un’iperattivazione (in persone misofone sottoposte alla visione di video con rumori “fastidiosi”) nella corteccia uditiva e nell’amigdala.
Infine, si è osservata anche una probabile correlazione e un legame della misofonia con vissuti traumatici.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
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