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Officina 99.

30 anni sempre da una sola parte.

Nel corso dei secoli -Napoli- ha imparato a raccontare se stessa avvalendosi in special modo del teatro e della musica. L’uso dei suoni o della parola (che in quanto produzione sonora è essa stessa già musica), è da ricercare nel bisogno di affermazione e descrizione di cui la città ha bisogno; bisogno che si situa come quel legame indissolubile tra la città e l’arte.

La sopraccitata considerazione che è bene dirlo, può apparire al limite di un ragionamento euristico che vede Napoli come un ” teatro a cielo aperto”, trova invece terreno fertile nell’attività di ricerca che ho perseguito al fine di rintracciare le origini del rap nel contesto napoletano.

“Tu m’haje prummiso quatto muccature, io so venuto me li voj dare1questo frammento, tratto dal ” Canto delle lavandaie del Vomero” è stato collocato da Roberto De Simone2intorno al XII – XIII secolo. Questo canto permette di comprendere il ruolo che la musica ha ben presto avuto nel contesto sociale napoletano: inizialmente la funzione del canto fu di “supporto” in quanto le lavandaie cantando, riuscivano a sopportare il duro lavoro nei campi; successivamente il brano servì per urlare con forza il proprio disprezzo contro il dominatore straniero accusato della mancata distribuzione delle terre promesse3. Tuttavia secondo altre ipotesi, la connotazione di protesta del canto era presente fin dall’origine; pertanto sembra che il canto sia stato indirizzato a Federico II di Svevia (1194- 1250). Alla luce di quanto detto, e ai fini del lavoro che in questa sede propongo, posso sostenere che un primo motivo che permetterà in anni più recenti a fenomeni quali il Rap di svilupparsi nel contesto napoletano, risieda proprio in quel legame presente tra musica e protesta fin dall’ XI secolo.

Concedendoci un ampio stacco in senso diacronico (non per mio volere, ma per non esulare troppo dal tema preso in esame), giungiamo agli anni novanta del novecento i quali rappresentano un momento fondamentale per la musica e la cultura napoletana. Il 9 ottobre del 1991 nascerà il gruppo 99 Posse che darà il là ad un’ondata rap a Napoli (e a ben vedere anche in Italia) che di lì in poi, ancora non accenna a placarsi. Il gruppo ebbe il merito e il coraggio di voler rimarcare l’importanza delle proprie origini in particolare facendo largo uso del dialetto (lingua madre), e ponendo l’attenzione su temi di grande attualità. Si sentiva così raccontare dell’emigrazione di giovani che in cerca di lavoro, si spostavano dal sud verso le città del nord4; venivano raccontati episodi di razzismo che spesso gli emigrati subivano; si denunciava l’assenza dello Stato sul territorio o gli insulti e i frequenti arresti di tutti quelli che avevano “pelle o accento diverso”. Altro tema che spesso ricorreva nelle canzoni dei 99 Posse, era l’aumento incalzante dei suicidi tra i giovani che lottavano contro ” il sistema che tutto ciò ha determinato” (99 Posse, 1991).

Nel 1993 uscirà il singolo “Curre Curre Guagliò”5inno di una intera generazione che per la prima volta trovava, nel testo di una canzone, la descrizione vivida e non edulcorata della realtà così come veniva vissuta6. La denuncia che partiva da frasi come:

“forse nu licenziamento in tronco d’ ‘o padrone

forse na risata ‘nfaccia ‘e nu carabbiniere

non so bene non so dire come nasca quel calore

certamente so che brucia so che arde so che freme”7

attireranno tra i tanti, l’attenzione del regista Gabriele Salvatores che nel 1993, girerà il film Sud di cui curre curre guagliò sarà la colonna sonora (tema centrale del film è la disoccupazione nonché la collusione dei politici di una cittadina della Sicilia).

Alla luce di quanto appena detto, è possibile richiamare ad un interrogativo posto all’inizio del lavoro, ovvero: ” sono le parole a farsi portatrici di un messaggio, o assumono significato perché sono gli altri a dotarle di senso?”. Per rispondere alla domanda, credo sia opportuno richiamare ancora una volta alla struttura metrico- ritmica del rap.

Le canzoni (in questo caso i brani delle Posse) riescono a raccontare gli eventi contando sulla fluidità della narrazione, unita alla ritmica ridondante del rap. Ne deriva che “l’ascoltatore sospeso” possa in un certo qual modo lasciarsi andare e trovandosi in balìa di un gioco (ritmico) in cui il regolare susseguirsi delle parole lo riporta indietro, ritrovarsi o regredire al momento in cui la madre intonava le rassicuranti filastrocche.

Restano tuttavia da chiarire ancora alcuni punti, primo fra tutti le dinamiche relazionali esistenti tra rapper e fan.

1” Tu mi hai promesso quattro pezzi di terra, me li vuoi dare”. Muccature : “termine di derivazione spagnola; indica il fazzoletto e per estensione, andrà ad indicare l’appezzamento di terra”.

2Da http://www.wikipedia.org.

3Secondo una iniziale ricostruzione di Roberto De Simone, il canto era indirizzato ai dominatori aragonesi (1442-1503).

4“… Napolì città dimenticata sfruttata e abbandonata/ da tutti disprezzata ma a Agnelli c’è piaciuto ‘o lavoro ‘e l’emigrato (…) e a Torino Milano napulitano terrone e ignorante magnate ‘o sapone lavate cu l’idrante”. Da “Napolì”, 1993, 99 Posse.

5L’album dall’omonimo titolo, verrà inserito dalla rivista Rolling Stone Italia nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre (alla posizione 49). Il testo della canzone (a cui verranno apportate delle censure) sarà invece inserito in un’antologia della letteratura italiana per scuole superiori (Bruno Mondadori Editore, 2013). Da http://www.wikipedia.org.

6E’ d’uopo un chiarimento al fine di rendere al lettore meglio comprensibile quanto detto. La situazione politica italiana degli anni 90, era alquanto caotica e caratterizzata da crisi e scandali. La fine dell’Unione Sovietica portò alla crisi dei partiti (primo fra tutti il Partito Comunista Italiano); il rinnovamento poi la trasformazione della Democrazia Cristiana in Partito Popolare Italiano; Tangentopoli (sistema di tangenti su cui era fondato il funzionamento dei partiti); la persistenza della questione meridionale; l’apertura di una questione settentrionale. Tale clima di malcontento generale, fornirà ai 99 Posse terreno fertile per le proprie canzoni. Cfr., Aurelio Lepre, Claudia Petraccone, La Storia dalla metà del Novecento a oggi, Prima edizione marzo 2009, Terza edizione 2014, Zanichelli editore.

799 Posse, Curre curre guagliò, 1993

Da: “Parole sospese e giochi ritmici: analisi delle dinamiche relazionali e comunicative alla base del fenomeno musicale Rap”, Cap.1, Paragrafo 1.3. “Dal canto delle lavandaie del Vomero a curre curre gualiò: quando Napoli protesta”, pp. 16-19, G.S. Di Maio, 2015.

Auguri, cattivi guagliuni…

Dott.ssa Giusy Di Maio

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Raccontare per raccontarsi.

Immagine Personale.

Negli ultimi anni, affiancate alla classica psicoterapia psicodinamica si sono incominciate a diffondere e a sperimentare tutta una serie di tecniche di intervento che vedono l’utilizzo di diverse forme di arte e di espressione (la scrittura, le arti figurative e la musica, per citarne alcune). La sperimentazione prima e il successivo utilizzo di queste tecniche, ha visto un largo uso – ad esempio della musica- in particolar modo nell’ambito dei contesti di riabilitazione e reinserimento sociale, motivo per cui, sono in aumento le ricerche che si occupano dei possibili effetti dell’ascolto o della pratica della musica.

Se originariamente tali ricerche si sono occupate dell’uso della musica in particolare per specifiche patologie neurodegenerative (morbo di Parkinson o Alzheimer per citarne alcune), attualmente è ormai sempre più frequente l’utilizzo della musica come un successivo supporto alla psicoterapia classica, presentandosi come un ulteriore canale di supporto per la persona.

Sembra che la musica possa aiutare a dar voce e corpo a tutte quelle sensazioni e emozioni che per alcuni, possono essere difficili da esprimere verbalmente nel solo contesto gruppale o nella stanza d’analisi.

“Attraverso il fenomeno musicale si può intuire il rapporto tra Io ideale e ideale dell’Io, a cui fa da contrappunto l’oscillazione tra relazione narcisistica e relazione duale (…) Il mito, l’Io ideale per rappresentarsi, ha bisogno dell’ideale dell’Io, un derivato del narcisismo, che ha una funzione di ponte tra Io ideale, Super Io, Io”. (Semi,A., “Trattato di Psicanalisi, p.,878, 1989)

Progetti per progettare un domani.

“Puortame là fore” è una canzone Rap scritta dai ragazzi dell’IPM di Airola (Bn) e interpretato insieme a Lucariello e Raiz (rispettivamente Luca Caiazzo e Gennaro della Volpe, artisti molto conosciuti e piuttosto attivi nel panorama della musica rap e alternativa napoletana). La stesura di questa canzone è nata nell’ambito di un progetto (di gruppo), di laboratorio di scrittura/tecnico del suono condotto nell’istituto insieme a una Onlus nell’ambito del progetto “il palcoscenico della legalità”. Anche nell’istituto minorile di Bologna, la musicoterapia è ormai prassi consolidata, grazie all’attività dell’associazione Mozart14 (fondata dal Maestro Claudio Abbado).

Nonostante gli eterni anni di studio classico (mi riferisco agli studi di pianoforte portati avanti negli ambienti accademici scanditi da costanti tendiniti e infiammazioni ai polsi), il personale interesse verso forme di comunicazione come quella Rap, continua ad entusiasmarmi e ad aprirmi continui campi di indagine.

Oggi condivido (approfittando del compleanno del frontman) con voi, un pezzo che considero profondamente evocativo di un preciso periodo storico/sociale; si tratta di “Curre Curre Guagliò” il cui album dall’omonimo titolo sarà inserito dalla rivista Rolling Stone Italia nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre (alla posizione 49). Il testo della canzone (a cui verranno apportate delle censure) sarà invece inserito in un’antologia della letteratura italiana per scuole superiori.

https://www.youtube.com/watch?v=MVNgLcJ0PiY

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott.ssa Giusy Di Maio.