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Il pregiudizio

Che cos’è il pregiudizio?

Sei davvero sicuro di essere una persona senza pregiudizi? E se ti dicessi che anche un atteggiamento condiscendente può essere mosso da pregiudizio, ci crederesti?

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott.ssa Giusy Di Maio

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Gruppo minoritario: il razzismo in classe.

Il razzismo è sempre una cosa stupida.

Dott.ssa Giusy Di Maio

“Carichi residuali”

“A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.”

Primo Levi

Il Ministro dell’Interno Italiano del nuovissimo governo ha utilizzato un termine poco umano “carico residuale“, per definire gli Esseri Umani presenti sulle navi delle Ong che in questi giorni attendevano di sbarcare nei porti italiani per essere messi definitivamente in salvo, in un luogo sicuro e accogliente. Ha poi fatto riferimento ad uno “sbarco selettivo” per definire la sua “strategia”.

Le parole hanno un peso specifico e definiscono spesso l’interlocutore e le sue intenzioni. In questo caso si è cercato di deumanizzare il migrante, rendere l’umano oggetto, per slegarlo dall’aspetto emotivo che lo lega a quella vicenda tragica.

“..deumanizzare serve a pensare l’altro come un essere umano incompleto, un animale, un oggetto. Questo “pensare” l’altro in questo modo, permette di giustificare quelle azioni inaccettabili, che in un contesto normale verrebbero sicuramente condannate.”

La morte dell’umano – ilpensierononlineare (clicca sul link per approfondire)

Ma cos’è che può determinare questo tipo di ragionamenti e comportamenti?

Il razzismo e con esso il pregiudizio, l’intolleranza..

La Psicologia Sociale negli ultimi decenni si è trovata dinnanzi ad un fenomeno particolare: l’evoluzione del concetto di razzismo.

Gli psicologi sociali hanno infatti individuato nuove forme di razzismo “moderne”. Il comune denominatore tra queste nuove forme di razzismo è che sono meno evidenti, indirette e più sottili, insomma, difficili da riconoscere.

Nel particolare sono state individuate 6 forme di razzismo moderno:

1 – Il razzismo simbolico ad esempio indica tutte quelle forme di razzismo esperite da persone che provano ad occultare le idee razziste agli occhi degli altri, giustificandolo con l’intercalare: “non sono razzista ma..”. In genere queste persone rivendicano e lamentano qualcosa nei confronti dello straniero o di una minoranza;

2 – Il razzismo ambivalente amplificato descrive quella forma di razzismo che vede la coesistenza, nella stessa persona, di un sentimento prima negativo e poi positivo e viceversa, in base al contesto di riferimento. Ad esempio, mostrarsi estremamente aggressivo e razzista durante una competizione sportiva contro la tifoseria avversaria di un’altra città e poi frequentare, con diletto e piacere per le proprie vacanze, proprio i luoghi da dove provenivano i tifosi avversari;

3 – Il razzismo avversivo consiste essenzialmente nel nascondere il razzismo a se stessi. In questo caso è come se il razzismo si palesasse in forma inconscia. Ossia la persona ostenterà i propri sentimenti negativi solo se possono essere attribuiti ad un altro fattore. Ad esempio, in un contesto lavorativo, per giustificare una mancata assunzione di una persona (straniera), il datore di lavoro, giustifica il suo retro pensiero razzista con il fatto che non sia abbastanza competente per il lavoro;

4 – Il razzismo regressivo si palesa quando ci sono particolari condizioni di stress, difficoltà, crisi.. sia a livello personale che sociale. In questo caso queste condizioni portano le persone ad avere atteggiamenti fortemente discriminatori. Ad esempio, il periodo storico attuale (fine pandemia, crisi economica, crisi energetica, guerra) è terreno fertile per l’aumento di un’aggressività latente e la nascita e l’amplificazione di idee discriminatorie tra la popolazione;

5 – Il razzismo sottile invece è una esagerazione di quelle che sono le differenze tra il proprio gruppo di appartenenza e la minoranza etnica discriminata. Questa forma di razzismo si perpetua anche con l’esasperata difesa dei valori tradizionali del proprio Paese a discapito delle minoranze e degli stranieri e anche con l’attribuzione delle emozioni positive solo al proprio gruppo di appartenenza;

6 – Il razzismo mascherato infine è riscontrato in quelle persone che, nei sondaggi, ad esempio, negano l’esistenza del razzismo nel proprio Paese.

Purtroppo pare che le basi sociali e psicologiche del razzismo siano profondamente radicate nel modo di pensare della maggior parte dei popoli. Anche perché il razzismo è un fenomeno molto più antico del razzismo moderno di cui vi ho parlato.

I meccanismi di categorizzazione sociale, gli stereotipi, i pregiudizi sono funzionamenti “antichi”, appresi culturalmente che sono serviti nelle diverse fasi della storia dell’uomo, per sopravvivere ad un mondo ritenuto ostile e potenzialmente pericoloso.

La “solidarietà endogruppo” e “l’odio esogruppo” sono comportamenti tipici degli “animali sociali”, esistono infatti anche fenomeni simili in natura. Sono quindi comportamenti “primitivi” e legati a quell’istinto di conservazione che ci portiamo dalla nostra preistoria e caratterizza gruppi “conservatori”, poco abituati alla diversità e generalmente non troppo aperti allo scambio.

Infatti i popoli e i luoghi crocevia di scambi commerciali e culturali intensi e millenari sono in genere quelli più tolleranti alla diversità.

Non è facile “combattere” il razzismo e quei processi mentali ad esso connessi, ma secondo la ricerca scientifica applicata al sociale, una via d’uscita c’è.

Attraverso l’educazione alla conoscenza delle diversità e alla riflessione consapevole è possibile incoraggiare le persone a ri-pensare e ri-categorizzare il proprio gruppo d’appartenenza come parte di un sistema più ampio. Ripensarsi non più come cittadini del proprio Paese, ma cittadini del Mondo. Esseri umani unici nelle loro diversità e simili nelle loro differenze.

La conoscenza è quindi l’unico antidoto ai razzismi.

Terroni Uniti – Gente do Sud – (Canzone contro il razzismo)

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Nero 0 Bianco 1: propaganda dell’idiota.

Ho provato a non fare una riflessione psy, ma qualcosa in me oggi non va.

La (non) struttura delle mie riflessioni è sempre la stessa, l’inconscio va e io semplicemente scrivo.

In questi giorni così caotici in cui tutti sembrano muoversi ‘a core, come direbbe la mia lingua madre, non posso fare a meno di riflettere.

Il mio malessere gira sempre intorno ad una sola cosa; la differenza in peso (che a quanto pare si misura in oro, vista la differenza in termini economici di fondi stanziati dal governo), tra una vita nera e una bianca.

Il razzismo a me proprio non va giù, non ho altro modo per dirlo.

Nella stessa giornata (3 Aprile), contemporaneamente ci sono stati gli ennesimi cori razzisti (sempre dagli allegri bergamaschi) contro Kalidou Koulibaly (ho anche difficoltà a scrivere quello che è stato detto: provo vergogna) e da parte dei romanisti (altra gente allegra), mentre erano impegnati a giocare con la Sampdoria, contro i napoletani (devono volerci proprio bene se, nel mentre sono impegnati in tutt’altra cosa si prendono la briga di cantare la gioia per la morte del mio popolo…).

Dove sto andando a parare?

Questi stessi soggetti, sono gli stessi che nel pieno dell’attuale guerra, hanno mostrato bandiere dell’Ucraina o su qualsiasi tipo di piattaforma, sposano la causa del popolo ucraino.

Hai presente la frase “Non sono razzista ma… aiutiamoli a casa loro!”... ecco..

Si tratta di frasi caratterizzate da congiunzioni avversative -da un punto di vista grammaticale- vengono cioè legate due parole o due proposizioni che risultano in contrasto. Si tratta di una dissonanza cognitiva che serve a dissimulare la realtà dei fatti. La frase che ho precedentemente detto, di fatto, non significa altro se non avere un principio (ideologico) razzista.

Il fenomeno è a sua volta legato alla categorizzazione sociale che serve ad aiutare l’essere umano a rendere più semplice e fruibile l’ambiente in cui vive; categorizzare ha relazione con quelle famose euristiche di cui ti ho spesso parlato (e di cui ti risparmio l’ennesima spiegazione).

Il finto (non) razzista, quello che gioca a favore della vita del profugo bianco, cade facilmente vittima (suo malgrado) essendone per la maggior parte inconsapevole, della propaganda.

Dal punto di vista del materialismo storico, la propaganda è uno strumento attraverso il quale una determinata classe sociale, diffonde la sua ideologia e informa dal suo punto di vista, le grandi masse al fine di ottenere consenso, ampliare la sua influenza, raggiungere determinati obiettivi, conquistare e consolidare potere. Rifacendoci a tale concetto, possiamo dire che ogni classe sociale fa propaganda per affermare le sue concezioni e interessi economici e politici; per esercitare influenza sulle altre classi per indurre gli elementi della società verso una opinione e condotta determinata.

Accade così che anche la vita bianca, nera o X, si trova suo malgrado a far parte della semplice propaganda e diventa un: profugo bianco sì, profugo nero no.

Oggi va così… ho la nausea e non c’è radice di zenzero che possa aiutare il mio malessere…

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

Il razzista alias l’idiota.

Di pancia, di getto.

I tifosi del Verona, notoriamente gente simpatica e allegramente dedita ad una certa destra, si preparano al match contro il Napoli mettendo il seguente striscione

Fonte web: COORDINATE DI NAPOLI; I TIFOSI INDICANO DOVE GETTARE LE BOMBE ALLA RUSSIA E UCRAINA.

Non è una questione di tifo sportivo; Verona è la città dove ci hanno sputato addosso o hanno tamponato le nostre auto quando c’era la targa che indicava NA (Napoli).

Certo… pur se fosse una questione (schifosa) legata al solo tifo sportivo, mi farebbe ugualmente rigettar di stomaco quello striscione.

Per intenderci questa tifoseria in passato ha esposto le seguenti cose:
“La violenza verbale non è una novità nella storia della tifoseria veronese, basta ricordare che nel 1996 durante un derby contro il Chievo Verona fu esposto un fantoccio nero con il cappio intorno al collo. Lo fecero dondolare, e intanto battevano le mani al ritmo di una marcia militare. Sotto al fantoccio apparve uno striscione. Era in dialetto veneto e diceva: «El negro i ve là regalà. Dasighe el stadio da netar!». «Il nero ve lo hanno regalato, dategli lo stadio da pulire». Ne apparve un altro, in inglese, per rendere ancora più chiaro il messaggio: «Negro go away». Dietro al fantoccio e alle spalle degli striscioni c’erano ragazzi incappucciati in bianco, in stile Ku Klux Klan. Il destinatario della violenza verbale era Maickel Ferrier, difensore che il Verona stava prendendo dal Volendam ma poi, dopo questa macabra vicenda, la trattativa saltò. ” DaConosciamo lo scempio dei cori di stampo razzista sul Vesuvio e sui napoletani mentre entrò nella storia l’ironia napoletana degli anni ’80 con la frase “Giulietta è una z…” che campeggiò in Curva B in una sfida tra le due squadre. A maggio, alla vigilia del pareggio del Verona al Maradona che è costato la qualificazione alla Champions League, dalle parti del Bentegodi apparve la frase “Napoli luame” che in dialetto veneto significa “Napoli letame”. Da: https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_marzo_13/striscione-ultra-verona-coordinate-napoli-missili-russia-ucraina-61783360-a2b1-11ec-a4bc-5844d4b6d9b1.shtml

Detto ciò… mi piacerebbe sapere l’opinione di quel tale… Cesare Lombroso che tanto ci tenne, all’epoca, a dimostrare l’inferiorità degli abitanti del sud.

Qualche mese fa una blogger, e molti dei commenti sotto un suo post, disse “Esistono due italie”.

Vero.

Per fortuna io sono nata nell’altra Italia.

Stàtte buòn.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Il razzismo in classe: gruppo minoritario – esperimento. PODCAST.

Jane Elliott ex insegnante, attivista americana dichiaratamente antirazzista, condusse un interessantissimo esperimento in seguito alla morte di Martin Luther King.
Secondo te cosa potrebbe accadere se in una classe, in un gruppo di bambini, l’autorità designata (in questo caso l’insegnante) crea ad hoc delle differenze tra i bambini stessi ?

Il razzismo può essere indotto – in un certo senso- tramite l’educazione?

Buon viaggio e buon ascolto.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Le radici..

“Non si può odiare le radici di un albero e non odiare l’albero. Non si può odiare l’Africa e non odiare se stessi.”

Malcolm X
immagine personale

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

#NoToRacism.

My skin is your skin: this is our skin.

Dott.ssa Giusy Di Maio.