Certe relazioni hanno bisogno dei pensieri; sono quelle in cui c’è il corpo ma manca la dimensione del pensarsi, primo tassello per esser(ci).
Certe (altre) relazioni, mancano di corpo ma vivono nel pieno della dimensione del pensiero; un pensiero precursore di un corpo (azione) che forse, sarà.. (sarà coppia? sarà emozione? sarà tempo?)
Certe relazioni hanno solo bisogno di essere relazioni.
“La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”
Paul Watzlawick
Questa citata sopra è il terzo assioma della comunicazione umana, definito da Watzlawick nella sua “Pragmatica della comunicazione umana”.
In genere, per punteggiatura potremmo definire l’insieme dei segni che definiscono i rapporti sintattici tra le parti di un testo e servono a suggerire, a chi legge, eventuali pause e intonazioni della voce nella lettura.
Watzlawick fa riferimento ovviamente alla comunicazione umana.
Può esserci una discrepanza di punteggiatura e quindi questo può generare un dubbio su ciò che il comunicante debba considerare come causa e ciò che deve considerare come effetto.
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Ad esempio, in una relazione interpersonale, può capitare che un’interlocutore crede di star solo reagendo a certi comportamenti o atteggiamenti dell’altro, ma non pensa possa essere stato lui a provocarli. In tal caso, il rischio è che si instaurino circoli viziosi che è difficile infrangere, a meno che i due interlocutori non comincino a comunicare sulla comunicazione e cioè a meta-comunicare.
Un esempio di punteggiatura del discorso è possibile farla anche con quelli che con hanno bisogno di interlocutori. I “discorsi interiori”.
Ad esempio nel caso del fenomeno della “profezia che si autoadempie o autodetermina”, la persona pensa di star reagendo a situazioni tangibili e realistiche ( “non penso di essere competente” – “inutile, sono fatto così” ) e non immagina che agendo in un determinato modo può far si che avvengano.
Praticamente la persona non si percepisce come un soggetto attivo, spesso lo esclude; bensì crede di essere un soggetto che subisce solo l’azione degli altri, esterna. Questo è l’esempio di una punteggiatura, legata ad un “discorso interno” e va a toccare quella che è la percezione di sé e le capacità legate all’autodescrizione.
Una riflessione che muove intorno alle relazioni umane; relazioni messe sempre di più a dura prova (specie oggi, nel periodo pandemico). Attraverso l’opera di Winnicott e Lacan, scopriamo insieme quali sono le la paure i dubbi e le incertezze di chi entra in relazione, nella nostra contemporaneità.
Noi nasciamo in un sistema di relazioni (la famiglia) e viviamo la nostra vita circondati da relazioni. Queste possono farci ammalare, oppure possono farci star bene.
La condivisione di uno stato mentale precede la condivisione di uno stato fisico, palesandosi come il preludio dello stato affettivo (e sentimentale).
La ricerca della sola fisicità ha per forza di cose legami con l’infantile, l’infantilismo e la ricerca di protezione e cure parentali spesso deficitarie.
Una ragazza lamentava la difficoltà di entrare in “sintonia mentale” con gli uomini. Ci sono volute numerose sedute per farle ammettere che l’abbraccio spezzato era per lei, uno solo…