” […] Ancora una resistenza dell’Io, di tutt’altra natura però, è quella che proviene dal tornaconto della malattia[…] La quinta resistenza, quella del Super-Io[…] è la più oscura anche se non sempre la più debole: sembra che scaturisca dal sentimento di colpa o dal bisogno di punizione: questa resistenza ostacola qualsiasi successo, e perciò anche la guarigione attraverso l’analisi..”
S. Freud, 1925.
“Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori.”
Luis Sepùlveda
La resistenza è un termine che in psicologia (nello specifico in Psicoanalisi) viene utilizzato per indicare un’opposizione inconscia ad accedere alle proprie dinamiche profonde, da parte della persona sottoposta ad analisi.
Secondo Freud, questa difesa inconscia, si accentua man mano che ci si avvicina al nucleo centrale patogeno nel corso della terapia.
La resistenza svolge quindi una sorta di funzione difensiva e può essere messa in atto da tutte le istanze psichiche. Dall’Io attraverso la rimozione, la resistenza di transfert e il guadagno secondario della malattia; dall’Es attraverso la coazione a ripetere; dal Super Io attraverso il bisogno di punizione.
La resistenza è un’arma a doppio taglio, esegue gli interessi dell’Io o del Super Io, ma impedisce la guarigione e ostacola quindi il processo di cambiamento.
In genere è uno di quei fattori difensivi che portano ad interrompere bruscamente i processi psicoterapeutici.

Ma il termine “resistere” può essere inteso anche in maniera differente. Resistenza come resilienza, la capacità delle persone di non “spezzarsi” dinnanzi alle avversità e alle difficoltà della vita.
Resistere in tal senso rappresenta la capacità di fronteggiare in maniera adattiva le difficoltà, attingendo dalle proprie numerose risorse, per poi ri-trasformarsi dando nuovo slancio alla propria vita.
Resistere quindi significa essere consapevole che prima o poi quello “tsunami distruttivo” finirà e quindi ci sarà modo e tempo per ricostruire con materie prime più “resistenti”.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi