Il mondo e il tempo in cui viviamo pare siano in una fase di movimento e cambiamento convulso e disordinato. Potremmo dire che oggi, quasi tutti, in un modo o nell’altro, viviamo una vita in real, nel “reale” e una social, nel “virtuale” e che spesso queste si intersecano e si influenzano; a volte generando confusione, altre volte no. Come stanno cambiando le nostre interazioni?
Come le nostre identità?
Scopriamolo insieme.. buon ascolto.
Psicologia, Identità e Social – In viaggio con la Psicologia – Podcast
Seguire un presunto leader (o chiunque si faccia portavoce di una idea), senza farsi domande, affidandosi a prescindere dal contenuto di ciò che viene proposto e detto, è una tendenza innata delle persone.
In genere questa tendenza è molto presente quando si è in gruppo, o meglio si appartiene a gruppi, più o meno numerosi.
Negli ultimi anni il concetto di gruppo si è evoluto. I gruppi non sono solo quelli che si incontrano nelle piazze, nei luoghi di incontro sociale. I gruppi adesso hanno la possibilità di “incontrarsi” in luoghi virtuali, nelle piazze virtuali. Quindi la modalità di interazione e la comunicazione avviene attraverso altri canali, molto più rapidi e con meno filtri “sociali”. Ciò però non ha per nulla modificato alcuni fondamentali meccanismi psicologici che governano il comportamento delle persone all’interno dei contesti gruppali.
E proprio come il contagio di una malattia anche le emozioni possono essere contagiate fino a determinare in maniera significativa un comportamento o una idea, da un individuo ad un altro. Il contagio emotivo e mentale avviene in situazioni particolari, che vedono una persona completamente presa dal gruppo di appartenenza. La persona in oggetto sarà completamente suggestionabile.
La suggestionabilità determina un altro carattere: il contagio mentale. Questi va ricollegato a fattori ipnotici i quali fanno in modo che ogni sentimento possa essere contagioso e derivi dall’azione reciproca che i vari soggetti esercitano l’uno sull’altro.
Ciò che caratterizza quindi le persone che entrano a far parte di gruppi molto numerosi (folla) anche sui social è la straordinaria influenzabilità e credulità. Freud analizzando il fenomeno dei primi raduni di folle numerose che stavano imperversando in Europa nei primi anni trenta del novecento disse che la “folla” “pensa per immagini che si richiamano le une alle altre per associazione, come negli stati in cui l’individuo dà libero corso alla propria immaginazione, senza che una istanza razionale intervenga […]” (Freud)
Una delle caratteristiche più preoccupanti di questi gruppi, individuate già da LeBon e da Freud è che le singole persone insieme giungono subito agli estremi e una semplice antipatia potrebbe diventare un odio feroce. Avviene una sorta di regressione e infatti quella che si osserva in queste persone è la stessa esagerazione e facilità di giungere agli estremi che si trova nella vita psichica dei bambini e nei sogni, dove una piccola riprovazione verso una persona può portare all’impulso di commettere un omicidio (nel sogno).
Insomma un po’ quello che oggi osserviamo sulle varie bacheche e post sui vari social. La diffusione rapida o irrazionale di emozioni (odio, paura..) e di comportamenti (false informazioni, violenze, offese, razzismo, idee bizzarre e comportamenti pericolosi); una escalation di “eccitamento collettivo” esasperato e incontrollabile.
“L’individuo si trova posto in condizioni che gli consentono di sbarazzarsi delle rimozioni dei propri moti pulsionali inconsci. […] Non abbiamo difficoltà a spiegarci il fatto che, in tali circostanze, la coscienza morale o il senso di responsabilità vengono meno”
Sigmund Freud – “Psicologia collettiva e analisi dell’Io” (1921)
Il cyberbullismo è la derivazione e l’evoluzione tecnologica del bullismo.
Quello del bullismo è un fenomeno tutt’ora diffuso e può essere definito come un’oppressione fisica e psicologica, continuata nel tempo, perpetuata da una persona percepita più forte, nei confronti di una percepita come più debole. Il bullismo riguarda in modo più ampio: ciò che subisce la vittima, il comportamento dell’aggressore/bullo e l’atteggiamento di chi assiste al fatto.
Il bullismo può essere diretto, indiretto, oppure, può evolversi e diventare “elettronico” (diventa quindi cyberbullismo) quando si passa dal piano del reale a quello del virtuale attraverso la diffusione illecita e perpetuata volutamente di messaggi, e-mail, foto, video offensivi (sulle diverse piattaforme social) creati ad hoc e di situazioni di violenze filmate da altri e non rispettosi della dignità altrui.
Spesso il cyberbullismo è legato a fenomeni di bullismo che avvengono nel reale ed è perpetrato con molta più facilità perché ancor meno controllato e gestibile. Inoltre gli atti violenti generati online influenzano anche le vite offline delle vittime e dei bulli.
Caratteristiche del Cyberbullismo.
Il
cyber bullismo ha alcune caratteristiche ben individuabili:
è pervasivo ed iper-accessibile: il cyber bullo, purtroppo, ha la possibilità di raggiungere la sua vittima in tutti i momenti e in qualunque luogo;
ha spettatori illimitati: il materiale messo in rete diventa fruibile da un numero elevatissimo di persone e può diventare incontrollabile;
persistenza nel tempo: il rischio maggiore è che il materiale, proprio per le caratteristiche del web, possa essere disponibile a tutti per troppo tempo, prima di essere arginato ed eliminato;
moltiplicazione ed emulazione del cyberbullismo: grave è anche la possibilità che le gesta e gli atti incriminati, diventino facilmente modello di emulazione;
mancanza di un feedback emotivo: chi attua il bullismo e lo divulga, chi segue e da spettatore fomenta, non riesce assolutamente a rendersi conto della gravità di ciò che perpetua, anche perché non vi è un riscontro diretto con le vittime e le loro reazioni.
Il cyberbullo spesso è una persona che conosce la vittima, ma può capitare anche che sia qualcuno estraneo e può essere supportato nei suoi comportamenti vessatori anche da altri cyberbulli.
La rete internet permette al sé di celarsi con più facilità e garantisce in apparenza maggiore protezione, anonimato e potere, sia sul tempo che sullo spazio virtuale, per il bullo.
Il cyberbullismo è un fenomeno subdolo perché complicato da individuare e di difficile denuncia da parte delle vittime, che in alcuni casi molto gravi può portare a depressione e al suicidio nelle vittime, come hanno mostrato, purtroppo, casi recenti di cronaca in Italia.
Nei casi meno gravi si può incorrere, in chi lo subisce ad un generale effetto negativo sul benessere personale, psicologico, emotivo e sociale. Spesso le vittime possono incorrere nella chiusura sociale, in problemi scolastici, disturbi dell’umore più o meno gravi, fobia sociale, perdita dell’autostima. Problematiche che unite ai cambiamenti psicofisiologici in atto nell’adolescenza (considerando che il problema del bullismo è più frequente nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 17/18 anni) può davvero creare squilibri importanti a livello psicologico nelle vittime e nelle famiglie di queste.
Le conseguenze in genere coinvolgono anche i cyberbulli che corrono il rischio di sviluppare problemi nella sfera relazionale, comportamenti antisociali, abuso di sostanze delinquenza.
I numeri del Cyberbullismo
Secondo
l’indagine “I
ragazzi e il Cyberbullismo” realizzata da Ipsos per Save the
Children nel 2013, attraverso 810 interviste con questionari compilati
online da ragazzi di età compresa fra 12 e 17 anni, nel periodo che va dal 20
al 26 gennaio 2013, i 2/3 dei minori italiani riconoscono nel cyber bullismo la
principale minaccia del proprio tempo. Per tanti di loro, il cyber bullismo
arriva a compromettere il rendimento scolastico (38%, che sale al 43% nel
nord-ovest) erode la volontà di aggregazione della vittima (65%, con picchi del
70% nelle ragazzine tra i 12 e i 14 anni e al centro), e nei peggiori dei casi
può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione (57%,
percentuale che sale al 63% nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, mentre si
abbassa al 51% nel nord-est). Viene inoltre percepito come più pericoloso tra
le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi intervistati (percentuale
che sale all’85% per i maschi tra i 12 e i 14 anni e al 77% nel sud e nelle
isole, ), più della droga, del pericolo di subire una molestia da un adulto o
del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile.
In un’altra indagine più recente chiamata “Osservatorio adolescenti” e presentata da Telefono Azzurro e DoxaKids nel mese di novembre 2014, si è andato ad analizzare un campione di oltre 1500 studenti italiani di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Questa indagine ha mostrato come il cyberbullismo sia un fenomeno ben noto ai ragazzi: l’80,3% degli intervistati ha sentito parlare di cyberbullismo; 2 su 3 (39,2%) conoscono qualcuno che ne è stato vittima, 1 su 10 ne è stato vittima(10,8% degli intervistati; il 9,1% dei ragazzi ed il 12,6% delle ragazze). “Dalla stessa indagine è emerso che i ragazzi che sono stati vittime di cyberbullismo esprimono più frequentemente manifestazioni di disagio, quali difficoltà a dormire e poca voglia di mangiare, ma anche vissuti di solitudine e scarsa gratificazione nelle relazioni interpersonali, come ad esempio il timore di essere derisi dagli altri”(http://www.azzurro.it).
Secondo
i dati più recenti, i fenomeni in questione sono quindi in espansione (anche in
Italia) e sono di un importanza sociale fondamentale, perché si rivolgono ad
una fascia d’età che si avvia verso l’età adulta e che quindi può compromettere
seriamente la propria produttività all’interno del contesto sociale
d’appartenenza, in una situazione psico-socio-economica generale già molto
complicata.
Oggi ci sono numerose iniziative sociali governative e regionali di sensibilizzazione dentro e fuori le scuole e questo è un bene.
Bisogna però che la nebbia dell’indifferenza, della paura e del silenzio si diradi e che se ne parli di più nei contesti familiari e amicali, in modo da poter denunciare e intervenire più tempestivamente e potersi rivolgere subito a psicologi, educatori, insegnanti e anche medici in grado di aiutare le vittime, i carnefici e le loro famiglie.