IL FENOMENO MUSICALE RAP.

Negli ultimi anni un fenomeno conosciuto come Rap si è fatto sempre più strada tra i giovani, apportando dei cambiamenti nell’ambito del costume e del linguaggio. Questo genere musicale ha quindi esteso le proprie radici ben oltre il mondo delle sette note, arrivando a stabilirsi nei modi di “pensare, agire e sentire” delle persone, tanto da diventare una sottocultura a tutti gli effetti. La musica ha infatti da sempre affascinato l’uomo, basti pensare che già Aristotele nella Politica, sostenne che “nei ritmi e nei canti vi sono rappresentazioni, quanto mai vicine alla realtà, d’ira e mitezza, e anche di coraggio e temperanza e di tutti i loro opposti e delle altre qualità morali”. La musica[1] permette infatti di far coesistere sentimenti contrastanti, tanto da diventare terreno in cui gioia e dolore, conflitto e pace muovono all’unisono. Proprio la presenza di tali dicotomie, rende la musica materia sempre attuale, ed oggi più che mai, si presenta come esempio di integrazione e coesistenza del diverso e della diversità. Ritmi pop e rap si alternano alla riscoperta della musica classica. Si fa pertanto musica quando si raggiunge l’integrazione di più parti (apparentemente) diverse, quando la disciplina incontrando la passione, la guida e si lascia trasportare; parimenti accade che nella musica diviene possibile che la libertà, sfociando nell’ordine, arrivi alla costruzione di opere di rara bellezza.
Ma nello specifico, che cos’è il rap?
Questo genere musicale nasce intorno agli anni settanta del 900 nel Bronx, un quartiere noto per l’alto tasso di criminalità, prostituzione e droga; è in tale clima che incomincerà ad affermarsi il Rap, nascendo come filiazione dell’Hip Hop, un movimento culturale che credeva fortemente nella necessità della riqualificazione dello spazio urbano, nonché nella diffusione di sentimenti quali l’uguaglianza razziale e di classe. Il rap quindi, facendosi carico dei valori diffusi dall’hip hop, ha iniziato ad esercitare una sorta di funzione sociale, andando ad intervenire laddove lo stato era carente. Incominciò un processo di trasformazione in cui alle vecchie bande (che erano intente a spartirsi il quartiere) si sostituirono le “crews” (squadre) dei gruppi relativamente pacifici, il cui intento era sfidare gli avversari a suon di musica. La principale innovazione fu però riconoscersi in un “noi”, concetto fortemente rimarcato dall’uso di un preciso abbigliamento (scarpe d ginnastica, pantaloni molto ampi dal cavallo basso, cappelli da baseball e tatuaggi) e dall’uso dei graffiti che servivano a segnare il passaggio della crew; un gesto fatto per rimarcare la propria presenza sul territorio, per incominciare a dare risposta a quel significante enigmatico, culminante nella domanda :” chi sono io? “ (Jacques Lacan, 1949).

Coez, Ghemon, Ensi, Clementino.
Clementino
Cosa sono i riferimenti identificatori.
All’interno del gruppo (nel caso citato le crew), i legami si appoggiano su ciò che prende il nome di “riferimenti identificatori” ovvero abiti, soprannomi, tatuaggi, scarificazioni, tutti quei segni di distinzione che consentono di riconoscere chi è membro del gruppo, da chi non lo è.[1] Anche la lingua e l’uso che se ne fa (il che come vedremo, è strettamente legato al tema citato), rientra nei riferimenti identificatori. Questi riferimenti mobilitano le identificazioni inconsce, le sostengono e reprimono; in sostanza dobbiamo pensare che il soggetto cerca di far coincidere nei legami di gruppo, le sue identificazioni inconsce con ciò che gli viene richiesto dall’appartenenza al gruppo e quindi dai riferimenti identificatori che attestano tale appartenenza.
Sull’uso del linguaggio e del ritmo.
“Il genere di linguaggio esibizionistico che ogni ragazzo nero era in grado di impiegare contro un rivale, divenne fonte di spettacolo”[1]. Il termine Rap deriva dall’inglese e vuol dire “discutere in modo informale”; l’elemento tipico del rapping è il tormento, ovvero il parlare continuamente di problemi sentimentali e economici. Il tormento viene supportato dal flow (flusso) che è la capacità di rappare mantenendo sempre la stessa metrica[2], con il risultato di avere un discorso piuttosto cadenzato che ha lo scopo di mantenere alto l’interesse e il tormento; la musica viene pertanto associata a ideali diversi e diventa il collante tra un determinato messaggio e chi ascolta. Un altro punto interessante riguarda il fatto che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il Rap segue una metrica ben precisa e piuttosto regolare, in cui la rima deve cadere all’interno di un tempo 4/4. Si tratta pertanto di mantenere sempre lo stesso schema metrico- ritmico delle battute, ovvero si ha sempre lo stesso modo di rappare, di far cadere gli accenti (indicano la cadenza, il battito o pulsazione). Il richiamo al battito ha una forte portata per l’individuo, in quanto la vita dell’essere umano è scandita fin da subito (fin dall’esperienza intrauterina) dal ritmo. Le esperienza prenatali includono infatti la regolare presenza del battito cardiaco e del respiro materno a cui seguiranno, dopo la nascita, l’uso delle filastrocche o ninnenanne; strumenti che la madre usa per comunicare o attirare l’attenzione del bambino. Le filastrocche sono caratterizzate da estrema regolarità, semplicità e ripetitività; caratteristiche a ben vedere, presenti anche nel rap. E’ pertanto proprio questo rimarcare sugli accenti e la loto regolarità, a creare una sorta di sospensione in cui tutti sanno che “prima o poi qualcosa accadrà”; questo tempo sospeso lascia libero sfogo alle emozioni, come se si stesse “a galla” in balìa della curiosità. Il rap si presenta pertanto come un sottile gioco che si muove lungo le linee del “con e senza”; dove ciò che prima c’era, un attimo dopo non c’è più. E’ questa l’essenza del rapping, un vortice ritmico di parole che seguono e si inseguono l’un l’altra.

Dott.ssa Giusy Di Maio.
[1] David Toop, “RAP, storia di una musica nera”, 1984, Nuova Edizione 1992, Edizioni di Torino, cit., p.3.
[2] Metrica: ”si riferisce al concetto di misura delle varie unità frazionarie del discorso musicale (incisi, battute,ecc..) considerate sotto il profilo della loro lunghezza e funzione logica”. Apreda, “Fondamenti teorici dell’arte musicale moderna”, Ed. G. Ricordi, Ristampa 1983.
[1] Cfr., Renè Kaes, “ Le teorie psicoanalitiche del gruppo”, 1999, Ed. Borla.
[1] Gli elementi essenziali della musica sono suono e ritmo. Il suono è un fenomeno acustico prodotto dalla vibrazione dei corpi elastici; il ritmo riguarda invece i rapporti esistenti tra i suoni, l’ordine, il movimento in relazione agli accenti.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...