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Bambini e adolescenti: riflessioni (sparse) Psy.

Oggi è stata una giornata particolare.

l’UNICEF Italia ha deciso di dedicare questa giornata ad un tema complesso. All’interno della “Giornata dell’infanzia”, è stato infatti scelto di dare spazio alla salute mentale e al benessere psicosociale.

I dati che apprendiamo, dalle fredde statistiche che consultiamo non sono rassicuranti. La pandemia ha portato in luce un qualcosa che anche precedentemente esisteva, ma che per troppo tempo non abbiamo voluto vedere: il disagio psicologico nei “più piccoli”.

Nel mondo il suicidio è la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, la seconda causa in Europa: sono quasi 46.000 gli adolescenti che si tolgono la vita ogni anno – più di uno ogni 11 minuti.

L’indice di salute mentale è in peggioramento nella fascia 14-19 anni nel 2021 (Istat), ma aumentano anche i reati ai danni di minori (+11% nel 2020), così come la pedopornografia e l’adescamento online (+77%).*

I dati condivisi (facilmente reperibili online), non sono freddi numeri da leggere ma carne con cui lavoriamo (noi esperti di salute mentale), ogni giorno.

Un bambino che si trova, per tutta una serie di motivi ad essere adescato online, è lo stesso che vediamo in fila al supermercato quando compriamo il latte.

L’adolescente che decide di gettarsi sotto un treno, è lo stesso che abbiamo visto 10 minuti prima con la nostra macchina mentre attraversava la strada.

Sono tutti sguardi che abbiamo incrociato, corpi che ci hanno sfiorato e del quale probabilmente nemmeno ci siamo resti conto.

Il disagio psicologico nei (e dei) bambini è probabilmente quello più spaventoso, quello più sottile e quello di cui abbiamo il dovere sociale di averne cura.

Un bambino accolto, contenuto, protetto e indirizzato** il più precocemente possibile, sarà un adulto meno spaventato, arrabbiato, abbandonato, frustrato.

Sarà un adulto che potrà -forse- vivere momenti di disagio anche in futuro, ma che saprà far leva sulle sue risorse interne.

Risorse che avrà rafforzato.

Risorse che avrà scoperto, opportunamente seguito in un contesto protetto.

E’ difficile parlare di bambini spaventati, abusati, lacerati, interrotti.

Di quei bambini dagli occhi spenti o di quegli adolescenti che hanno rinunciato; di quella straordinaria fascia d’età che dovrebbe essere caratterizzata dalla scoperta, dal gioco, dalla rabbia che lascia poi spazio al sereno. Dalla comprensione, dalle domande, dai dubbi, dalle incertezze, dalla bellezza della ribellione. Dal mettersi in gioco.

E’ difficile parlare di quelle che Cancrini definisce “Infanzie infelici”, 2012, e ancor più difficile tenere il conto delle mollichine di pane che, insieme, disseminiamo nel terrorizzante terreno di una psiche sofferente, quando siamo impegnati in una terapia con bambini o adolescenti sofferenti.

La sofferenza psicologica non ha nulla di affascinante: è sofferenza e come tale, merita il nostro rispetto e la nostra pronta risposta.

Senza paura e senza vergogna, chiedi aiuto.

Sempre.

La sofferenza mentale merita rispetto.

#GiornataMondialedell’Infanzia

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

*Dati UNICEF Italia

**il termine utilizzato va contestualizzato a quei casi in cui è, per ovvie ragioni, necessaria anche una terapia farmacologica. Un bambino seguito attuando una presa in carico globale del paziente in cui si ha un lavoro su più fronti (psicoterapeutico e farmacologico), sarà un futuro adulto maggiormente consapevole, responsabile ma, soprattutto, sereno.

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Il vuoto liquido.

Photo by Paula Schmidt on Pexels.com

Quando “lavoriamo” con l’adolescente (e con l’adolescenza), dobbiamo tener in mente sempre un punto così piccolo da esser straordinariamente potente e rilevante, mi riferisco al fatto che l’adolescente ha necessità di proiettare sulla figura del terapeuta stesso il senso della perfezione e dell’onnipotenza.

Diviene quindi importante esser capaci di saper conservare questo tesoro che proviene dall’infantile, questo nucleo di onnipotenza buona, (un tempo collocato nella madre), cercando però di non confondersi con esso cedendo all’illusione di sentirsi “l’oggetto buono onnipotente salvifico”, ma bisogna sviluppare -insieme- quella capacità di costruire un oggetto che ridia speranza e fiducia.

Viviamo -lo dico spesso- in un tempo molto complesso dove le contraddizioni guidano la nostra esistenza privandola di consistenza; è il tempo delle incertezze, dei confini inesistenti, dei limiti varcati pur senza più un divieto (reale o immaginario) che lo impedisca.

I giovani non possono più sfidare l’autorità; non riescono più a capire i confini di ciò che (per loro) sarà “giusto o sbagliato”.

Viviamo, tuttavia, anche nel tempo dell’evoluzione tecnologica e scientifica che ci ha resi sempre più protesi tecnologiche; orpelli tenuti tra le nostre mani diventano sempre più le nostre stesse mani e i nostri stessi sentimenti.

Ed ecco un altro punto: i giovani sono alessitimici; non riescono più a comprendere le emozioni, non sanno dare un nome alle sensazioni che sentono e non sanno più cosa provano (se, provano…).

Questo malessere è evidente a noi clinici nella nostra pratica dove, la sofferenza psichica è elicitata sotto forma di sintomi narcisistici, depressivi e disturbi d’identità.

Freud (1929) evidenziava al centro del disagio della civiltà del suo tempo, un nesso tra l’inibizione della pulsione e la colpa inconscia; ciò invece che pare caratterizzare il malessere attuale avrebbe a che fare più con un eccesso di pulsionalità e con la scomparsa dei limiti che rendono labili i confini e rafforzano proprio le fantasie di onnipotenza: “io posso tutto!”:

La società dei consumi promuove l’illusione di una libertà individuale (illimitata), puntando a una ricerca -illimitata- del piacere che diviene il valore assoluto.

Ne deriva un crescente senso di vuoto interiore (perché il piacere costante e la libertà continua diviene, nell’ambito del vivere sociale, pura chimera), favorendo il persistere del fallimento “sono un fallito! sono inutile! sei un fallimento!” favorendo una sofferenza che passa per e attraverso il corpo che parla al posto del soggetto.

I pazienti che vediamo nei nostri studi hanno difficoltà a sentire e dire le proprie emozioni e mostrano una difficoltà ancora più spaventosa: sembrano (de)storificati; uomini, donne, ragazzi e ragazze, persino bambini incapaci di raccontare la propria storia personale.

Umani attori di una storia che non gli appartiene e, nella maggior parte dei casi, nemmeno lo sanno.

Si tratta di persone impoverite, incapaci di simbolizzare che sperimentano continuamente la drammatica esperienza del vuoto.

Perché mi piace il lavoro con gli adolescenti?

Perché l’adulto in divenire, l’adolescente, vive quell’assurda condizione punto di intersezione dei vari movimenti intrapsichici, interpersonali e intergenerazionali; è uno snodo della vita del soggetto che ben si sposa e riflette (stando e restando impastato) nel caotico vivere che è la nostra società liquida.

Società liquida per una identità liquida.

Essendo l’adolescenza il periodo per eccellenza dei cambiamenti fisici e identitari, dove i confini corporei e psichici sono tratteggiati, l’adolescente è maggiormente esposto a restare vittima dell’indistinzione identitaria.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

La Sindrome da Alimentazione Notturna – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio toccheremo le alte vette emotive.


Saranno sentieri ripidi e sconnessi e potenzialmente pericolosi.
Parleremo delle emozioni e del loro stretto rapporto con il cibo attraverso uno dei disturbi dell’alimentazione tra i più comuni nella popolazione:
La Sindrome da Alimentazione Notturna.

La Sindrome da Alimentazione Notturna – In viaggio con la Psicologia – Spotify Podcast

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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Stalking #YoutubeShorts #Psicologia #Shorts

Con il termine stalking (dall’inglese to stalk, fare la posta), si intendono tutta una serie di atti e/o condotte volti a danneggiare l’altro tramite persecuzioni continue, appostamenti in ogni luogo di vita, minacce, pedinamenti, telefonate continue a qualsiasi ora del giorno e notte, invio di messaggi dal contenuto offensivo e minaccioso, attenzioni indesiderate e così via.

Lo stalking è un reato ed è pertanto disciplinato dal Codice Penale entrando a far parte dell’ordinamento italiano con il Decreto Legge n. 11/ 2009 convertito dalla legge n.38/2009.

Dott.ssa Giusy Di Maio

#PromozioneDelBenesserePsicologico

Disturbi di personalità drammatica: Disturbo antisociale di personalità.

All’interno del gruppo dei disturbi di personalità drammatica, troviamo : disturbo antisociale di personalità, borderline, istrionico e narcisistico. I soggetti con disturbo antisociale di personalità, detti anche psicopatici o sociopatici presentano un quadro pervasivo di inosservanza e violazione dei diritti degli altri (APA, 2000).

“R., trentenne, detenuto da qualche anno, si presenta a colloquio una mattina d’autunno. La figura altissima ed esile si scontra con uno sguardo fisso, continuo e pressante (come spesso fa chi ha bisogno di attenuare l’aggressività). R., ti guarda senza sosta portando intorno a sé un’aura di elettricità tanto che sembra di vedere ogni piccola particella elettrica di carica opposta entrare in contatto sprigionando una qualche forma di energia.

Buona Visione.

Grazie.

Dott.ssa Giusy Di Maio

#PromozioneDelBenesserePsicologico

Fantasmi: genitori e figli.

Photo by Aidan Roof on Pexels.com

L’isola del tempo (senza tempo) ovvero la stanza d’analisi in cui si viene a creare (e ad agire) la relazione paziente/terapeuta, non è fatta dai soli elementi che concorrono a formare il setting materiale e immateriale; anche il corpo dell’analista stesso diviene luogo di agito e per agire.

Il controtransfert corporeo (che interessa il corpo dell’analista) consente di arrivare alla comprensione (possibile) del fantasma fondamentale.

Gli adolescenti vivono in quella condizione che li fa costantemente oscillare tra il desiderio di relazione e la paura dell’intrusività, tra desiderio di contatto e difese che si ergono come barricate difficili da far crollare, erette per evitare di subire il controllo dell’oggetto (Super-Io perverso).

La qualità del legame con oggetti genitoriali inaffidabili e abusanti modellano e influenzano le successive relazioni. Accade, ad esempio, che i conflitti con i genitori si riattualizzino nella seduta con l’analista rievocando o rivivendo quelli più arcaici.

(Ecco perché la terapia è qualitativamente e quantitativamente molto diversa dalla semplice chiacchierata che chiunque è convinto di poter offrire come supporto, al disagio della persona).

Modalità relazionali genitoriali che non riconoscono l’identità e l’indipendenza del figlio, producono una violazione del figlio stesso, tale da indurre traumi che ostacoleranno la costruzione di una relazione in cui si riesce ad esprimere in maniera sana (e intima) i propri bisogni di cure.

Il movimento del bambino verso l’oggetto sarà così tanto compromesso da produrre difese autistiche, narcisistiche oppure le basi per un falso sé, fino a giungere all’identificazione con l’aggressore e un’introiezione del senso di colpa.

(Attenzione quindi a parlare di traumi o aggressioni, presunte o reali, con troppa facilità).

Quale il possibile destino dell’adolescente?

Ripetere il trauma (che sarà rimesso in scena anche durante la seduta).

“Il vincolo perverso che transferalmente si può ricreare offre l’occasione di liberarsi dalla ripetizione, consentendo il progressivo affrancarsi dalle aree traumatiche” (Cinzia Carnevali, Paola Masoni, 2021).

Cosa può accadere nel setting?

Nell’incontro del qui e ora, si può ripetere il trauma del là e allora; questi adolescenti possono instaurare un legame (con l’analista) che oscilla tra intimità patologica (simbiotica e perversa), collusiva, difese narcisistiche oppure esplosioni di rabbia.

E’ necessario, spesso, dimenticare la linearità del pensiero non essere statici e rendere il setting elastico al pari di una rete di contenimento dei circensi; un setting morbido al cui interno l’analista è capace di farsi usare (Winnicott, 1969) fino a (ri)vivere sulla propria pelle le modalità intrusive e aggressive subite dagli adolescenti durante l’infanzia.

La salute mentale è fondamentale.

Non improvvisiamoci.

Crediamoci.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

#RiconoscimentoDelDisagioPsicologico

La psicologia fa la prova costume #Psicologia #SaluteMentale #Corpo

Eccoci qui.. siamo entrati in quel periodo dell’anno in cui l’ossessione per il corpo e la sua (presunta) buona forma, raggiunge picchi estremi. La prova costume, come tutti amano definirla, sta diventando un qualcosa di così invadente tanto da diventare quasi una nuova epidemia tra i giovani e meno giovani. Perché giudichiamo costantemente il corpo dell’altro? Cosa ci spinge a dire che un corpo è più meritevole di un altro? Cosa ci dice la psicologia, in merito?

Dott.ssa Giusy Di Maio

#PromozioneDelBenesserePsicologico

#RestiamoUmani