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Psicopatologia in Pillole: Disturbo Fittizio.

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Capita – non di rado- che medici (soprattutto nell’ambito della medicina generale), si trovino a dover curare persone che lamentano di continuo, un qualche disturbo.

Si assiste, in sostanza, a pazienti che pur senza una reale causa, una patologia conclamata, si sottopongono a continui trattamenti e cure. Probabilmente il motivo è ottenere un qualche vantaggio secondario..

Proviamo insieme ad analizzare la questione.

Il disturbo fittizio comporta la messa in atto, da parte del soggetto coinvolto, della riproduzione e/o finzione di sintomi fisici per il desiderio di assumere il ruolo di paziente. Il disturbo fittizio è conosciuto anche come Sindrome di Munchausen (ne ho parlato in passato ma nella versione per procura).

I soggetti con disturbo fittizio spesso esagerano i loro sintomi per dare l’impressione di avere una vera malattia; usano lassativi con lo scopo di provocarsi gravi sintomi intestinali, usano farmaci per provocarsi emorragie, si auto procurano febbre, e così via. Uno studio condotto su pazienti con “febbre misteriosa”, evidenziò che il 9% di loro aveva un disturbo fittizio (Feldman at al., 1994).

Questi soggetti mostrano una conoscenza stupefacente della medicina e arrivano persino a sottoporsi a interventi chirurgici. Quando messi innanzi alla patologia inesistente, negano magari firmano il foglio di dimissioni dell’ospedale per poi andare a ricoverarsi (nello stesso giorno), presso un’altra struttura.

Il disturbo è maggiormente presente tra le donne, ma i casi molto gravi sono maggiormente presenti negli uomini.

I disturbi fittizi sono maggiormente diffusi tra i bambini che sono stati sottoposti a cure prolungate per problemi di salute; tra coloro che provano risentimento verso la professione medica; coloro che hanno lavorato come infermieri, tecnici di laboratorio o supporto medico.

Molti hanno uno scarso sostegno sociale o comunque poche relazioni sociali.

A oggi non si conoscono ancora le cause specifiche che portano a questo disturbo e un grande problema concerne la stima circa la reale entità/presenza di un disturbo fisico su quello psicologico; si ha in sostanza difficoltà a stimare se sia primario il disturbo psichico o eventualmente uino fisico.

La comorbilità è con la depressione, scarso sostegno genitoriale durante l’infanzia e estremo bisogno di sostegno sociale non disponibile.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

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