“I veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole“.
Charles Baudelaire
Come le nuvole i miei desideri corrono lievi lungo le strade del caso che mi portano a casa.
“La vita è fatta di scelte. Di alcune ci sentiamo, di altre siamo fieri. Siamo quelli che decidiamo di essere”.
Graham Brown
La scelta è un atto di volontà che determina un “movimento”; la non scelta implica invece una sorta di immobilismo autoindotto. Ma anche la non scelta è pur sempre una scelta.
Si sceglie di non scegliere perché probabilmente siamo spinti a restare al sicuro, nel punto esatto in cui siamo.
Anche il lavoro di psicoterapia è fatto di scelte. Il paziente, in terapia, sceglie per se stesso e ciò gli permette di svincolarsi dal vincolo delle scelte indotte dagli altri. Se decidiamo di non scegliere, molto probabilmente gli altri decideranno per noi, ma noi abbiamo sempre la libertà di scegliere purché decidiamo di farlo.
«La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che si” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro
Søren Kierkegaard
Il sentimento dell’ angoscia secondo Kierkegaard nasce come contrappeso proprio alla libertà di scelta e di fronte alle molteplici possibilità di scelta. Ed è proprio questo sentimento d’angoscia che caratterizza le vite di tanti giovani e giovanissimi e non solo.
Gli atomi isolati sono in generale energeticamente instabili e tendono spontaneamente a legarsi tra loro attraverso reazioni chimiche poiché in tal modo raggiungono una configurazione elettronica più stabile.
La formazione del legame coinvolge gli elettroni periferici, detti elettroni di valenza.
La valenza corrisponde al numero di elettroni che ogni atomo mette in gioco nella formazione dei legami chimici. Pertanto un elemento viene definito monovalente, bivalente, trivalente ecc. a seconda della sua capacità di mettere in gioco uno, due, e così via, elettroni.
I gas nobili sono molto stabili: essi presentano una configurazione elettronica esterna costituita da otto elettroni. Sulla base di questa osservazione è stata enunciata la regola dell’ottetto: ogni atomo tende, attraverso la formazione di legami chimici, ad acquistare, a perdere o a mettere in compartecipazione elettroni fino a raggiungere una configurazione elettronica esterna stabile costituita da otto elettroni.
Le lezioni di chimica mi sono ritornate alla mente, oggi, quando una ragazza parlando di una data situazione, innanzi al mio
“Mi sembra che questa situazione le inneschi sentimenti ambivalenti.. Cosa ne pensa a riguardo?”
ha risposto:
“Dottorè mi sento trivalente, altro che ambivalente!”
Ho ripensato alla questione dei legami.. al cedere e acquistare elettroni.. alla stabilità e all’instabilità..
“Credo sia giunto, per lei, il momento di cedere un elettrone“
“E se il legame non avviene, Dottorè?”
“Allora sta pensando, per la prima volta, di cedere qualcosa.. da qualche parte..”.
La scelta è spesso al centro di molte domande che spingono le persone a chiedere una consultazione; c’è malessere, disagio, senso di colpa, paura, sconforto, dolore.. C’è sofferenza, poi
c’è la scelta.
Mi è capitato -recentemente- di leggere alcune cose, di emozionarmi e riflettere..
Ci sono pazienti incapaci di scegliere, sono quelli ad esempio che non sono mossi da motivazioni intrinseche ma estrinseche (motivazioni estrinseche sono ad esempio le insistenze fatte da familiari convinti di aver così convinto il caro, a seguire un percorso psicologico); la scelta quindi qui non è del diretto interessato ma avviene sotto “pressione” di un terzo.
Ci sono pazienti poi che scelgono sempre, incessantemente.. sono quelli che restano imbrigliati, legati e avvolti quasi come in una ragnatela che hanno intessuto loro, senza rendersene conto.. Questa ragnatela fatta di fili di seta così lucida, elegante, sottile ma resistente allo strappo tiene ancorate le persone alle proprie scelte senza possibilità di porsi un minimo dubbio; sono persone senza possibilità di incertezza: il dubbio non è contemplato.
Scegliere comporta l’individuare tra più cose, quella che, sopravvissuta ad un confronto basato su valutazioni oggettive o soggettive, appaia più rispondente al nostro scopo o alla circostanza.
Scegliere implica in sostanza farmi carico di ciò che in quel momento e in quella situazione è per me la cosa giusta, quella migliore, quella che mi fa stare bene.
Questo in sostanza il motivo per cui non potrai mai scegliere tu per me, questo il motivo per cui le scelte imposte non avranno mai un esito positivo.
La possibilità e la libertà – dal punto d vista psichico- di poter essere sempre primo attore delle mie scelte mi pone come soggetto attivo della mia esistenza spingendomi al contempo a valutare la mia e l’altrui posizione: scegliendo mi curo di me e dell’altro.
Scegliendo mi apro alla valutazione del “me e non me”, di chi sono (non sono), di chi sei (non sei) di cosa sarò (non sarò) di chi sarai (non sarai).
Scegliere fa paura per questo motivo perché affermare e affermarsi come soggetti pensanti implica l’affermarsi come soggetti portatori di un desiderio che va detto, affermato e portato avanti, nonostante tutto.
Scegliere è difficile sì.. spesso la scelta si presenta come un taglio netto.. una ferita che lancia un dolore atroce ma ogni seme, per germogliare ha bisogno di essere piantato partendo da un buco, piuttosto profondo, fatto nel terreno.
Caparezza ieri sera ha pubblicato un nuovo pezzo. Dopo Exuvia.. lasciato un esoscheletro ormai vecchio.. ci ricorda della scelta. In un momento dove nella mia vita personale il movimento è ancora più “movimentato” del solito.. eccola qui.