
“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.”
Italo Calvino
Esploratori..
Dott.ssa Giusy Di Maio.
“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.”
Italo Calvino
Esploratori..
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Questo Natale sarà per tutti particolare.
L’anno che sta per terminare è stato denso di cambiamenti (per lo più non voluti), imposizioni.. divieti.. separazioni.. Avventure.. Inizi..
Fine.
Dovessi scegliere una parola, non sceglierei mai “assembramento, distanziamento”.. non sceglierei mai parole dal suono evocativo così triste e chiuso; parole così prive di fantasia.
La parola che scelgo – invece- è casa.
E’ stato l’anno della casa; l’anno in cui siamo stati in un luogo “la casa” senza magari sentirci realmente al riparo o di converso siamo stati al riparo senza mai sentirci realmente a casa.
Sarà l’anno delle festività trascorse in casa “a forza”.
Natale è un pò la festa del calore, dell’accoglienza e dell’affetto. Un parto (e una nascita) giunti dopo un lungo cammino, un’attesa e una capanna gelida dove si cercava di riscaldarsi con qualunque mezzo.
Siamo stati un pò tutti così… in attesa.. un’attesa tesa e sospesa alla ricerca del calore.
In quei mesi che hanno portato ad oggi, questa strana vigilia di natale, ho avuto la possibilità di sperimentare e sperimentarmi con la scrittura, condividendo lo spazio con un collega che ammiro e apprezzo (e credo tutti sappiamo quanto sia difficile poter contare su colleghi davvero attenti, presenti e competenti; colleghi da cui puoi solo imparare).
Ci siamo buttati in questa avventura dove tu, hai deciso di diventare parte attiva decidendo di seguire il mio blog. A te che stai leggendo dico un sincero “grazie di cuore”. Grazie per aver creduto e per credere in un progetto come questo. E’ stato entusiasmante e ancora oggi lo è, ricevere commenti, opinioni e pezzi di vita da ognuno di voi.. e da ogni parte del mondo!
Tutti i commenti sono sempre apprezzati, molti mi commuovono e posso solo sinceramente ringraziare.
Il mio Natale è stato questo; l’affetto e la stima di tutti voi.
Qui ci sarà sempre spazio per chiunque nel rispetto dell’altro, voglia esprimere la propria opinione. Non rispetterai mai me, se non rispetterai chi è venuto prima di te qui e chi verrà dopo di te (così facendo avrai avuto il regalo più grande per te, perchè avrai rispettato indirettamente anche te stesso).
Questo resterà uno spazio di pensiero libero, di parole fluide in movimento.
Auguro a te un Buon Natale o delle buone festività, in qualunque cosa tu decida di credere, qui troverai sempre spazio.
Non troverai barriere, muri o costrizioni, ma – come solo l’acqua sa fare- fluidità libera.
Buon natale a te che leggi e a te che – domani- leggerai.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Negli ultimi anni, affiancate alla classica psicoterapia psicodinamica si sono incominciate a diffondere e a sperimentare tutta una serie di tecniche di intervento che vedono l’utilizzo di diverse forme di arte e di espressione (la scrittura, le arti figurative e la musica, per citarne alcune). La sperimentazione prima e il successivo utilizzo di queste tecniche, ha visto un largo uso – ad esempio della musica- in particolar modo nell’ambito dei contesti di riabilitazione e reinserimento sociale, motivo per cui, sono in aumento le ricerche che si occupano dei possibili effetti dell’ascolto o della pratica della musica.
Se originariamente tali ricerche si sono occupate dell’uso della musica in particolare per specifiche patologie neurodegenerative (morbo di Parkinson o Alzheimer per citarne alcune), attualmente è ormai sempre più frequente l’utilizzo della musica come un successivo supporto alla psicoterapia classica, presentandosi come un ulteriore canale di supporto per la persona.
Sembra che la musica possa aiutare a dar voce e corpo a tutte quelle sensazioni e emozioni che per alcuni, possono essere difficili da esprimere verbalmente nel solo contesto gruppale o nella stanza d’analisi.
“Attraverso il fenomeno musicale si può intuire il rapporto tra Io ideale e ideale dell’Io, a cui fa da contrappunto l’oscillazione tra relazione narcisistica e relazione duale (…) Il mito, l’Io ideale per rappresentarsi, ha bisogno dell’ideale dell’Io, un derivato del narcisismo, che ha una funzione di ponte tra Io ideale, Super Io, Io”. (Semi,A., “Trattato di Psicanalisi, p.,878, 1989)
Progetti per progettare un domani.
“Puortame là fore” è una canzone Rap scritta dai ragazzi dell’IPM di Airola (Bn) e interpretato insieme a Lucariello e Raiz (rispettivamente Luca Caiazzo e Gennaro della Volpe, artisti molto conosciuti e piuttosto attivi nel panorama della musica rap e alternativa napoletana). La stesura di questa canzone è nata nell’ambito di un progetto (di gruppo), di laboratorio di scrittura/tecnico del suono condotto nell’istituto insieme a una Onlus nell’ambito del progetto “il palcoscenico della legalità”. Anche nell’istituto minorile di Bologna, la musicoterapia è ormai prassi consolidata, grazie all’attività dell’associazione Mozart14 (fondata dal Maestro Claudio Abbado).
Nonostante gli eterni anni di studio classico (mi riferisco agli studi di pianoforte portati avanti negli ambienti accademici scanditi da costanti tendiniti e infiammazioni ai polsi), il personale interesse verso forme di comunicazione come quella Rap, continua ad entusiasmarmi e ad aprirmi continui campi di indagine.
Oggi condivido (approfittando del compleanno del frontman) con voi, un pezzo che considero profondamente evocativo di un preciso periodo storico/sociale; si tratta di “Curre Curre Guagliò” il cui album dall’omonimo titolo sarà inserito dalla rivista Rolling Stone Italia nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre (alla posizione 49). Il testo della canzone (a cui verranno apportate delle censure) sarà invece inserito in un’antologia della letteratura italiana per scuole superiori.
https://www.youtube.com/watch?v=MVNgLcJ0PiY
“Finisce bene quel che comincia male”
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Il piccolo paragrafo che decido di condividere con voi, appartiene a quello che fu il mio lavoro di tesi triennale. Da musicista e psicologa appassionata di suono, ritmo, parole e ascolto, decisi di procedere con un lavoro del tutto inesistente nel campo psy, provando a trovare delle analogie tra il mondo della psicoanalisi e quello del rap.
La tesi aveva come argomento l’analisi delle dinamiche relazionali e comunicative esistenti alla base del fenomeno musicale Rap, trattando questo mondo analogamente a quello delle masse (riuscii con estremo orgoglio, a collegare le teorie sulla massa, la libido e la leadership, con il mondo del Rap).
Il titolo che ho scelto “Cattivi guagliuni”,2011, (cattivi ragazzi) è preso in prestito da un pezzo meraviglioso dei 99 Posse, gruppo Rap/raggaemuffin sempre presente sulla scena musicale e non.
Buona lettura.
TRA SURREALISMO E FREESTYLE: UNA NUOVA LETTURA DEL RAP.
(…) Il freestyle è l’elemento che caratterizza maggiormente le esibizioni rap; quando un cantante nell’ambito di una battle, inscena un pezzo facendo esercizio del freestyle, procede con uno stile libero pertanto improvvisa rime, metafore, assonanze, compie giochi di parole ritmici senza saper bene da dove si parte, né tanto meno dove si giungerà (l’unico elemento fisso si ricordi, è l’uso del ritmo 4/4). Questo automatismo immediato, non “filtrato dalla coscienza”, avvicina per certi versi la tecnica del freestyle, al movimento artistico Surrealista.
Nel Manifesto surrealista scritto nel 1924 da Andrè Breton (profondamente influenzato dalla lettura dell’Interpretazione dei sogni di Freud), si dava del surrealismo la definizione di automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con parole, scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero (…) in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale. Lo scopo era pertanto liberare l’inconscio (il termine stesso surrealismo, stava ad indicare il superamento della realtà), così come accadeva nei sogni, per lasciarlo libero di esprimersi anche da svegli, utilizzando libere associazioni di parole, pensieri o immagini, senza freni. La scrittura divenne automatica e si presentava come il canale attraverso cui giungere a scoprire le leggi che sottostanno ai processi più nascosti. Questo modo automatico di scrivere, di lasciare che il libero fluire dei pensieri trovi sbocco all’esterno, sarà riconducibile in seguito, al flusso di coscienza.
Il freestyle, appare quindi come una messa in scena di un flusso di coscienza, dove il cantante si lascia ritmicamente andare ai propri pensieri, idee e sentimenti; è un automatismo psichico puro, compiuto di getto senza che ci siano preoccupazioni estetiche o legate alla morale (ci si presenta sul palco per quel che si è, e non ci si preoccupa di essere offensivi in quanto il linguaggio volgare, viene proprio usato come mezzo per provocare1). La battle è un momento di sospensione in cui liberandosi dalle convenzioni sociali, i rapper decidono di fare del proprio corpo ricoperto di tatuaggi che appare diverso, modificato, “acontestualizzato” e lontano da ciò che viene considerato come socialmente accettabile, un corpo spesso giudicato osceno, scabroso, tela che diviene arte da esporre.
Il rapper si sente libero di esprimere ciò che è usando il corpo, il gesto, il ritmo, la mimica. Tutto diviene teatro: le espressioni, le pose che si assumono, i giochi di parole. Il corpo libero, che si presenta come un collegamento tra mondo interiore ed esteriore, diventa mezzo per vivere ciò che si presenta oltre ciò che è immediatamente visibile.
1Come ricorda Edoardo Sanguineti, massimo esponente della neo – avanguardia italiana, uno degli intenti delle avanguardie storiche (di cui il Surrealismo faceva parte) era provocare e scandalizzare. Cfr., Guido Baldi, Silvia Giusso, et al., Dal testo alla storia dalla storia al testo, VOL G, 2000, Paravia Bruno Mondadori Editore.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.