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“Tu sei?”

Il ragazzo ha un appuntamento per le 18:00.

Nel centro dove svolgo la mia attività di volontariato come psicologa, siamo abbastanza attenti agli orari; gli utenti che chiedono supporto psicologico sono sempre quelli in numero maggiore rispetto a quelli che effettuano richieste per altri specialisti, pertanto quando c’è un ritardo, le volontarie che stanno in segreteria, provvedono a chiamare l’interessato/a.

Il ragazzo ha avuto un contrattempo con il datore di lavoro.

Giunge quindi in associazione con una mezz’ora di ritardo.

Accolgo il ragazzo: “buonasera … (buonasera), prego accomodati”

“Ah.. tu sei la mia assistente? Sei l’assistente del dottore?”

“NO. Io sono la Dottoressa”

“AH… Sei la Dottoressa?”

Pochissimi scambi verbali e il giovane trentenne assume un colorito trasparente velato, simile a quello dei vetri non del tutto puliti ma nemmeno completamente sporchi.

Il tempo di guardarsi negli occhi e di cominciare la nostra conversazione che

“Mi hai fatto una domanda bellissima, nessuno me l’aveva fatta prima. Non ci avevo pensato a questa cosa!”

Cinque minuti dopo il tentativo (conscio o inconscio che sia, questo andrà dall’esperto analizzato e considerato), di squalifica, il giovane uomo piange.

Tentare di sedurre* o squalificare il proprio terapeuta, o psicologo, è un’azione che di frequente è agita dal paziente.

E’ fondamentale chiarire precocemente i confini del tipo di relazione che si va a stabilire, creare e agire, nella stanza dei colloqui.

L’isola del tempo senza tempo è spazio per accogliere il vissuto emotivo del paziente e il paziente stesso, fatto certamente di carne e ossa che per noi psy, resta pur sempre carne lacerata da un apparato psichico sofferente che spesso emerge, sotto forma di battutine, ricerca di blando contatto fisico, sorrisini, pianti o tremori vari.

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott.ssa Giusy Di Maio

*Il termine seduzione, in psicologia ma -soprattutto- in psicoanalisi, assume dei caratteri fondamentali e ben precisi, che non possono essere travisati o essere oggetto di scherno. Il temine sarà successivamente, in altro approfondimento, chiarito.

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Ovunque.

Immagine Personale.

Ondeggiare la leggera gonna – al vento- diventando marea calma e serena..

Sabbia rovente che brucia, arde il cuore, stimola la fantasia..

Flamenco in lontananza, sapiente gioco di seduzione.. piedi che battono il ritmo; scansione del desiderio.. Mani che girano su se stesse.. ipnotica ricerca di contatto: sirena incantatrice..

Schiena flessibile.. malizioso gioco di desiderio rubato.. sguardi furtivi

“Ti guardo e tremo”

Occhi di tempesta serena, guardami, guidami..

Ovunque saziami

Ovunque proteggi.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio