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Comunicazione e relazioni: il terzo assioma

“La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”

Paul Watzlawick

Questa citata sopra è il terzo assioma della comunicazione umana, definito da Watzlawick nella sua “Pragmatica della comunicazione umana”.

In genere, per punteggiatura potremmo definire l’insieme dei segni che definiscono i rapporti sintattici tra le parti di un testo e servono a suggerire, a chi legge, eventuali pause e intonazioni della voce nella lettura.

Watzlawick fa riferimento ovviamente alla comunicazione umana.

Può esserci una discrepanza di punteggiatura e quindi questo può generare un dubbio su ciò che il comunicante debba considerare come causa e ciò che deve considerare come effetto.

Immagine internet – Pinterest

Ad esempio, in una relazione interpersonale, può capitare che un’interlocutore crede di star solo reagendo a certi comportamenti o atteggiamenti dell’altro, ma non pensa possa essere stato lui a provocarli. In tal caso, il rischio è che si instaurino circoli viziosi che è difficile infrangere, a meno che i due interlocutori non comincino a comunicare sulla comunicazione e cioè a meta-comunicare.

Un esempio di punteggiatura del discorso è possibile farla anche con quelli che con hanno bisogno di interlocutori. I “discorsi interiori”.

Ad esempio nel caso del fenomeno della “profezia che si autoadempie o autodetermina”, la persona pensa di star reagendo a situazioni tangibili e realistiche ( “non penso di essere competente” – “inutile, sono fatto così” ) e non immagina che agendo in un determinato modo può far si che avvengano.

Praticamente la persona non si percepisce come un soggetto attivo, spesso lo esclude; bensì crede di essere un soggetto che subisce solo l’azione degli altri, esterna. Questo è l’esempio di una punteggiatura, legata ad un “discorso interno” e va a toccare quella che è la percezione di sé e le capacità legate all’autodescrizione.


“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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