“E’ giovedì e Giovanna ha due esami; si sveglia anche se ha la sensazione che la notte non ci sia stata. La ragazza ha crampi dolorosissimi allo stomaco e sente dolori ovunque, nel corpo, poi sviene”.
Cosa sono i disturbi somatoformi? Quale può essere una possibile relazione tra mente e corpo, in questo caso? Sono disturbi simulati?
Intorno al tema delle mutilazioni, un posto occupa la sindrome di Munchhausen (nome dovuto al barone Karl Friedrich von Munchhausen, 1951).
I pazienti affetti da tale sindrome, sono soggetti di ambo i sessi che riescono a convincere familiari, amici ma (come vedremo) soprattutto medici, di avere una qualche malattia che richiede una operazione.
Questi pazienti riescono addirittura a produrre sintomi “reali”.
Quando si giunge ad un intervento non necessario, due sono le parti chiamate in causa: medico e paziente. Già nel 1934 Karl Menninger, portò l’attenzione su quei medici che “collaboravano” con questa tipologia di pazienti; tale condizione fu allora indicata da Menninger stesso come “tendenza polichirurgica”.
Attualmente i nostri chirurghi sono più capaci di riconoscere persone che fingono un sintomo o comunque coloro affetti da sindrome di Munchhausen: si tratta di una sorta di vagabondi degli ospedali che vagano alla costante e continua ricerca di un chirurgo che sia disponibile e consensiente.
Sono consapevole della difficoltà che, coloro che non vogliono soffrire o avere una malattia, possono avere nel comprendere tale condizione. Queste persone fanno di tutto per sottoporsi ad un intervento chirurgico ma è bene specificare che la natura sadomasochistica della sindrome di Munchhausen suggerisce proprio come la strategia perversa sia operante.
I Munchhausen sono guidati dalla coazione a ripetere (anima di tutte le perversioni). Tutte le volte che queste persone producono un sintomo che convince il medico a sottoporli ad un intervento chirurgico, una mutilazione, essi stanno inconsciamente recitando un ciclo di abbandono e riunificazione castrazione e riparazione, morte e resurrezione.
L’intervento chirurgico si mostra quindi come la modalità di prevenire una punizione che si teme più dell’operazione stessa. L’intervento rappresenta, infatti, quel tipo di corruzione della coscienza che trova espressione in molti sintomi di conversione o di malattie psicosomatiche.
Un altro esempio di tale sindrome che appare poi strettamente legato al tema delle mutilazioni, è la storia di una adolescente.
Per alcune donne adulte o adolescenti, mettere al mondo un figlio è visto come una mutilazione del corpo.
Una ragazzina (colpita da una grave forma di costipazione), chiese di essere sottoposta a un intervento chirurgico. La ragazza chiedeva con forza questa operazione poiché convinta di avere qualcosa dentro di lei che si muoveva e andava rimosso. Un internista le fece notare che più che un intervento chirurgico, le serviva una terapia psicologica.
La ragazza, in terapia, confessò di essere convinta che dentro di lei ci fosse un bambino che potava esser estratto solo dal retto o tagliando l’addome.
Capita – non di rado- che medici (soprattutto nell’ambito della medicina generale), si trovino a dover curare persone che lamentano di continuo, un qualche disturbo.
Si assiste, in sostanza, a pazienti che pur senza una reale causa, una patologia conclamata, si sottopongono a continui trattamenti e cure. Probabilmente il motivo è ottenere un qualche vantaggio secondario..
Proviamo insieme ad analizzare la questione.
Il disturbo fittizio comporta la messa in atto, da parte del soggetto coinvolto, della riproduzione e/o finzione di sintomi fisici per il desiderio di assumere il ruolo di paziente. Il disturbo fittizio è conosciuto anche come Sindrome di Munchausen (ne ho parlato in passato ma nella versione per procura).
I soggetti con disturbo fittizio spesso esagerano i loro sintomi per dare l’impressione di avere una vera malattia; usano lassativi con lo scopo di provocarsi gravi sintomi intestinali, usano farmaci per provocarsi emorragie, si auto procurano febbre, e così via. Uno studio condotto su pazienti con “febbre misteriosa”, evidenziò che il 9% di loro aveva un disturbo fittizio (Feldman at al., 1994).
Questi soggetti mostrano una conoscenza stupefacente della medicina e arrivano persino a sottoporsi a interventi chirurgici. Quando messi innanzi alla patologia inesistente, negano magari firmano il foglio di dimissioni dell’ospedale per poi andare a ricoverarsi (nello stesso giorno), presso un’altra struttura.
Il disturbo è maggiormente presente tra le donne, ma i casi molto gravi sono maggiormente presenti negli uomini.
I disturbi fittizi sono maggiormente diffusi tra i bambini che sono stati sottoposti a cure prolungate per problemi di salute; tra coloro che provano risentimento verso la professione medica; coloro che hanno lavorato come infermieri, tecnici di laboratorio o supporto medico.
Molti hanno uno scarso sostegno sociale o comunque poche relazioni sociali.
A oggi non si conoscono ancora le cause specifiche che portano a questo disturbo e un grande problema concerne la stima circa la reale entità/presenza di un disturbo fisico su quello psicologico; si ha in sostanza difficoltà a stimare se sia primario il disturbo psichico o eventualmente uino fisico.
La comorbilità è con la depressione, scarso sostegno genitoriale durante l’infanzia e estremo bisogno di sostegno sociale non disponibile.
“E’ giovedì e Giovanna ha due esami: alle 11:00 filosofia morale (un esame orale che dicono essere abbastanza veloce) e alle 13,30 storia contemporanea.
Giovanna non dorme regolarmente da 4 settimane; sono gli ultimi due esami prima della discussione della tesi, non ha pagato le tasse e se non passa gli esami oltre a dover rinviare la laurea, dovrà pagare anche la mora (non ha nemmeno detto di questo piccolo dettaglio ai genitori).
Giovanna si sveglia anche se ha la sensazione che “la notte non ci sia stata”; ha crampi dolorosissimi allo stomaco e sente dolori ovunque, nel corpo. Non presta molta attenzione alla cosa, sa infatti che prima degli esami “sente cose strane”.
Dai dolori allo stomaco e al corpo, si passa però alle vertigini. Giovanna vede la stanza intorno a sè, girare, e percepisce come la sensazione di ondeggiare sul mare. Corre in bagno e crede di dover vomitare, ma non ci riesce; stramazza al suolo colma di sudore, ha freddo.. poi caldo. Il cuore esplode e le orecchie sibilano all’infinito.
Giovanna chiama la mamma e finisce in ospedale”.
Come abbiamo avuto modo di vedere, insieme, i fattori psicologici hanno una grande influenza sulla percezione o sviluppo di alcune malattie fisiche. Il medico che visita Giovanna, ha diverse opzioni davanti; la ragazza potrebbe simulare il malessere per paura degli esami, potrebbe immaginare di essere malata o potrebbe reagire in maniera sproporzionata alla percezione dei suoi sintomi. Potrebbe banalmente avere un principio di influenza.
Quello che sappiamo, tuttavia, è che alcuni disturbi o disagi psicologici possono indurre delle conseguenze fisiche e fisiologiche notevoli (pensiamo a quanto l’anomalia nel funzionamento dei neurotrasmettitori possa intervenire nel disturbo d’ansia generalizzato).
Secondo il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), vi sono tutta una serie di disturbi psicologici per i quali i sintomi fisici costituiscono i primi segni della patologia.
disturbo fittizio: il paziente produce intenzionalmente o simula i sintomi fisici
disturbo di conversione: caratterizzato da sintomi fisici non spiegabili dal punto di vista medico che incidono sul funzionamento motorio e sensoriale
disturbo con sintomi somatici: in cui il paziente si sente eccessivamente preoccupato e afflitto da sintomi fisici
disturbo da ansia di malattia: i soggetti ansiosi per il proprio stato di salute si preoccupano di essere gravemente malati in assenza di qualsiasi sintomo fisico
Quando un problema fisico non ha una causa fisica evidente, i medici avanzano l’ipotesi che si tratti di un disturbo somatoforme, ovvero una malattia fisica che ha però cause psicosociali.
I sintomi fisici non sono prodotti in modo intenzionale motivo per cui i malati attribuiscono i loro sintomi a una malattia reale e medica; questi disturbi possono a loro volta essere distinti in: disturbi somatoformi di tipo isterico (vi è un cambiamento reale nel funzionamento fisico) e disturbi somatoformi ipocondriaci (persone che si preoccupano ingiustificatamente e sono convinte che qualcosa nel loro corpo, non funzioni).
Un approfondimento: La sindrome di Munchhausen per procura.
“Jennifer ha 9 anni, è stata ricoverata 200 volte e ha subito 40 interventi medici. Le hanno asportato la cistifellea, l’appendice e parte dell’intestino; le hanno inserito sonde nel torace, nello stomaco e nell’intestino”.
Questo disturbo viene causato dalla persona che si prende cura del bambino e che fa ricorso a varie tecniche per produrre dei sintomi nel bambino. Possono essere utilizzati (in maniera intenzionale) farmaci, può essere sabotata una cura reale di cui il bambino ha bisogno, si contamina la sonda della nutrizione, si riempie il bambino di attenzioni o lo si avvelena lentamente.
I sintomi di cui questi bambini soffrono comunemente sono: crisi epilettiche, emorragie, asma, coma, diarrea cronica, infezioni o intossicazioni. Tra il 6% e 30% di questi bambini, muore, mentre l’8% sopravvive ma con danni permanenti.
La sindrome è difficile da diagnosticare ma molto diffusa. Di solito è la madre attenta e scrupolosa, affettuosa e ammirabile persona che si prende cura del proprio figlio malato, a provocare la malattia del bambino/a. Si tratta di una donna che dona tutta se stessa alla causa de figlio, magari facendo appelli o raccolte fondi per la strana malattia del figlio. La madre è emotivamente instabile, bisognosa di attirare l’attenzione su di sè. Si tratta spesso di persone che hanno conoscenze nel campo medico.
Dal punto di vista giuridico questa sindrome può essere considerata una forma pianificata di maltrattamento del bambino, motivo per cui il bambino viene poi allontanato dalla famiglia d’origine.
Numerosi sono gli studi che si stanno portando avanti per comprendere meglio la sindrome di Munchhausen e il ruolo dei fattori psicosociali esistenti.