“Il sogno è un fenomeno psichico pienamente valido e precisamente l’appagamento di un desiderio..”
Sigmund Freud
#psicologia #psicoanalisi #sogno #SigmundFreud #salutementale #Freud
Finisce bene quel che comincia male”
Dott. Gennaro Rinaldi
“Il sogno è un fenomeno psichico pienamente valido e precisamente l’appagamento di un desiderio..”
Sigmund Freud
#psicologia #psicoanalisi #sogno #SigmundFreud #salutementale #Freud
Finisce bene quel che comincia male”
Dott. Gennaro Rinaldi
Continua il nostro viaggio nella psiche umana. Chi non ha mai sognato?
“Sul Sogno” è una tappa che lambirà le profondità dell’inconscio e del desiderio.
Ci faremo aiutare da Sigmund Freud per scoprire cosa si cela dietro ai nostri sogni..
“Ogni sogno è dotato di un ombelico che lo collega con l’ignoto”
Sigmund FreudBuon ascolto
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Secondo Freud non solo il sogno, appare come la migliore preparazione per lo studio delle nevrosi, esso è anche un sintomo che ha il vantaggio di essere presente in tutte le persone sane. Esso diventa in tal senso oggetto di indagine psicoanalitica, interpretarlo significa trovare un senso nascosto.
L’unico prezioso contributo della scienza esatta, alla conoscenza del sogno, si riferisce all’influenza che sul contenuto del sogno hanno gli stimoli somatici attivi durante il sogno.
Il sogno costituisce la vita della psiche durante il sonno, ha alcune somiglianze con la veglia, ma se ne discosta per grandi differenze. È uno stato nel quale si ritira l’intero interesse dal mondo esterno, evitando i suoi stimoli. A livello biologico il sonno funge da ristoro. È come il ritirarsi ogni notte in uno stato prenatale, simile alla vita intrauterina.
Freud da anche una indicazione sull’attività onirica dei bambini piccoli, che a suo parere non è ancora condizionata da quell’attività psichica complessa presente negli adulti.
Secondo Freud, i sogni infantili, sono infatti sogni senza deformazioni, coerenti, chiari, brevi e facili da comprendere. Ovviamente si fa riferimento ai bambini compresi tra l’inizio dell’attività psichica osservabile fino ai quattro cinque anni, dopo quest’età i sogni hanno già tutti i caratteri dei sogni degli adulti.
C’è comunque una influenza della vita psichica diurna sul sogno dell’infante, è bene quindi conoscere informazioni sulla vita del bambino. Il sogno del bambino piccolo risulta essere una conseguenza di una esperienza diurna che ha lasciato dietro di se un rammarico, un desiderio irrisolto; il sogno, in tal caso reca l’appagamento diretto, scoperto di questo desiderio.
Il desiderio irrisolto funge da perturbatore del sonno il quale reagisce con il sogno (lo si considera come custode del sonno). Suscitatore del sogno è il desiderio, contenuto del sogno è l’appagamento del desiderio. Il sogno rappresenta questo desiderio appagato in forma di esperienza allucinatoria. Ogni volta che un sogno ci appare pienamente comprensibile, esso si rivela essere un appagamento di un desiderio.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
“Ogni sogno è dotato di un ombelico che lo collega con l’ignoto”
Sigmund Freud
Il sogno si aggancia ad elementi del vissuto, tracce mnestiche di percezioni recenti e ricordi passati. Il sogno costituisce la vita della psiche durante il sonno.
È come il ritirarsi ogni notte in uno stato prenatale, simile alla vita intrauterina. Il sogno si potrebbe definire come un residuo dell’attività di veglia, qualcosa che disturba il sonno. Il sogno è il modo con il quale la psiche reagisce a questi stimoli che lo disturbano.
Il sogno si nutre di stimoli esterni e stimoli interni; in questi casi il sogno rielabora gli stimoli, usa allusioni e li inserisce in un contesto. Costruisce immagini, che alimentano storie: a volte bizzarre, a volte astratte, altre volte apparentemente sensate, ma tutte collegate dalla sensazione che si viaggi ogni notte verso l’ignoto..
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
“La musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi”
Ezio Bosso.
Da bambina vivevo immersa nel mio mondo musicale.
Non so per quale motivo mi sia avvicinata al pianoforte (ho alcuni ricordi, in realtà, che però tengo gelosamente chiusi nelle stanze più remote dei ricordi d’infanzia). Il mio “non sapere” non è legato alla musica in sé, quanto allo strumento.
Il pianoforte è infatti tra tutti gli strumenti quello “distante”: non si abbraccia, non si cinge con le labbra né con le braccia ma ti sta di fronte lì.. maestoso ad osservarti.
Il pianoforte, acuto osservatore, produce inoltre un suono differente in base al modo con cui i tasti vengono percossi (c’è poi la questione della tecnica usata, della scuola.. dita più o meno piatte.. in punta.. la questione del polso, l’assetto della schiena) e così via..
Il mio mondo musicale prevedeva che da grande diventassi direttore d’orchestra.
Amavo (e amo) le mani; il movimento aereo e fluttuante delle dita leggere e spensierate.. lunghe e affusolate..
Le mani abbracciano, cingono, tengono, uniscono, legano, accarezzano, puntano.
Le mani diventano finestra sul mondo della possibilità.
Amavo – inoltre- l’idea di diventare musica; l’idea di “giocare sul serio“, divertendomi, danzando e guidando tutti gli strumenti.
Per me – in effetti- Muti era magico!
Ho avuto il mio percorso musicale (e ho il mio percorso fatto di suoni, pause, accordi, dissonanze, legature..)
Crescendo non ho fatto il direttore d’orchestra (e nemmeno la cantante lirica o jazz, non a tempo pieno, direi..); ho avuto le mie soddisfazioni in campo musicale e nell’hic et nunc la musica cammina al mio fianco in modo trasformato, concimato e potenziato.
“La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.
Ezio Bosso
L’ascolto e i sogni…
Da quando giocavo a fare Sanremo.. a cantare le opere liriche più famose.. a dirigere i Berliner, a suonare Rachmaninov per immense platee, mi sono ritrovata seduta di fronte a sconosciuti nella totale posizione di ascolto (attivo ed empatico).
Il mio sogno in realtà si sta compiendo giorno dopo giorno.
Non ci sono platee, strumenti fisici (non sempre, almeno, vedi musicoterapia); non ci sono tasti reali o peso da dosare..
Ne siamo sicuri?
Il momento della terapia vede coinvolti due attori partecipanti che a turno diventano anche spettatori; il peso da dosare sono le parole, gli sguardi che diventano tasti da essere percossi a modo specifico in ciascun momento della terapia; gli strumenti sono i nostri corpi, caldi, che si scrutano e si penetrano, che si difendono e si osteggiano..
Strumento è poi anche la mente, attiva, confusa.. sgabello su cui adagiare il proprio corpo stanco e affaticato dalla lettura in corso..
Poi c’è l’ascolto..
Filo conduttore di tutto il percorso terapeutico a cui seguiranno gli applausi…
..Se tutto va come deve andare..
Un ragazzo in terapia lamentava la difficoltà, sentita come un vero e proprio dramma, del non riuscire a raggiungere i suoi obiettivi.. i suoi sogni..
I sogni non si raggiungono (per fortuna).. si trasformano, si mescolano, ci modificano per portarci a ridefinire il nostro spazio di interesse..
I sogni sedimentano e non devono diventare fardelli che sentiamo come una eco mortifera, ma devono vivere al nostro fianco intessendo trame nella e della nostra memoria.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
“Credo che le cose veramente naturali siano i sogni, che la natura non può corrompere.”
Bob Dylan
Probabilmente i sogni sono incorruttibili, ci raccontano la verità in storie bizzarre, ci parlano dei desideri con immagini paradossali, ci offrono ricordi con sensazioni reali. Per Freud erano la via principale verso l’inconscio, dove tutto è presente, ma ben celato alla coscienza.
dott. Gennaro Rinaldi
“Il sogno non è paragonabile a suono discordante di uno strumento musicale, percosso da un tocco estraneo anziché dalla mano del suonatore; non è privo di senso, non è assurdo, non si basa sulla premessa che una parte del nostro patrimonio rappresentativo dorme, mentre un’altra comincia a destarsi.
Il sogno è un fenomeno psichico pienamente valido e precisamente l’appagamento di un desiderio..”
Sigmund Freud
Prendendo in considerazione il lavoro sull’ “Interpretazione dei Sogni” fatto da Freud, si è appreso che nei sogni infantili il lavoro onirico si propone di eliminare uno stimolo, che disturba il sonno, mediante l’appagamento di un desiderio. Ci si attendeva di vedere anche i sogni deformati allo stesso modo di quelli infantili. Tale aspettativa è stata confermata dalla scoperta che in realtà tutti i sogni lavorano con materiale infantile, impulsi psichici e meccanismi infantili.
Ma la concezione dei sogni come appagamenti di desideri ha validità anche per i sogni deformati (sostanzialmente quelli angosciosi)?
Nei sogni deformati l’appagamento del desiderio non è affatto palese, esso deve essere ancora cercato, non può essere indicato prima che il sogno sia interpretato. Secondo Freud i desideri di questi sogni deformati, sono, fondamentalmente desideri proibiti, respinti dalla censura, la loro esistenza è la causa della deformazione del sogno.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Per approfondire: “L’Interpretazione dei Sogni” – Sigmund Freud
Il nostro approfondimento sul sogno continua. Proveremo ora a rispondere a qualche altra domanda e a conoscere più da vicino, il lavoro onirico.
In precedenza ho ricordato come Freud evidenziasse che, la funzione del sogno, sia mantenere il sonno che vive sotto la “minaccia” di stimoli esterni (ad esempio i pensieri della giornata) e le spinte pulsionali inappagate o rimosse. In conseguenza dell’allentamento notturno della rimozione, si correrebbe infatti il rischio che ogni qualvolta una sollecitazione interna o esterna si colleghi con una delle fonti pulsionali inconsce, il sonno venga disturbato.
Il Lavoro Onirico.
Si tratta di quel processo psichico che consente la trasformazione del materiale onirico latente in quello manifesto del sogno. Ne deriva che essendo il sogno un appagamento di un desiderio rimosso, deve esser smascherato in modo che il suo contenuto originario (inconscio e rimosso) sia reso irriconoscibile.
Il contenuto onirico manifesto riguarda tutti gli elementi che il sognatore ricorda del sogno; essi sono privi di senso nel loro insieme e l’unico esempio in cui contenuto manifesto e latente coincidono, è nei sogni dei bambini (semplici appagamenti di desiderio).
Il contenuto latente comprende tutte le parti del sogno che non sono manifeste e vengono rivelate attraverso l’interpretazione. Il sogno è pertanto il risultato sia della forza psichica del desiderio che lo promuove che della censura che determina la deformazione del sogno. Pertanto è proprio il contenuto latente a contendere il significato del sogno.
La censura onirica controlla il premere dei desideri inconsci verso la coscienza ed è la stessa funzione che determina la rimozione. E’ la responsabile della deformazione dei pensieri onirici. Lo stato di sonno porta ad un parziale rilassamento dell’istanza censoria e l’istanza censoria stessa attraverso la deformazione onirica, preserva il sonno.
Come abbiamo avuto modo di vedere, ciò che a noi appare come un “semplice” sogno ha – invece- in termini psicodinamici, origine, formazione ed elicitazione ben più complesse. Anche in questo caso la complessità che risiede dietro la formazione di un sogno, è indicativa circa il reale lavoro che l’analista o lo psicoterapeuta vanno a compiere insieme al paziente.
Nulla (o quasi) di quanto ci appare ha una spiegazione immediata e subito leggibile. Una delle difficoltà riscontrate nell’accettazione di un percorso psicologico, risiede proprio nella non considerazione (fino al momento del primo colloquio o per chi è veterano della stanza di analisi, la mancata reale accettazione) del fatto che, quando trattiamo contenuti psichici, è il tempo uno dei tiranni che dobbiamo fronteggiare.
Un sintomo non si forma in poco tempo; ci vogliono anni e – soprattutto- un determinato investimento energetico per formarlo e mantenerlo (una delle regole è proprio quella secondo cui l’apparato psichico funziona per quantità e non per qualità).
Un buon esercizio da fare, invece, (per tornare al sogno) potrebbe essere quello di scrivere subito il proprio sogno (la mattina, tenendo magari un quaderno vicino al letto), e provare durante la giornata a trovare degli equivalenti simbolici del tipo “ho sognato mio padre ma, cosa ho fatto il giorno prima? a cosa ho pensato? cosa mi ricorda mio pare? e così via).
Sempre lieta di sapere le vostre opinioni.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.