Con la nostra prossima tappa andremo a conoscere, con maggior chiarezza un fenomeno in continuo aumento tra le giovani generazioni e che inevitabilmente condiziona in negativo le loro vite.
Il bullismo diventa cyberbullismo) quando si passa dal piano del reale a quello del virtuale attraverso la diffusione illecita e perpetuata volutamente di messaggi, e-mail, foto, video offensivi (sulle diverse piattaforme social) creati ad hoc e di situazioni di violenze filmate da altri e non rispettosi della dignità altrui. Buon Ascolto..
Cyberbullismo – conseguenze psicologiche e fisiche – In viaggio con la Psicologia – Podcast
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Chi è depresso spesso è incapace di provare emozioni; comprende che queste esistano negli altri, le accetta, ma non capisce perché gli altri facciano difficoltà a comprendere lui. Lo stato “soporifero” indotto dall’apatia, rende quasi del tutto incapaci di empatia. L’apatia e l’incapacità a desiderare, diventano ostacoli troppo difficili da superare in solitudine e senza l’aiuto di qualcuno.
In una intervista su Fanpage, in cui presenta il suo nuovo album, il noto artista napoletano Nino d’Angelo fa un passaggio molto interessante sulla depressione (una patologia molto diffusa e purtroppo in aumento) e sull’importanza della Psicoterapia e quindi della Psicologia per superare la malattia.
“La depressione bisogna farla capire alla gente, è una malattia patologica. Non si cura così, da sola, bisogna andare dallo psicologo e farsi curare. Tu puoi essere pure il più grande cantante, la depressione prende anche quelli che vivono bene e hanno i soldi. Noi siamo arrivati alla depressione perché abbiamo perso dalle tasche il desiderio: se non desideriamo, ci dobbiamo deprimere per forza. La vita bella è desiderare, quando ti manca il desiderio non sei niente.”
Nino d’Angelo – tratto dall’intervista su MusicFanpage.it – (25 ottobre 2021)
Nino d’Angelo – foto web (La_Presse)
La vita psichica mantiene in vita il corpo e lo sfama; il desiderio è vita psichica.
Chi non ha paura?
Vi ripropongo un articolo che tratta di una condizione molto comune a tantissime persone.
Paura e panico possono influenzare negativamente la nostra vita e hanno un grosso impatto negativo anche sulle relazioni. Insomma, con la paura non si scherza..
Fortunatamente il supporto psicologico e la psicoterapia, in questi casi il più delle volte, sono molto efficaci.
Buona lettura!
Oggi voglio parlarvi della paura e del suo esito più estremo il panico (approfondirò poi in un prossimo articolo il disturbo da attacchi di panico). Potremmo considerare il panico come quella sensazione di paura incontrollabile che può prenderci alla sprovvista e che ci rende impotenti. Spesso questa sensazione può avere delle connessioni con fattori oggettivi esterni, ma tante volte può alimentarsi con fattori interni all’individuo. La paura può infatti essere condizionata anche dall’interpretazione falsata di segnali esterni. La persona che la prova, per esempio, percepisce come pericolosi segnali che per altre persone risultano innocui e decisamente affrontabili.
Una crisi di panico può verificarsi sia in situazioni oggettivamente critiche e pericolose (incidenti, disastri, incendi…) sia in situazioni legate a luoghi della quotidianità (in supermercato, in ascensore, al cinema, in auto, per strada..), “l’elemento comune è che la persona perde il dominio di sé, dei propri atti e pensieri e…
A nessuna sofferenza è impossibile porre rimedio. La sofferenza può essere trasformata, grazie alle nostre innumerevoli risorse e alla resilienza. In tal senso la sofferenza può essere vissuta come occasione di cambiamento e di miglioramento di se stessi e della propria esistenza.
Dove ci sono in apparenza solo rovine e nient’altro, in realtà si possono scovare grandi tesori.
“Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti personali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è.“
Carl Rogers
René Magritte
A lungo andare anche i più semplici mascheramenti diventano difficili da sostenere. Nelle relazioni interpersonali fingersi diversi da quello che si è, provoca disagio in chi si maschera e straniamento in chi è coinvolto nell’interazione.
Si può anche riuscire, in qualche modo, a sostenere delle relazioni e a mantenere amicizie e legami amorosi, comportandosi come se si fosse diversi da come si è, ma spesso ci si ritrova a vivere in una impasse, che non permette evoluzioni, cambiamenti, crescite, miglioramenti.
Dobbiamo rivalutare noi stessi e non aver paura di mostrarci per come siamo.
Il dolore psichico proprio come il dolore fisico provoca un restringimento del campo di coscienza che si focalizza su temi penosi e depressivi.
Secondo Freud se il dolore psicologico non supera un certo livello, può essere molto importante alla costruzione dell’Io, tanto che secondo la teoria freudiana proprio attraverso la perdita dell’oggetto amato e la conseguente frustrazione, si abbandona lo stato di onnipotenza infantile per giungere infine al principio di realtà.
Inoltre il dolore psicologico sempre secondo Freud è assimilabile, come funzionamento, al dolore fisico. Infatti nel dolore corporeo si produce un grosso investimento (pulsionale) molto simile a quello narcisistico, sulla zona del corpo interessata dal dolore; nel dolore psichico l’investimento è “sempre crescente investimento nostalgico sull’oggetto mancante (perduto) produce condizioni economiche analoghe a quelle generate dall’investimento doloroso della parte lesa del corpo” (Freud, 1925).
L’esperienza del dolore e la tolleranza al dolore psichico non è la stessa da persona a persona, perché dipende dalle precedenti esperienze dolorose e dal vissuto personale. Attraverso queste esperienze passate la persona si crea una rappresentazione mentale e un vissuto emotivo del dolore del tutto personale.
La percezione del dolore è quindi legata alla visione del mondo del soggetto, alla sua personalità, alla sua storia familiare e al contesto storico culturale di riferimento. Per cui è possibile dire che sarà l’ambiente e il contesto in cui è inserita la persona a fornire un codice di significato attraverso cui il fenomeno del dolore acquista un senso specifico.
“L’accento sulla dimensione soggettiva del dolore è stato posto dalla fenomenologia per la quale il dolore è la rottura della coincidenza tra corpo ed esistenza, per cui non è l’organo che soffre, ma l’esistenza che si contrae, alterando il rapporto col mondo che non è più cadenzato dalle intenzioni della vita, ma dal ritmo del dolore. Per questo il dolore lo si “sopporta”, ma non lo si “accetta”, perché accettarlo significherebbe accogliere un arretramento della presenza nel mondo che si dilegua come sfondo di intenzioni, sostituito dal corpo che, per la presenza del dolore, diventa l’unico oggetto di attenzione. “
Dietro le paure dei bambini c’è quasi sempre una spiegazione legata alle tappe dello sviluppo. Buona parte delle paure infantili possono essere superate spontaneamente, ma se un bambino ha una paura che dura da molto tempo che gli pregiudica anche le attività quotidiane e influisce anche nei rapporti con gli altri, allora sarà molto utile provare ad aiutarlo.
Ecco alcuni consigli per i genitori:
Evitate di rassicurare il bambino eccessivamente, avreste l’effetto contrario. L’iperprotezione non favorisce la formazione del coraggio.
Evitate di parlare troppo spesso davanti al bambino di paure e fobie, alimentereste la sua paura. Meglio farlo senza il bambino davanti.
Approcciatevi alla paura del bambino e alle sue richieste di aiuto e consolazione in modo calmo e sicuro. In modo che il bambino non venga confuso ancor di più con la vostra ansia.
Provate ad affrontare la paura del bambino, insieme con lui. Ad esempio, se il bambino ha paura dei cani provate ad avvicinarvi con lui lentamente ad un cane. Step dopo step e lentamente si abituerà e comincerà a gestire la leggera ansia che caratterizzerà quei momenti. (se il bambino non vuole farlo non bisogna insistere).
Date l’esempio. Siate voi per primi ad avvicinarvi agli stimoli ansiosi che alimentano la paura del bambino (accarezzate il cane). I bambini osservano e ripensano a ciò che hanno visto e pian piano assimileranno quello che hanno visto e li ha colpiti.
Potete aiutare il bambino a rilassarsi (decontrarre i muscoli, ascoltare musica tranquilla) e quando e tranquillo chiedergli di immaginarsi mentre fa qualcosa per superare la paura.
Le paure dei bambini possono sembrare molto resistenti e a volte lo sono, ma tante volte risultano essere facili da superare con un buon supporto dei genitori.
Non bisogna forzarli e non bisogna aspettarsi che la paura vada via subito. I bambini hanno bisogno di tempo e comprensione.
Ovviamente se questi consigli non sono sufficienti, il consiglio è di rivolgervi quanto prima ad uno Psicologo o Psicoterapeuta. Il sostegno psicologico ai bambini e la consulenza psicologica per i genitori in questi casi è molto utile ed efficace.