Archivi tag: stress cronico

Psicologia in Pillole – Lo Stress può influire sulla memoria e sulla concentrazione ?

Il campo della nostra coscienza è molto piccolo. Accetta solo un problema alla volta.

(Antoine de Saint-Exupéry)

Lo sapete che carichi di stress molto elevati posso incidere negativamente sul nostro benessere psicologico e spesso provocare cali di concentrazione, dimenticanze e stati dissociativi ?

Come diceva Daniel Goleman, lo stress può rendere le persone stupide, proprio a causa della sua influenza negativa sul normale funzionamento cognitivo.

Lo Stress può influire sulla memoria e la concentrazione? – ilpensierononlineare – Youtube Channel

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Psicologia e lavoro – il Burnout – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio avremo la possibilità di approfondire un disturbo psichico legato al lavoro, molto comune, ma spesso e purtroppo, non riconosciuto e poco considerato.
Il Burnout è una condizione per cui l’eccessivo stress legato al lavoro porta a una situazione psicologica, emotiva e fisica in cui ci si sente come “bruciati”, “fusi”.
Ma scopriamo insieme cos’è il Burnout e quali sono i rischi per le persone.
Buon Ascolto…

Psicologia e lavoro – il Burnout – PODCAST – In viaggio con la Psicologia
Psicologia e lavoro – il Burnout – PODCAST – In viaggio con la Psicologia – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Stress – conseguenze psicologiche e fisiche – Podcast

La nostra prossima tappa ci metterà un po’ sotto pressione, ma ci darà anche gli strumenti adatti per comprendere come liberarcene per vivere meglio.
Scopriamo insieme cosa si intende per Stress e quali potrebbero essere le sue conseguenze patologiche; sia per la nostra mente, sia per il nostro fisico.


Buon ascolto!

Stress – conseguenze psicologiche e fisiche – In viaggio con la Psicologia – Podcast

“La più grande arma contro lo stress è la nostra capacità di scegliere un pensiero piuttosto che un altro”

William James
Stress – conseguenze psicologiche e fisiche – In viaggio con la Psicologia – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Cos’è il Burnout ?

Bruciarsi e consumarsi a causa dell’iperlavoro? Purtroppo è una realtà comune e spesso invalidante per chi vive questa condizione. Vi ripropongo stamattina un post sul burnout.. buona lettura!

ilpensierononlineare

In questi mesi a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo purtroppo visto spesso immagini e interviste di operatori sanitari oberati di lavoro e sempre più stanchi. Costretti ad affrontare tutti i giorni turni massacranti, in una condizione di continua attivazione, costretti a scelte difficili e con la persistente paura di essere contagiati e poter contagiare.

Lavorare con questo continuo carico di stress può portare a quella condizione di logorio psicofisico chiamata sindrome di burnout (crollo, esaurimento, surriscaldamento).

Il burnout è una condizione per cui l’eccessivo stress legato al lavoro porta a una situazione psicologica, emotiva e fisica in cui ci si sente come “bruciati”, “fusi”. Una delle sensazioni è quella di sentirsi a pezzi, “sbriciolati” a livello psicofisico, per cui non si riesce più ad andare avanti sia per la stanchezza sia ed ancor più per la confusione mentale che ne deriva. Le persone che arrivano a questo livello di stress, si…

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La pandemia terminabile ed interminabile

Pare ormai certo, siamo in piena terza ondata. A causa delle cosiddette “varianti” del virus, al governo stanno valutando il ritorno alle restrizioni dure. Si parla di zone arancioni, arancioni rinforzate, rosse e rosso scuro..

La situazione è decisamente “snervante“, come sosteneva un mio paziente, qualche giorno fa. Dopo l’illusione di una situazione sanitaria più o meno sotto controllo, per circa due mesi, dopo l’allarme seconda ondata di un autunno “caldissimo”, il traguardo pareva vicino. La campagna vaccinale, la speranza di un nuovo anno, la scoperta di alcune cure efficaci, l’apertura delle scuole.. tutti sintomi di un ritorno alla insperata normalità. Ma, dopo un anno giusto dal triste inizio dell’emergenza sanitaria, eccoci di nuovo a ri-vivere le stesse paure, le stesse immagini, le stesse parole, gli stessi bollettini, le stesse minacce di chiusure drastiche.

In psicoanalisi, parleremo di “ritorno del trauma“, nel nostro caso, reale.

Photo by Tim Mossholder on Pexels.com

Il vissuto emotivo e psicologico per gli italiani, da nord a sud è allo stremo. Dagli ultimissimi monitoraggi, sullo stato psicologico della popolazione, effettuato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi con l’Istituto Piepoli, la situazione è a dir poco allarmante. Il livello di stress degli italiani è tornato, in maniera molto preoccupante, ai livelli molto intensi dei primi mesi dell’emergenza dello scorso anno.

Il 62% delle persone intervistate, in queste ultime settimane, dichiara di aver raggiunto una condizione personale di stress, molto elevato. Quello di questi giorni è il livello più elevato registrato dall’inizio del nuovo anno. I risultati risultano ancor più significativi perché il 39% dichiara chiaramente di essere arrivata al limite massimo di stress. I risultati e le percentuali sono più o meno uniformi in tutta Italia: Sud (67%), Centro (64%), Nord (60%), Isole (61%).

La situazione di grave stress psicologico permane – afferma David Lazzari, presidente del Cnop – ed è sempre più allarmante perché sta diventando strutturale. Ci vorrebbe una specifica attenzione sul tema, garantendo ai cittadini il necessario supporto. Ma come noto nel Ssn gli psicologi sono pochissimi col risultato che a curarsi è soltanto chi può permetterselo. Viene così negato il diritto alla salute. Preoccupa anche il comportamento del Ministero della Salute che sembra disinteressarsi al problema”.

Come purtroppo riferisce David Lazzari, la situazione psicologica pare non interessare al nostro governo e quindi non viene assolutamente considerata come prioritaria. Purtroppo gli effetti del disagio, della fatica psicologica e dello stress nelle persone, si comincia a notare e per quanto possa sembrare strano, riguarda anche gli “assembramenti” visti e fotografati in tutte le città italiane, nelle scorse settimane, durante i primi weekend primaverili. Comportamenti irragionevoli e assurdi che però potevano essere previsti, prevenuti ed evitati, se solo fossimo intervenuti sugli aspetti traumatici e sullo stress causato dal vivere un anno in “stato d’emergenza”.

In un articolo di novembre ho parlato degli aspetti psicologici della “Pandemia Silente“, mentre durante i mesi del primo lockdown ho parlato dei primi disagi derivanti dalle chiusure e dalla paura del “virus sconosciuto” (Il Carceriere Invisibile).

Vi lascio i due link se volete approfondire.

https://ilpensierononlineare.com/2020/04/15/il-carceriere-invisibile-coronavirus-psicologia-di-un-isolamento-sociale-obbligato/

La pandemia silente. | ilpensierononlineare

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Cos’è il Burnout ?

In questi mesi a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo purtroppo visto spesso immagini e interviste di operatori sanitari oberati di lavoro e sempre più stanchi. Costretti ad affrontare tutti i giorni turni massacranti, in una condizione di continua attivazione, costretti a scelte difficili e con la persistente paura di essere contagiati e poter contagiare.

Lavorare con questo continuo carico di stress può portare a quella condizione di logorio psicofisico chiamata sindrome di burnout (crollo, esaurimento, surriscaldamento).

Il burnout è una condizione per cui l’eccessivo stress legato al lavoro porta a una situazione psicologica, emotiva e fisica in cui ci si sente come “bruciati”, “fusi”. Una delle sensazioni è quella di sentirsi a pezzi, “sbriciolati” a livello psicofisico, per cui non si riesce più ad andare avanti sia per la stanchezza sia ed ancor più per la confusione mentale che ne deriva. Le persone che arrivano a questo livello di stress, si sentono demotivati e delusi, perché non si sentono più in grado di recuperare, non vedono una via di uscita dai propri problemi e dalla situazione che li ha portati a stare così male.

Photo by Maksim Goncharenok on Pexels.com

Inizialmente questa condizione era riconosciuta, in particolar modo, per quelle categorie lavorative legate alla sanità e all’assistenza alle persone. Adesso il burnout è riconosciuta anche per altre posizioni lavorative, in particolare quelle di responsabilità. Può anche essere legata a una situazione lavorativa poco soddisfacente, mal ricompensata, con troppe are lavorative e poco spazio personale.

Questa particolare forma di distress pare quindi essere sempre più diffusa, sia in questi mesi a causa dell’emergenza sanitaria, ma anche precedentemente si rivelava essere una delle principali forme di malessere individuale.

L’aspetto preoccupante di questa sindrome è legato al fatto che può condizionare in negativo diversi aspetti della vita, delle relazioni e personali: a livello psicologico ed emotivo (distacco emotivo, trascuratezza individuale e per le relazioni familiari e sociali, irritabilità, difficoltà di concentrazione); a livello fisico (senso di debolezza, insonnia, poco appetito, emicrania, disturbi gastrointestinali); a livello comportamentale (assenteismo, aggressività, e in alcuni casi abuso di alcol o sostanze).

Non si devono sottovalutare i primi segnali legati a questa sindrome, e quindi farsi aiutare da uno specialista, il rischio è quello di assistere ad una escalation in cui la persona farà più fatica a recuperare. Ma bisognerebbe addirittura agire all’origine, prevenendo almeno una parte delle cause scatenanti del burnout; evitando ad esempio di sovraccaricare di lavoro e responsabilità i lavoratori e gli operatori sanitari, valorizzando il loro lavoro in tutti i sensi.

Per approfondire l’argomento potete leggere anche il post della dott.ssa Giusy cliccando sul link sotto:

https://ilpensierononlineare.com/2018/12/10/sono-esausto-quando-lavorare-diventa-una-forma-di-disagio-a-tutti-gli-effetti/

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Sono esausto! Quando lavorare diventa una forma di disagio a tutti gli effetti.

 

Lavorare è un termine che fin dalla sua etimologia latina “labor” (fatica), mostra il carattere di sofferenza, dolore, insito nell’azione stessa. Strizzando l’occhio anche al resto d’Europa, la situazione non cambia : per i francesi “travaillè” indica dolore, per i tedeschi “Arbeit” comporta “servitù”.

Com’è pertanto possibile che l’attività che dovrebbe rendere l’uomo artefice della propria esistenza , consentendogli non soltanto di provvedere al proprio (e familiare) sostentamento, ma anche la sua piena espressione, possa essere fonte di sofferenza e dolore?

Attualmente il mondo del lavoro continua a subire profondi cambiamenti, appare dunque difficile darne una descrizione dovendo muoversi tra contratti sempre più inesistenti, orari di lavoro sempre più lunghi e mal pagati, qualifiche prima richieste (obbligando il personale a ricorrere magari a corsi a pagamento), per poi sentirsi dire in un secondo momento, che “le troppe qualifiche” non servono per il posto da occupare. In questo mondo così vacillante e incerto , anche coloro che magari un posto “fisso” lo hanno, possono incorrere in difficoltà.

job burnout

Burnout – esempio di stress cronico.

Il burnout indica un disagio professionale esito di uno stress cronico, identificato dapprima nell’ambito delle occupazioni sociali e sanitarie, fino ad estendere le proprie radici nelle diverse professioni di aiuto e in quelle in cui è fortemente richiesto lavorare rapportandosi con le persone. .

Il burnout  è caratterizzato da tre componenti:

  • depersonalizzazione: aumenta la distanza psicologica  tra l’operatore (colui che presta il servizio con il proprio lavoro) e l’utente (colui che ha bisogno dell’assistenza) che viene percepito negativamente
  • esaurimento emotivo: dovuto a eccessivo coinvolgimento emozionale che comporta una sorta di effetto boomerang, per cui l’operatore tenderà a provare sempre meno empatia
  • il senso di ridotta autorealizzazione: ci si sente incapaci di poter realizzare sia nel lavoro, che nel rapporto con gli altri, le proprie capacità e aspettative

burnout

Il lavoratore è ancora presente sul lavoro, nel senso che continuerà ad andare quotidianamente a lavorare, ma mostra crisi d’identità, non riconoscendosi nè come persona, nè come lavoratore. La persona tenderà pertanto a mettere in atto risposte difensive come rigidità, indifferenza, apatia, oppure atteggiamenti quali comportamento aggressivo , tono della voce alto, improvvise crisi di rabbia. 

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Il burnout è in definitiva, un disagio da non sottovalutare. Bisogna sempre essere molto accorti e sensibili quando, nel mondo del lavoro, scorgiamo o avvertiamo segnali di disagio.  Non sottovalutiamo un collega (o noi stessi), se incominciamo a provare disagio quando semplicemente pensiamo di dover andare a lavoro . E’ molto importante intervenire tempestivamente al fine di contenere una possibile escalation del fenomeno.

 

Dott.ssa Giusy Di Maio