
Tutte le informazioni personali (ad esempio nome), così come tutti gli altri dati sensibili, sono coperti dal segreto professionale e dalla tutela del cliente (ART.4,9,11,17,28, Codice Deontologico degli Psicologi).
La storia che voglio condividere con voi oggi, è piuttosto particolare. E’ stata la ragazza in questione a chiederne condivisione nella speranza di muovere la riflessione “nei genitori”, ovvero in tutti coloro che per un motivo o un altro, rivestono un ruolo analogo.
Proviamo ad andare con ordine.
Per genitorialità si intende una funzione molto delicata e complessa che si snoda lungo la vita di coloro che decidono di avere un bambino; a rendere complessa tale funzione è, come vedremo, il fatto che genitore non si nasce né si diventa ( intendo con ciò che non si tratta di una funzione che mira al raggiungimento di uno scopo X che, una volta raggiunto, comporta il riconoscimento di buon genitore). Non è qualcosa di statico ma è un processo in divenire, sempre attivo, in cui ci si conosce e riconosce, in cui si è esposti al continuo fluire e mutamento della vita (della famiglia). Nella genitorialità vi sono sia aspetti individuali relativi quindi alla nostra idea (in parte conscia e in parte inconscia) di come un genitore deve essere e, sia aspetti di coppia ossia della modalità relazionale che i partner condividono nell’assolvere questo specifico compito. Non è quindi l’evento biologico a fare un genitore, essendo questo un evento che produce significativi cambiamenti individuali e relazionali che, saranno presenti ed in continua evoluzione lungo tutto il resto del ciclo vitale degli individui coinvolti. L’elemento fondamentale nasce dal fatto che si parte da una coppia (2 individui) per poi giungere a una famiglia (3 o più individui) che analogamente ad un team, coopereranno per creare un ambiente sano, accogliente che possa favorire l’emergere delle qualità proprie di ciascun membro coinvolto. All’interno della funzione genitoriale vi sono tutta una serie di “compiti” (mi si passi il termine, ma il riferimento tecnico/scientifico me lo impone), che al momento però, non sono rilevanti per il discorso portato avanti.
Giulia ha 16 anni e giunge in consultazione di sua spontanea volontà; le motivazioni intrinseche della ragazza sono molto forti ed evidenti fin da subito, mentre ad essere scostante è la madre.
La ragazza ha un evidente e urgente bisogno di parlare con me; quando si siede è vistosamente in agitazione ma non si tratta di un’agitazione convulsa quanto più di una necessità che finalmente sta per trovare rete di contenimento.
Il nucleo familiare è originario di una città del centro e si è trasferito da qualche mese al sud perché il padre ha deciso di trasferirsi in una certa azienda per fare finalmente carriera; da sempre schiavo del suo lavoro aspetta con ansia la possibilità di esser riconosciuto anche all’estero e forse, ora, ha trovato il giusto trampolino di lancio. La madre di Giulia è una donna abbastanza vuota; convinta di essere superiore alle altre donne, si muove nel mondo con aria superba e convinta del suo esser migliore degli altri, spara sentenze a zero senza rendersi conto che così facendo, fa “il gioco” di chi tanto critica.
Giulia si è integrata benissimo in città, dove vivevano prima era vittima di bullismo (è una ragazza molto alta e grande, per l’età che ha) mentre ora sente di potersi esprimere liberamente; ha inoltre una relazione d’amore con una ragazza e vive la sua sessualità in maniera libera e spensierata.
Cosa agita allora Giulia?
Un giorno, navigando su una certa piattaforma, legge alcuni commenti sulle pagine da lei maggiormente frequentate, da parte di una utente che spamma parti del suo corpo di continuo. Questo nome attira l’attenzione della giovane perché notando il tipo di interazione che viene utilizzato, Giulia sembra riconoscere qualcosa di familiare.
La ragazza comincia a seguire questo account e nota pagine e pagine di discussione che questo “nome” fa su diversi blog e social.
“Quello che mi sconvolgeva Dottoressa era la stupidità delle conversazioni; l’illusione da parte di questi soggetti coinvolti che in quelle conversazioni, fosse raccontata la realtà”
Giulia scopre in breve tempo che quell’account è sua madre e comincia a non dormire la notte perché immersa nel bisogno di capire “perché, per quale motivo”.
Ciò che delude maggiormente la ragazza, è il fatto che sua madre si sia creata una vita parallela; racconta di essere completamente un’altra persona e passa le ore intere ad adescare persone online.
“Provo un senso di schifo e vergogna io, per lei. Quei disperati che le scrivono poi… Ma secondo lei un professore impegnato o un professionista del marketing passano le ore là sopra così.. senza fare niente? Se mia madre ha potuto inventare tutto, di sicuro lo hanno fatto anche loro. Che merda dottoressa… che schifo… Il fatto che quella donna lì sia mia madre e che si sieda a tavola con me, la sera e dorma con mio padre mentre di giorno fa quelle cose, mi provoca un dolore così forte da non sapere più dove metterlo”.
Infatti il dolore di Giulia diviene così insopportabile da provocarle tutta una serie di sintomi psicosomatici talmente forti da farla ammalare per davvero (senza specificare ci saranno problemi medici di salute, sul lungo termine)
Il padre di Giulia non si è mai accorto di niente (così come la madre, per quanto concerne il motivo del disagio della figlia). La ragazza non ha mai avuto il coraggio di confessare alla madre di sapere, di aver trovato il materiale (le prove) di ciò che lei fa online e fuori dallo schermo.
La situazione appare quindi complessa perché fermi nella situazione in cui sai qualcosa che non dovresti sapere, la mente comincia a girare su se stessa notte e giorno, senza sosta, senza motivo.
Come clinica sperimento l’ansia in prima persona: alcuni colloqui sono senza aria, senza via d’uscita; non si vede nemmeno lontanamente la scritta “exit” e sento molto la sofferenza di Giulia.
Non c’è stata persona, lo sapete, che abbia varcato la porta dello studio che mi sia rimasta indifferente; ciascuno a modo suo si prende un piccolo spazio nel mio vissuto lasciando traccia emotiva ma Giulia è una ragazza da cui faticherò a distaccarmi.
Riesce a leggere la realtà in una maniera sincera e realistica; si mette in gioco e segue passo passo, senza opporre resistenza ma anzi, chiedendole, le mie interpretazioni.
“Sa Dottoressa… le madri non solo ti mettono al mondo dandoti la vita… spesso… il mondo possono anche togliertelo: deludendoti”
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio