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Psicologia e bambini: l’importanza del NO per i bambini – PODCAST

Con la nostra prossima tappa viaggeremo leggeri perché ci spingeremo a piccoli passi e con molta cautela alla scoperta della mente dei bambini, del loro comportamento e perché no, anche del comportamento di noi adulti.
Dire “NO” al proprio bambino a volte è proprio difficile, ma quanto è importante la parola “NO” per la formazione di un bambino?
Scopriamolo insieme.. buon ascolto

Psicologia e bambini: l’importanza del NO per i bambini -PODCAST – Spreaker
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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Pillole di Psicologia: Jean Piaget

Jean Piaget (nato a Neuchatel nel 1986 – morto a Ginevra nel 1980), è stato uno dei punti di riferimento della psicologia dello sviluppo.

Studiò lo sviluppo del pensiero e dell’intelligenza e elaborò il “metodo clinico“; un metodo che prevedeva l’osservazione diretta e una successiva inchiesta sulle modalità di pensiero e ragionamento che venivano adottate dai bambini al momento della risoluzione dei compiti.

Jean Piaget (immagine web)

Proprio attraverso la ricerca e l’applicazione del suo metodo di studio, Piaget dimostrò, non solo la differenza qualitativa tra i processi del pensiero degli adulti e quello dei bambini, ma anche l’esistenza di fasi differenziate e progressive, caratteristiche dello sviluppo cognitivo dei bambini. Piaget è famoso anche per aver svolto i suoi studi e applicato il suo metodo clinico sui suoi figli.

Secondo Piaget le strutture cognitive e quindi anche i diversi processi di pensiero si formano attraverso un processo progressivo, universale ed immutabile. Lo sviluppo mentale avviene con un adattamento alla realtà crescente, attraverso il risultato di due processi: assimilazione (le informazione e i dati sono ricondotti a schemi di comportamento già posseduti); accomodamento (avviene una modifica degli schemi già posseduti con l’adeguamento dei nuovi dati assimilati).

Le categorie di pensiero caratteristiche di un adulto sono il frutto della graduale evoluzione del sistema cognitivo.

Lo sviluppo secondo Piaget passa attraverso 4 periodi:

Sensomotorio (0 – 3 anni), Pre-operazionale (3 – 6/7 anni), delle operazioni concrete ( 7 – 11 anni) e delle operazioni formali e astratte (da 11 anni in poi).

Il passaggio tra uno stadio di sviluppo e l’altro, presuppone l’acquisizione, da parte del bambini, di abilità e determinate capacità cognitive, che possono attraversare tre tipi di pensiero; egocentrico, operatorio e ipotetico deduttivo.

Piaget e la sua famiglia

Tale sviluppo del pensiero segna quelle che sono le abilità sociali del pensiero e le sue capacità concrete, di risolvere problemi. I concetti di realtà e causalità, quelli astratti di classe, relazione e numero e i concetti fisici di spazio, tempo, velocità, non sono innati nel bambino, ma si formano a poco a poco, andando di pari passo con il linguaggio e i rapporti sociali. Lo sviluppo mentale quindi è progressivo e avviene come un adattamento funzionale tra i due processi accennati in precedenza, di assimilazione ed accomodamento.

Infine, la capacità di elaborare ragionamenti di tipo deduttivo sarà la caratteristica essenziale della maturazione, che passa attraverso delle tappe fondamentali che vedono l’abbandono dell’egocentrismo, del pensiero non reversibile e del realismo.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Attraverso gli altri diveniamo noi stessi..

“Attraverso gli altri diventiamo noi stessi.”

“L’apprendimento umano presuppone una specifica natura sociale e un processo mediante il quale i bambini accedono alla vita intellettuale di coloro che li circondano”

Lev Vygotsky
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Nel corso dello sviluppo secondo Vygotsky, pensiero e linguaggio (partendo da radici differenti), diverranno interdipendenti e l’interiorizzazione del linguaggio permette la formazione di funzioni psichiche superiori.

L’interazione sociale, l’influenza degli adulti significativi e l’ambiente in cui cresciamo sono necessari per il nostro sviluppo cognitivo e quindi per lo sviluppo del linguaggio e per l’apprendimento.

dott. Gennaro Rinaldi

Osservare e comprendere

“La gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura”

Albert Einstein
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Quando si è bambini l’oggetto di osservazione è il mondo e i suoi fenomeni sempre nuovi ed entusiasmanti. Forse solo in quel momento l’osservazione e la successiva comprensione non è preparata e pianificata ed è scevra da ogni influenza interna ed esterna.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Fatemi sbagliare!!!!

Quanto siamo preoccupati per i nostri figli? Come è cambiata la nostra percezione dei bambini? Come noi adulti li consideriamo e come questo può influire sulla loro percezione del mondo e sul loro sviluppo psicologico, cognitivo ed emotivo?

Concordo appieno, personalmente con la definizione data da un Sociologo britannico, Frank Furedi, dei genitori della nostra generazione, ossia “paranoid parenting”.

In effetti, quella di genitorialità paranoica, è una definizione abbastanza forte e diretta, ma purtroppo, spesso e volentieri rispecchia appieno le caratteristiche di molti giovani genitori. Questo perché oggi si ritiene che i bambini siano fragili e debbano essere comunque e sempre protetti, da qualunque tipo di disagio, fisico o psichico.

Oggi gran parte della vita dei bambini è sotto il controllo attento dei genitori: a scuola, alla ludoteca, al parco giochi, dagli amici, alle feste, durante le attività sportive. Difficilmente restano soli e spesso non sono liberi di sperimentarsi.

L’ideale sarebbe lasciare delle libertà e offrire loro la possibilità di sperimentare le situazioni più disparate e complesse, sia durante il gioco, sia durante la quotidianità, a scuola, con gli amici e in famiglia. Ad esempio, l’effetto positivo sullo sviluppo cognitivo, del movimento all’aria aperta nei bambini è ampiamente dimostrato e attraverso il gioco all’aria aperta i bambini sviluppano anche capacità motorie e sociali.

Senza lo sguardo severo degli adulti è più facile lasciarsi andare e affrontare le attività di gioco in maniera più libera e spensierata. I bambini devono imparare a muoversi e ad interagire con il mondo circostante e solo con l’azione, l’esercizio e gli errori possono imparare ad affrontare le difficoltà e anche i pericoli. In tal senso l’ansia dei genitori può arrivare a consolidare nel bambino l’idea che il mondo sia un luogo pericoloso, brutto, sporco o inaccessibile.

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L’intervento di una madre spaventata, che urla al suo bambino, che sta giocando saltando, “stai attento!!” può indurre nel bambino una paura irrazionale per un pericolo apparentemente inesistente. Un intervento simile, reiterato nel tempo genera un’estrema insicurezza nel bambino, che non ha potuto sperimentare, non ha potuto capire l’esito della sua azione, quindi non potrà apprendere da un eventuale successo o insuccesso, resterà con il dubbio e la paura di non potercela più fare. Ciò a lungo andare può consolidare l’idea nel bambino del mondo come luogo pericoloso, impossibile da affrontare senza l’aiuto dei genitori. Attraverso il gioco il bambino, simula, azioni e situazioni percepite come pericolose quando era più piccolo. Il gioco diventa quindi l’occasione di poter affrontare quelle paure e superarle, da soli o con gli amici, in modo sicuro. Se le situazioni percepite come pericolose dagli adulti, vengono sistematicamente ridotte e vietate ai bambini, resteranno e persisteranno, altrimenti sarebbero già state abbondantemente superate dagli stessi bambini. D’altra parte possono anche provare paura quando invece i genitori pretendono (esagerando) coraggio quando magari i loro figli non sono ancora pronti ad affrontare una determinata situazione.

L’eccessiva insicurezza e il timore del gioco può portare alcuni bambini a sentirsi poco capaci in tutte le attività. Tendono, infatti, a non muoversi facilmente, sono impacciati e poco coordinati e quindi si sentono emarginati e spesso umiliati. Preferiscono restare a casa a giocare “in modo sicuro” alla play o a guardare video sui social, piuttosto che uscire e giocare con gli amici.

La mancanza di movimento è un fattore di rischio da non sottovalutare: a risentirne è l’interazione sociale, la capacità di apprendimento, la capacità di comunicare con i pari, la fiducia in sè stessi e quindi è molto facile l’insorgenza di problemi psichici come disturbi dell’umore (depressione) e dipendenze.

La paura eccessiva dei genitori per ferite fisiche e psichiche, può avere paradossalmente l’effetto contrario e generare ferite psichiche più profonde e quindi più dolore e più problemi fisici.

Le ferite hanno anche lati positivi e permettono al bambino di crescere e conoscere il mondo. L’iperprotezione è dannosa per i bambini. L’apprendimento più duraturo e più efficace è quello basato sull’azione e sulla pratica.

Per concludere cito il grande Pino Daniele che nella sua “Yes I Know my way” :

Siente fa’ accussì

Miette ‘e creature ‘o sole

Pecchè hanna sapè’ addò fà friddo

E addò fà cchiù calore

Pino Daniele

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

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L’importanza del sonnellino.

Dormire dolce dormire.. sin dai primi giorni della nostra vita trascorriamo gran parte del nostro tempo dormendo. Il nostro cervello però non è mai a riposo, è sempre attivo anche nei neonati, anzi soprattutto nei neonati.

Il sonno sembra infatti svolgere un ruolo cruciale per il consolidamento dei ricordi e della memoria nelle prime fasi di sviluppo. Una ricerca pubblicata qualche tempo fa su “Proceedings of the National Academy of Science” ha dimostrato che un semplice sonnellino di mezz’ora può aiutare i bambini con meno di un anno di età (dai 6 ai 12 mesi) a migliorare la loro memoria. Lo studio ha evidenziato che proprio la possibilità di dormire nelle quattro ore successive ad un apprendimento (nello studio è stato mostrato un gioco con la manipolazione di peluche) migliora la capacità del bambino di ricordare quelle azioni che ha potuto osservare. Infatti nel gruppo di controllo, nei bambini che non avevano dormito dopo l’osservazione del gioco, questi non erano riusciti a ricordare le azioni viste precedentemente. Presumibilmente non erano riusciti ad assimilare il ricordo e quindi l’apprendimento di quelle azioni.

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Gli effetti positivi del sonno sono decisamente importanti nei neonati come per gli adulti del resto. Ma nei bambini è davvero cruciale il ruolo del sonno perché permette addirittura il corretto e pieno sviluppo delle funzioni cognitive, necessarie alla crescita.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Siamo la somma dei nostri pensieri o la somma delle nostre scelte?

Immagine Personale: ” Quanto (Io) sono la mia scelta? “

Durante i corsi di “Psicologia dello sviluppo” il mio professore (ammetto.. uno dei migliori mai incontrati), ci sottopose tutta una serie di “dilemmi morali” a cui in maniera divertita (e probabilmente anche uno pò sadica, ironica e compiaciuta), assisteva alle nostre – spesso assurde – rispostone. Oggi condivido con voi il pensiero di Kolberg, noto psicologo e filosofo conosciuto proprio per le sue teorie sullo sviluppo morale.

Secondo Lawrence Kohlberg lo sviluppo morale evolve dall’infanzia all’età adulta passando per punti di svolta; si ha in sostanza il passaggio da un livello inferiore di ragionamento morale a uno superiore. La teoria considera in particolar modo come un individuo affronta e risolve – a livello cognitivo- conflitti o dilemmi relativi all’ambito morale. Le questioni poste da Kohlberg sono:

  1. che cosa è giusto fare
  2. perchè è giusto
  3. quali prospettive sociomorali sono sottese al ragionamento nei vari stadi

Il punto di partenza di Kohlberg è rappresentato dal sottoporre ai soggetti il noto “Dilemma di Heinz”:

“Heinz é un uomo la cui moglie è ammalata di cancro, ma che potrebbe essere salvata da un farmaco inventato da un farmacista della sua città. Questi però, volendo far soldi con la sua scoperta, pretende una cifra molto elevata, che Heinz non può pagare: invano egli chiede al farmacista di ridurre la cifra o di pagare successivamente per poter salvare la moglie, così Heinz é alle prese col dilemma se rubare il farmaco o veder morire sua moglie”.

In base alle risposte analizzate, Kohlberg identifica 3 livelli di ragionamento morale: pre-convenzionale, convenzionale e post-convenzionale ognuno dei quali è suddiviso a sua volta in 2 stadi corrispondenti a diverse forme di ragionamento.

Livello 1: Nel livello pre-convenzionale (si manifesta nei bambini fino a 9- 10 anni), la persona vive le norme morali e sociali come esterne e non soggette alla riflessione personale. Bambini o individui fermi a questo livello (Kohlberg vi include anche alcune categorie di delinquenti), non hanno percezione del nesso tra regole di comportamento e funzionamento sociale. Le regole vengono pertanto rispettate solo per massimizzare i propri interessi ed evitare i guai e quando possibile, soddisfare i bisogni personali. L’individuo crede che rispettare le regole porti a un vantaggio, mentre disobbedire comporterebbe una punizione. La risposta fornita al dilemma è :“Non deve rubare il farmaco altrimenti andrebbe in prigione”. Gli stadi di tale livello sono: Orientamento premio-punizione; Orientamento individualistico e strumentale.

Livello 2: livello convenzionale (livello raggiunto dalla maggior parte delle persone che, assesta il proprio sviluppo morale a tale livello). Convenzioni, obblighi, regole o aspettative sono sperimentate come componenti salienti del sè. Il fatto che la maggior parte delle persone raggiunga questo livello è evidenziabile nel fatto che esse, si identifichino con un sistema di obblighi o aspettative verso organismi sociali (es la società) o organismi più ristretti (la famiglia). A tale livello si trova un certo conformismo sociale in quanto l’adesione alle regole avviene in modo acritico. La risposta al dilemma è : “bisogna sempre rispettare le leggi”. Gli stadi di tale livello sono: Orientamento del bravo ragazzo o del conformismo e delle mutue aspettative interpersonali; Del sistema sociale e coscienza.

Livello 3: post-convenzionale (livello raggiunto solo da pochi individui). I giudizi morali sono formulati sulla base di un’adesione a valori generali come: libertà, equità, solidarietà. Bisogni personali e leggi della società sono subordinate a principi generali. Obbligatorio infatti, in questo stadio indica qualcosa (adesione a principi) liberamente scelti. Occorre rispettare le regole della società, consapevoli che sono frutto di un contratto tra persone, ma alcuni valori, come il diritto alla vita e alla libertà, non possono mai essere messi in discussione. La risposta al dilemma è: “Il furto di Heinz è giustificato dal fatto che c’è un vita umana in pericolo, ciò che trascende gli interessi personali del farmacista sul farmaco”. Gli stadi di tale livello sono: Del contratto sociale e dei diritti individuali; Principi etici e universali.

E voi? cosa avreste fatto al posto del nostro Heinz? Rispondete pure con il massimo della libertà (morale).

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

I Vantaggi del Gioco e della Fantasia per l’apprendimento.

Il gioco è essenziale per lo sviluppo intellettivo dei bambini. Attraverso il gioco e la fantasia i bambini hanno l’opportunità di conoscere il mondo che li circonda e quindi sarà più semplice per loro ricercare il loro posto nel mondo. Dedicare un tempo non strutturato al gioco libero, può contribuire a rendere i bambini più felici, creativi e socievoli.

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In alcuni studi è stato dimostrato che le situazioni “fantastiche” create dai bambini e per i bambini possono aiutare a potenziare l’apprendimento. Nel 2015 negli Stati Uniti hanno svolto uno studio su 154 bambini provenienti da scuole per l’infanzia (Dipartimento di Psicologia della Pennsylvania – Deena Weisberg). Il gruppo dei 154 bambini è stato diviso a metà; ad un gruppo sono stati letti dei libri realistici su argomenti reali e quotidiani (cucina, agricoltura..); ad un’altra metà sono stati letti dei libri di fantasia (con draghi e castelli). Durante la lettura sono state insegnate ai bambini parole nuove. Dopo ogni sessione di lettura è stata data la possibilità ai bambini di dedicarsi a giochi di finzione con oggetti e giocattoli, che rappresentavano alcuni elementi e personaggi incontrati nei libri. Alla fine è stato verificato l’apprendimento delle parole nuove. Il risultato è stato che entrambi i gruppi di bambini hanno imparato parole nuove, ma il gruppo che ha ascoltato le storie di fantasia aveva imparato più parole. Probabilmente nel vocabolario utilizzato per le storie di fantasia ci sono cose più interessanti, che hanno fatto si che l’attenzione dei bambini alle nuove parole fosse maggiore.

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Questo studio, insieme ad altri, rivelano  che la fantasia può contribuire positivamente all’apprendimento dei bambini. Inoltre un ambiente irrealistico (in cui avviene qualcosa o viene raccontato qualcosa) o una storia che si discosta dal reale e dalla routine, predispone i bambini a determinati tipi di pensieri e comportamenti, che faciliteranno l’attenzione. I bambini, infatti sanno che in una situazione “ordinaria” e conosciuta, sanno di non dover aspettarsi nulla. Mentre in una situazione straordinaria, sono predisposti ad aspettarsi qualcosa e fanno molta attenzione alla “novità” e all’eccezionalità di ciò che accadrà. Infatti saranno più coinvolti e preparati mentalmente ad apprendere. In tal senso, si potrebbe dire che gli scenari irrealistici aiutano i bambini a vedere le possibilità intrinseche della realtà. Infatti è probabile, in base ai risultati di questi studi che i bambini vadano a cercare gli eventi impossibili, non per usarli come guida diretta alla realtà, bensì per pensare a possibilità irrealistiche che possono, in contrasto con la realtà, aiutarli a modulare una visione della realtà e del mondo reale coerente con la loro futura personalità.

Le nuove scoperte indicano che per troppo tempo si è sottovalutato il potere della fantasia nei bambini. Infatti la capacità e l’abilità nel fantasticare sarebbe particolarmente utile in determinati contesti didattici. Ad esempio nello studio della Fisica ( ma anche di altre materie che tendono a discostarsi dalla visione statica e oggettiva della realtà per come la percepiamo, come ad esempio la filosofia, la psicologia) un pensiero fantasioso è indispensabile per sondare, studiare, analizzare situazioni complesse, come particelle invisibili, gravità, velocità.

Se gli elementi fantastici sono particolarmente utili per l’apprendimento, si potrebbero incoraggiare i bambini al gioco basato sulla fantasia. Stimolare i bambini a osservare gli aspetti impossibili di questi giochi e racconti, condurli a comprendere cosa può o non può accadere nella realtà potrebbe preparare il terreno all’apprendimento futuro.

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott. Gennaro Rinaldi