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Paure e Bambini – PODCAST

Questa tappa del nostro viaggio sarà faticosa e forse un po’ scomoda, ma ci permetterà di osservare da vicino aspetti molto importanti della vita emotiva dei bambini e dei ragazzi preadolescenti alle prese, negli ultimi tempi, a quanto pare, con una delle emozioni più difficili da affrontare: la paura.
E più nel particolare la paura della morte.


Perché ci sono alcuni bambini che hanno paura di morire?

Buon Ascolto..

La paura di morire nei bambini – In Viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast
La paura di morire nei bambini – In Viaggio con la Psicologia – Spotify Podcast

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Giornata Mondiale dell’Infanzia e Adolescenza. Il Diritto dell’Infanzia e dell’Adolescenza alla Salute Mentale

“Curare in modo sistematico, intelligente e paziente le infanzie infelici potrebbe essere determinante per la prevenzione di quei disturbi che recano un contributo fondamentale alla psicopatologia più tradizionalmente psichiatrica dei disturbi di personalità, alle dipendenze gravi da sostanze, da gioco e da sesso e alla criminalità giovanile e adulta. Quello che serve è evidentemente uno scatto culturale o uno scatto di civiltà.”

Luigi Cancrini – “La cura delle infanzia infelici (2012)

Nel Mondo a causa della povertà, dei conflitti e della crisi climatica più di 400 milioni di bambini vivono in aree di conflitto. Tra i 10 ei 16 milioni non possono tornare a scuola perché costretti a lavorare o a sposarsi. A causa dei matrimoni troppo precoci 22.000 bambine e ragazze muoiono a causa di gravidanze e parti.*

A causa della carenza di condizioni sanitarie, igieniche e alimentari bambini in diverse parti del mondo rischiano di perdere la vita.*

In Italia la situazione non è assolutamente rosea. Quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in una condizione di povertà assoluta. Ovviamente questa condizione di precarietà inficia gravemente pure sulla condizione psicologica dei bambini e dei ragazzi.

La condizione di precarietà in cui versano i minori in Italia è anche frutto di politiche spesso disinteressate alla condizione dei minori e ai loro diritti e quindi alla loro salute mentale.

L’impatto della pandemia e delle crisi (climatica, energetica, guerra), ha solo peggiorato la situazione.

Quest’anno l’attenzione di questa giornata, grazie all’UNICEF è in particolare rivolta al benessere psicologico e la salute mentale dei minori.

“Nel mondo il suicidio è la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, la seconda causa in Europa: parliamo di quasi 46.000 adolescenti che si tolgono la vita ogni anno – più di uno ogni 11 minuti. Quasi la metà di tutte le problematiche legate alla salute mentale inizia entro i 14 anni di età e il 75% di queste si sviluppa entro i 24 anni: la maggior parte dei casi però non viene individuata nè presa in carico. “

UNICEF ITALIA

Oggi più che mai l’attenzione alla salute psicologica deve diventare un presupposto essenziale per garantire un futuro più sereno alle nuove generazioni.

Il dolore, la sofferenza psicologica, ripetuti traumi e relazioni familiari complesse, maltrattanti, malate o violente, possono avere conseguenze devastanti per i bambini e per i ragazzi a livello psicologico ed emotivo.

Photo by cottonbro studio on Pexels.com

Vissuti traumatici, maltrattanti e distorti possono indurre cicatrici difficili da rimarginare. Se queste ferite non vengono curate il prima possibile possono portare a patologie psicologiche e mentali spesso gravi come disturbi di personalità e antisociali.

Purtroppo le ferite psicologiche subite negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, (anni fondamentali per lo sviluppo emotivo, dell’identità, per la formazione dell’autostima, dell’immagine corporea, per la formazione dei valori, del senso di sé e del rispetto degli altri) sono spesso le più profonde e quelle più difficili da guarire.

I traumi legati alle figure di attaccamento sono quelli più gravi, perché minano un elemento fondamentale che lega le relazioni e la sicurezza dell’individuo: la fiducia verso una figura di riferimento che istintivamente deputiamo alla protezione, all’accudimento alla rassicurazione. Questa ferita mina la sicurezza interna e la fiducia verso gli altri e verso se stessi.

La speranza è che la nostra società si liberi da questo meccanismo di difesa del “diniego” (che ne condiziona quello “scatto di civiltà” di cui parlava Cancrini), per cui nega che la questione della Salute Psicologica possa essere un problema, solo perché non accetta la possibilità che la mente si possa ammalare proprio come il corpo.

I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza passano anche dal diritto a poter avere l’accesso a servizi che garantiscono loro il Benessere Psicologico.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

*Dati e numeri diffusi da Save the Children

Tra limiti e libertà – la relazione tra genitori e figli – PODCAST

“La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro.”

FRANK A. CLARK

Questa tappa del nostro viaggio ci riporterà sulle strade della relazioni, quelle delle origini, quelle forse più intense.. quelle tra genitori e figli.
Percorreremo quindi terreni complessi ma emozionanti.
Un viaggio tra limiti e libertà..


Buon Ascolto..

Tra limiti e libertà – la relazione tra genitori e figli – In Viaggio con la Psicologia – Podcast Spreaker

Tra limiti e libertà – la relazione tra genitori e figli – In Viaggio con la Psicologia – Podcast Video

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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Psicologia e bambini. La Gelosia tra fratelli e sorelle.. – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio faremo un interessante immersione sotto la superficie dell’apparenza e del pregiudizio.

Andremo a fondo della questione “Gelosia” e scandagliando bene il fondale avremmo probabilmente la possibilità di rinvenire elementi importanti che ci aiuteranno a comprenderne il significato di questo sentimento nei bambini e magari riconsiderarlo in positivo quando possibile..


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Psicologia e bambini. La Gelosia tra fratelli e sorelle.. – In viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast
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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Psicologia e Sviluppo. Quanto incidono gli stili educativi familiari sulla personalità dei figli?

Le prime relazioni, specie quelle con i genitori, incidono in maniera significativa sulla nostra vita futura e sullo sviluppo della nostra personalità. In particolare le norme implicite ed esplicite trasmesse dai genitori, insieme allo stile familiare, diventano parte integrante dell’identità, delle abitudini, dei comportamenti, del modo di agire e di pensare della persona che sarà.

Ma qual è lo stile educativo migliore per i bambini?

Partiamo da quello per antonomasia più rigido e serioso: lo stile educativo autoritario.

Quello autoritario è caratteristico di quelle famiglie in cui ai “no” numerosi, si affiancano tante regole inflessibili, punizioni severe e a volte minacce di “botte”. In queste famiglie i figli sono poco o per nulla coinvolti nelle decisioni familiari. I genitori sono molto esigenti e si aspettano che i figli obbediscano senza possibilità di esporsi.

In genere i figli di famiglie autoritarie sono diffidenti nei confronti dei genitori e non hanno un dialogo vero, perché non gli è permesso. Considerano le punizioni ingiuste, non si confidano con i genitori, sono abituati a mentire e cercano sempre di allontanarsi da loro.

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Lo stile permissivo è all’esatto opposto dello stile autoritario. In genere le famiglie con stile permissivo non contraddicono i figli e cedono spesso alle richieste e ai capricci dei propri figli. I figli, in questo caso, non hanno grossi limiti, sono liberi di scegliere da soli, anche quando magari non hanno la capacità e la maturità per farlo. Questo comporta, purtroppo che spesso i figli si sentano, in situazioni complesse, un po’ in balia degli eventi, perché non supportati e aiutati. Insomma, si aspetta che i figli si educhino da soli.

I genitori permissivi sono, in effetti, tolleranti e incoraggianti, ma spesso diventano incoerenti. Ciò accade perché quando si sentono attaccati o devono affrontare situazioni troppo difficili e serie, il loro tentativo di riprendere il controllo e esercitare la disciplina diventa inefficace e appaiono deboli; oppure possono diventare improvvisamente, intolleranti e autoritari.

Un eccesso di stile permissivo rischia di sfociare nella trascuratezza.

Lo stile trascurante è quello che adottano i genitori distaccati e non coinvolti, che tendono a distanziarsi “emotivamente” dai propri figli e mostrano così uno scarso interesse nei loro confronti. Questi genitori lasciano fare ai figli ciò che vogliono, non li sostengono e non forniscono, ai propri figli, quasi nessuno strumento per la comprensione del mondo e le regole. Risultano assenti dalla vita dei propri figli e quando sono costretti ad interagire con loro, si infastidiscono e risultano ostili.

I figli di questi genitori in genere vivono continuamente un distacco, un abbandono. Rischiano così di crescere inesperti, immaturi, con la sensazione di non valere abbastanza e con un forte sentimento di rivalsa. La loro fortuna potrebbe essere quella di incontrare e vivere, nel loro ambiente di vita, con altre figure di riferimento importanti e ben disposte nei loro confronti.

Esistono poi i genitori con uno stile iperprotettivo ed ansioso. Questi non sono distaccati e neppure demotivanti, ma si sovrappongono continuamente alle scelte e alle iniziative dei propri figli. Nonostante abbiano una buona capacità di stabilire un legame significativo con i propri figli e siano molto consapevoli dell’importanza dell’educazione dei propri figli, risultano di contro essere veramente troppo preoccupati.

Questa iper-preoccupazione porta a una costruzione di una “bolla” protettiva attorno ai propri figli che non permette a questi di poter sbagliare, mettersi in situazioni potenzialmente pericolose, andare incontro ad insuccessi. Questo purtroppo non concede ai figli di provare a raggiungere l’autonomia personale, che è necessaria per imparare dalle proprie esperienze e rafforzarsi.

In questa situazione i figli possono ribellarsi improvvisamente, oppure (come spesso accade) adeguarsi e adagiarsi delegando anche decisioni molto personali ai genitori. Rischieranno di diventare adulti incapaci di gestirsi da soli, incapaci di prendere decisioni e abituati ad essere serviti ad ogni loro comando e desiderio.

Infine c’è lo stile autorevole, che pare essere il migliore. Questo stile educativo ci fornisce una chiara lettura di come un deciso equilibrio tra le varie componenti sia fondamentale per fornire un messaggio educativo chiaro e coerente ai propri figli. In questo caso infatti i genitori esigeranno rispetto e forniranno regole di comportamento coerenti con l’età e le caratteristiche individuali dei propri figli.

I genitori, inoltre, saranno desiderosi di riconoscere i bisogni dei propri figli e solleciteranno la propria opinione. Faranno in modo di condividere momenti con loro, ma non saranno invadenti. Li aiuteranno, ma non si sostituiranno alle attività che i figli possono tranquillamente svolgere da soli. Forniranno feedback coerenti e attenti. A differenza del genitore permissivo, il genitore autorevole saprà dire “no”, quando necessario, in coerenza con i valori che vuole trasmettere ai propri figli.

Infine, il genitore autorevole promuoverà l’autonomia del proprio figlio mettendo a freno le proprie ansie eccessive e sa che certi errori e dolori aiutano a crescere.

I figli dei genitori autorevoli, risultano in media i più capaci, i più fiduciosi nelle proprie possibilità e socialmente i più responsabili e maturi. In genere, risultano da adolescenti i meno inclini ad assumere sostanze e a farne abuso e anche meno aggressivi e quindi meno inclini a ricorrere alla violenza.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Me stesso attraverso l’Altro.

“Sono ciò che sopravvive da me.”

Erik Erikson

L’introiezione degli insegnamenti e dei valori morali, delle figure genitoriali e culturali è fondamentale per lo sviluppo della personalità.

Un’ immagine di sé coerente diventa essenziale per formazione di una personalità sana.

Lacan, con la sua teoria dello Stadio allo Specchio, teorizza che proprio quella “immagine” può portare ala formazione del Moi (Io). Esso si forma dal nostro rapporto con gli altri. Il bambino acquisisce, con lo Stadio allo Specchio, una padronanza immaginaria di se stesso, una forma unitaria.

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Si passa dall’estraneità al riconoscimento. Inizialmente l’immagine dal bambino viene percepita come fuori da sé. L’immagine di sé viene quindi portata dall’Altro. Bisogna che il bambino venga investito dell’immagine dell’Altro per identificarsi. Egli si identifica all’Altro simile, attraverso l’immagine speculare di questi.

La cosa importante che sottolinea Lacan, è che è proprio l’Altro a ratificare l’immagine del bambino allo specchio. Il bambino è quindi identificato ad una marca simbolica.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Sua maestà il Bambino – identificazioni e personalità

Freud diceva che il bambino (sua maestà il bambino) è investito dagli attributi che i genitori gli conferiscono, quando viene al mondo.

In tal senso il tipo di fantasia di investimento dei genitori conferirà al bambino la direzione delle sue caratteristiche di personalità future.

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Quindi l’investimento dei genitori, nasce dall’attesa e conferisce al bambino un abbozzo di identificazioni.

Questo dimostra quanto sia fondamentale il vissuto emotivo e cognitivo di una persona nell’infanzia per garantire lo sviluppo di una personalità sana.


“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Psicologia dell’età evolutiva – la Preadolescenza – PODCAST

Con la nostra prossima tappa vi accompagnerò in un mondo per lo più sconosciuto, un mondo fantastico a volte, ma tante altre strano e caotico.
Viaggeremo sui binari delle montagne russe della preadolescenza.
Genitori e figli; cosa succede con l’avvento della preadolescenza e quali sono i nuovi compiti di sviluppo per i genitori e la famiglia?
Per i ragazzi sarà un continuo alternarsi di sensazioni e emozioni: appartenere per separarsi, paura del cambiamento e il fascino per le nuove scoperte.
Buon Ascolto..

Psicologia dell’età evolutiva – la Preadolescenza – PODCAST – In viaggio con la Psicologia
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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi