“Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l’oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria”.
Melanie Klein, Invidia e Gratitudine, 1957, p., 29
Il tempo veloce -il tempo dell’epoca social che ci fa sempre più asociali- toglie spazio alla capacità di metarappresentare (la capacità di avere o rappresentarsi stati mentali dell’altro. Capisco -riesco ad inferire ad esempio dal linguaggio non verbale- come o cosa l’altro pensa o come/cosa l’altro sente).
Un tempo che si esaurisce nel suo stesso nascere (ancor di più di quanto normalmente farebbe), essendo stato inglobato nelle leggi dei circuiti che consumano soltanto, rischia di togliere spazio all’uso del tempo che viene soltanto abusato avidamente, senza essere vissuto e goduto.
Il tempo presente è (psicopatologie alla mano), un tempo in cui il godimento “reale” è escluso dall’esistenza stessa.
Senza che ne siamo troppo consapevoli, la società cui siamo esposti, è profondamente castrante.
Molti dei meccanismi in cui rischiamo di restare impantanati, si situano come un No al godimento nel registro del reale, spostando il godimento nell’illusorio registro dell’immaginario, rompendo il legame che passa per l’importantissimo registro del simbolico.
La gratitudine è un sentimento fondamentale per la costruzione dei legami sociali ma anche -e soprattutto- per la costruzione di un assetto psicodinamico (che passa per il legame con l’oggetto), sano.
La gratitudine…
Quando resti incollato tra le immagini o le notizie che passano, cedendo ai pensieri più o meno oscuri, è facile dimenticarsi della gratitudine.
Senza il senso di gratitudine, diventare preda della barbarie è facile e veloce proprio come i circuiti che utilizziamo quotidianamente.
Se ti fermi, ogni tanto, riesci ad apprezzare.
Puoi apprezzare lo straordinario e assordante suono del silenzio.
Puoi renderti conto che c’è qualcuno che riesce a sentire -ascoltando- il silenzioso frastuono dei tuoi pensieri; perché certe volte anche dire “Hey… io non vado da nessuna parte!” può bastare per ringraziare.
Si può ringraziare per quella parolina giunta al momento giusto; per una voce che si situa come quel conforto caldo tra i mille pensieri freddi.
Puoi ringraziare per quell’immagine che arriva come la rappresentazione giusta di quello che stai vivendo, per la comprensione.. di uno sguardo che nessuno nota e che qualcuno coglie nelle sue straordinarie sfaccettature.
Puoi ringraziare perché c’è chi capisce che ti manca qualcuno o qualcosa e senza stare lì a chiedere, dire o fagocitare sente
(e capisce!).
Puoi ringraziare per quegli incontri che sembrano benedetti, che sia dal destino o dal fato, poco importa.
Sii grato.
Sii grato per gli incontri di luce, quelli dove la carne dello spirito si nutre e si idrata, di passione e bellezza; sii grato per quegli incontri che sanno di abbracci che scaldano la materia cerebrale e scaraventano le sensazioni come schiuma di mare esposta al vento dell’incertezza che porta sale sulle nuove certezze conquistate.

(E ogni tanto fermati.. che non c’è niente di male)
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio