Un caffè (freddo) con i dottori – Rubrica settimanale –
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Per la rubrica “Una caffè freddo con i dottori”, ho scelto di rispondere ad una mamma di una ragazzina di 13 anni e di un bambino di 6 anni. La sua primogenita è figlia del suo primo compagno. Adesso lei convive felicemente con il padre del secondogenito, ma qualcosa in sua figlia sta cambiando e il cambiamento probabilmente è legato al legame della ragazzina con suo padre, oramai quasi del tutto assente. Ecco la sua lettera:
“Buongiorno, sono una mamma di una ragazza di 13 anni e di un bimbo di 6. Il mio secondo genito è arrivato dal mio attuale compagno, mentre il papà della mia bimba ci ha lasciate quando lei era ancora neonata (aveva 5 mesi). Non è mai stato presente nella sua vita è sempre stato fin ad oggi un padre completamente assente. Ad oggi i loro incontri, che nei primi tempi avvenivano un paio di volte al mese, si sono ridotti a massimo 3 volte l’anno e durante questi incontri le aspettative di mia figlia vengono puntualmente tradite. Quando mia figlia era più piccola era molto semplice (almeno in apparenza) gestire questa essenza. Poi sia io che il papà insieme al nonno (mio padre) facevamo di tutto per non farle mancare nulla. Infatti sembrava andasse tutto bene: giocava, si divertiva, aveva una sacco di amiche. Ma oggi la situazione è totalmente cambiata. Vedo mia figlia trascorrere dei momenti in cui soffre della mancanza del padre e più volte stesso lei mi ha fatta partecipe della sua sofferenza. Mi ha chiesta tante volte perché il padre non la chiamasse e non la cercasse più spesso. Le ho spiegato che non è assolutamente colpa sua! Le ho detto che alcuni adulti a volte scelgono di voler vivere liberi, come se fossero giovani, senza il peso delle responsabilità degli adulti. Ma il problema che più mi affligge in questo periodo, è che la osservo mentre interagisce e parla con le amiche, (anche in questo periodo di vacanze al mare) e noto che tende ad isolarsi. Non ride mai con loro, parla pochissimo, sembra che non si emozioni. Questa cosa mi fa paura perché vedo che poi si sente esclusa e non cerca la spensieratezza delle altre amiche. Non so come aiutarla. Provo a spronarla a lasciarsi andare ma è passiva, bloccata, apatica.
Vedo che si sente non all’altezza delle sue amiche, come se cercasse sempre qualcosa che le manca. Non ha problemi a scuola e studia danza da quando aveva sei anni. Sia a scuola che a danza è bravissima e non mi ha mai dato problemi.”

Cerchi di guardare con gli occhi di sua figlia. Lei da madre ha compreso che c’è qualcosa che non va e sta provando ad aiutare sua figlia. Però noi adulti cadiamo spesso in un errore ingenuo e bonario, ma umano, che è quello di ridurre il nostro giudizio su ciò che accade ai bambini e ai ragazzi, alla nostra “visione adulta” delle cose. Lei più volte ha scritto “vedo..”, quindi probabilmente le sue sensazioni seppur giuste, non colgono appieno il punto di vista di sua figlia. Spesso capita di “proiettare” le nostre preoccupazioni e le nostre paure, senza che ce ne accorgiamo. Provi a vedere al di là delle sue paure, spinga lo sguardo più in là; è certa che sua figlia si senta esclusa dalle amiche, che non si senta alla loro altezza? Quanto è sicura che le sue amiche siano spensierate e felici? E che lei non si sia confidata con qualche amica?
Sua figlia sta vivendo una fase della vita “critica”. Si trova tra la fine di un ciclo (essere bambini) e all’inizio di un nuovo ciclo (adolescenza) in cui l’aspetto forse più importante riguarda principalmente il “definirsi”. Se volessimo fare un paragone, scomodando l’arte scultorea, sua figlia si ritrova a dover cominciare a dare una forma definitiva ad un pezzo di marmo che fino a questo momento della sua vita ha ancora forme indefinite. Come ogni buon artista sua figlia in questo momento ha bisogno di modelli riconoscibili e ben definiti da cui trarre l’ispirazione giusta per finire la sua scultura.
Probabilmente in questo momento della sua vita lei sente l’esigenza di attingere alle proprie origini (la ricerca del padre) e a quella storia che ha caratterizzato la sua e la vostra vita. Se volessimo metterci nei suoi panni, comprendere le ragioni e le motivazioni dell’allontanamento del padre potrebbero essere fondamentali per dare un senso alla sensazione di perdita e di mancanza che lei ha.
Potrebbe essere un occasione dare a lei e darvi, come famiglia, l’opportunità di affrontare insieme le vostre preoccupazioni e attingere positivamente alle vostre risorse per superare questa impasse.
Una terapia familiare affiancata ad incontri individuali dedicati a sua figlia potrebbero essere una soluzione.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi