“Non dobbiamo permettere alle percezioni limitate degli altri di definire chi siamo.”
Virginia Satir

Un giorno arrivarono allo studio un ragazzo e sua madre. Il ragazzo aveva poco più di 20 anni, la madre molto giovanile, sicura e eccessivamente gioviale, esordisce dicendo:
“Dottore piacere, lui è mio figlio T. . Finalmente! Non vedevo l’ora di venire a questo appuntamento.“
“Il piacere è mio signora, come mai era così ansiosa di vedermi?”
“Non lo vede?”
“Cosa devo vedere?”
“Mio figlio.. lo vede? (lo indica con lo sguardo, mentre il figlio si mostra annoiato e contrariato, abbassando lo sguardo e sbuffando) “Lo vede !? E questo è ? Sta sempre così.. dorme, mangia e gioca con la playstation. Non esce, non vuole cercarsi un lavoro, è fermo a casa da due anni, da dopo il diploma. Non parla, mugugna.. poi è sfaticato! Ma cosa gli manca? Ha tutto quello che vuole, sono sempre presente. Non lo so, non esce, eppure ce li ha gli amici. Pensate che teneva pure una fidanzata.. era accussì bellell..“
“Questo è quello che vede lei di suo figlio.. io vedo qualcos’altro. T. tu ti vedi come ti vede tua madre?”
Impariamo a conoscerci abbastanza per poterci definire e non permettiamo agli altri di farci definire per come vogliono vederci.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi