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Takete – Maluma.

Vi propongo un giochetto: guardate la seguente immagine e dite..

Chi secondo voi è Takete e chi Maluma?

Fonte Immagine Google.

L’esperimento Takete e Maluma indica un noto studio condotto in merito al fonosimbolismo (la capacità dei suoni di interagire, mediante le loro qualità acustiche e articolatorie, con il significato dei termini che veicolano).

L’esperimento fu condotto nel 1929 da Wolfgang Kohler sull’isola di Tenerife.

L’esperimento consiste nella domanda che prima vi ho posto; una volta mostrate al soggetto sperimentale le due immagini, si chiede, secondo lui quale siano i rispettivi nomi delle figure “chi è Takete e chi è Maluma?”

Nella maggior parte dei casi Takete viene associata alla figura spigolosa di sinistra e Maluma a quella sinuosa di destra; ciò è spiegabile con il fatto che ogni parola viene recepita dal cervello come un’immagine, a cui successivamente viene fornito un significato.

Il suono prodotto nella pronuncia della parola Takete risulta pungente e spigoloso rispetto alla parola Maluma, più morbida e rotondeggiante. In più, le lettere stesse che compongono le parole hanno dei caratteri simili a quelli riproposti nell’immagine: Takete è formata da due lettere T, che oltre ad avere un suono prodotto tramite la pressione della lingua contro i denti (strutture ossee che ricordano facilmente il morso di un predatore), vengono rappresentate dall’intersezione di due rette perpendicolari dunque rigide e ferme, e da una lettera K anch’essa pronunciata con lo schiocco della lingua sul palato e raffigurata da una linea retta verticale e due oblique.

Maluma è composta da due lettere M solitamente raffigurate in corsivo con due onde curve e una L che, sempre in corsivo, viene scritta con un simbolo simile ad un palloncino. In più la lettera M della parola Maluma ricorda facilmente il suono della parola Mamma, il più morbido dei nomi ed il più facile da associare al ruolo di genitore dolce ed amorevole.

Lo stesso meccanismo vale anche per suoni, colori, inoltre Takete e Maluma sono stati usati anche da compositori o scrittori (è lo stesso processo sotteso alla cura con cui si scelgono determinate parole o meno, durante la scrittura o determinati colori o tecniche pittoriche, durante il disegno).

Avevate indovinato?

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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Sei più intelligente di uno scimpanzè?

Fonte Immagine “Google”.

L’approfondimento che voglio proporvi oggi, concerne dei famosi studi condotti nell’ambito della psicologia della Gestalt da Wolfgang Kohler.

Gestalt significa “buona forma” è infatti un termine tedesco usato per indicare una specifica corrente psicologica (psicologia della forma o della rappresentazione-Gestaltpsychologie) i cui studi si focalizzarono in particolare sugli aspetti percettivi e del ragionamento/risoluzione di un problema. La Gestalt contribuì con i suoi studi, ad ampliare le teorie concernenti l’apprendimento, la memoria e il pensiero.

Cosa c’entra allora uno scimpanzè?

Buona lettura.

Kohler tra il 1913 e il 1917 decise di sottoporre delle situazioni problematiche a degli scimpanzé, per vedere se e come, le scimmie riuscissero a risolvere tali situazioni.

L’esperimento consisteva nel mettere una banana fuori dalla gabbia di uno scimpanzé che, nel caso specifico, si chiamava Sultan. La banana si trovava ad una distanza superiore a quella del braccio dell’animale.

Sultan comincia con diversi tentativi, a provare ad avvicinarsi alla banana; resosi conto che questa è troppo lontana, comincia a guardarsi intorno. All’interno della gabbia ci sono una serie di canne di bambù; Sultan decide di infilare le canne l’una dentro l’altra fino a quando – ottenuta una canna abbastanza lunga – non decide di usarla per arrivare alla banana.

L’esperimento fu ripetuto anche con altri oggetti, ad esempio una cassa su cui salire. Kohler ritenne che i tentativi di Sultan non fossero casuali, ma tentativi intelligenti in quanto derivati dopo l’osservazione, da parte dell’animale, dell’ambiente circostante. In tutti i casi, infatti, Sultan riusciva ad arrivare alla banana comprendendo che uso fare dell’oggetto a disposizione.

L’apprendimento avviene quindi per insight ovvero dopo una improvvisa scoperta di un “nuovo” modo di interpretare la realtà e il mondo circostante. L’insight è pertanto una scoperta di nuovi rapporti tra gli elementi; rapporti che sono ora diversi rispetto a quelli precedenti. Ciò però che i gestaltisti evidenziano è che l’insight non nega l’esperienza e le soluzioni passate; nei casi in cui la situazione non consente l’uso di nuove strategie, il soggetto ricorre a ciò che è già noto.

L’insight definisce quindi una intuizione nella sua forma immediata e improvvisa.

Dal minuto 1:02 l’esperimento della banana. https://www.youtube.com/watch?v=6-YWrPzsmEE

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.