La via si percorre passo dopo passo. Se un passo è intenso e perfetto, lo sarà anche quello successivo. Pensiamo a fare ogni passo in maniera perfetta, non alla via. Non chiediamo altro che il nostro pane quotidiano. E cioè: qui e ora, il nostro presente.
“E invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi – riconoscersi – una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso […] Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi.”
Alessandro Baricco.
Il tempo che una piccolissima porzione della tua pelle si sollevi senza nemmeno il tuo consenso, un brivido: (ri)conoscersi.
La condivisione di uno stato mentale precede la condivisione di uno stato fisico, palesandosi come il preludio dello stato affettivo (e sentimentale).
La ricerca della sola fisicità ha per forza di cose legami con l’infantile, l’infantilismo e la ricerca di protezione e cure parentali spesso deficitarie.
Una ragazza lamentava la difficoltà di entrare in “sintonia mentale” con gli uomini. Ci sono volute numerose sedute per farle ammettere che l’abbraccio spezzato era per lei, uno solo…
Una ragazza adolescente raccontava del suo bisogno continuo, di cambiare.
La giovane mostrava uno smisurato bisogno di dover continuamente cambiare la propria forma, la propria immagine persino il suo nome, per presentarsi agli altri secondo ciò che lei considerava essere l’aspetto migliore.
Raccontava della difficoltà che aveva nel riconoscersi in un corpo/contenitore suo, nell’immagine riflessa che sentiva altro da sé, nel nome.. non scelto da lei (ma dai nonni con cui la giovane era cresciuta).
Chiedeva spesso “Perché non trovo pace?, Non riesco a fermarmi mai.. non riesco a pensare e invece di pensare cambio, cambio.. cambio senza sosta”.
Non rendendosene conto, la ragazza aveva cominciato a rispondere al quesito che invece, ci aveva gettato addosso con tutto il suo pesante abbigliamento.
“Non riesco a pensare/ Non riesco a fermarmi/ cambio senza sosta”.
La ragazza continuava a modificare nome, immagine; continuava a riempirsi di tatuaggi, di piercing per tappare quella eco incessante che le chiedeva “Tu, chi sei?”
Sapeva di dover dare tempo a quell’interrogativo.. ma il tempo richiede impegno e l’impegno fatica..
Lei non era pronta.
Un giorno si è presentata con un taglio piuttosto profondo sul volto, una scarificazione, sostenendo che dalla sua cicatrizzazione ne sarebbe nata una nuova forma del/sul volto “una nuova me”.
Le scarificazioni sono lentamente aumentate, come il disagio espresso dalla giovane; una ragazza fluida, fluida nella forma, nei modi e nei pensieri.
Le riflessioni cui lei ci spingeva erano forti e pressanti; intere pause pranzo dedicate alla discussione del mondo fluido della giovane.
Fluido è un concetto sempre più ricorrente nei giorni odierni (all’epoca era ancora poco usato) e la ragazza non lo utilizzava riferendosi nello specifico all’identità di genere
La ragazza fluida dava la sensazione di essere continuamente impegnata in una corsa in salita; una corsa piena di ostacoli che era lei stessa a mettere nel percorso.
Si percepiva la fatica, il fiatone.. il sudore che diventava freddo prima sul volto, sulle mani, poi lentamente lungo il corpo; si percepiva lo sconforto e il bisogno di attenzioni continue..
Si percepiva la finzione, a tratti, e il piacere dell’abbandonarsi alla ricerca senza sosta di attenzioni.
La ragazza è stata, un giorno, soccorsa giusto in tempo prima che l’ultima scarificazione diventasse una cicatrice: irrecuperabile…