#PromozioneDelBenesserePsicologico
“Finisce bene quel che comincia male”
Dott.ssa Giusy Di Maio
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“Finisce bene quel che comincia male”
Dott.ssa Giusy Di Maio
Che cos’è la tenerezza?
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“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio
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Dott.ssa Giusy Di Maio
“L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a superarla”
Nelson Mandela
Affrontiamo le nostre paure e i nostri tormenti.. è probabilmente l’unico modo per comprenderli e superarli..
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“Finisce bene quel che comincia male”
Gennaro Rinaldi
#PromozioneDelBenesserePsicologico
Dott.ssa Giusy Di Maio
L’angoscia è uno stato di sofferenza psichica intenso, pervasivo e altamente logorante. Spesso confuso con l’ansia, questo stato di sofferenza è in realtà molto più incisivo; l’etimologia stessa del temine rimanda allo “stringere” il che, è altamente indicativo dello stato di oppressione che la persona si trova a vivere. Si può sperimentare angoscia in maniera temporanea, ad esempio in conseguenza di una specifica situazione oppure si può provare angoscia in conseguenza di una condizione psichica interna (paura senza nome) che porta ad interpretare la realtà in maniera catastrofica, come se una disgrazia stesse lì per accadere, a breve.
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Dott.ssa Giusy Di Maio.
“Nascere è come venire catapultati in un libro già popolato di personaggi e di storie, è come stabilire un contatto con una realtà le cui regole sono già parzialmente scritte. La nostra presenza creerà delle modifiche alla trama, anche al finale, ma non saremo mai in grado di separarci dalle pagine che precedono la nostra entrata in scena e saremo inevitabilmente influenzati da queste pagine di cui siamo figli.”
Maurizio Andolfi
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Che cosa accade quando il paziente è minorenne? Spesso, i genitori, dimenticano che i propri figli, seppur minorenni, hanno diritto ad essere contenuti e “protetti”, dal segreto professionale e, come la Costituzione ricorda, hanno diritto a mantenere la propria privacy: “Il diritto alla privacy è il diritto soggettivo di costruire liberamente e difendere la propria sfera privata”. Solo in talune gravi circostante, il clinico può decidere di violare il segreto professionale e allertare la famiglia o i tutori del minore.
E’ bene ricordare che lo psicologo non può svolgere attività con il minore senza il consenso di entrambi i genitori titolari della responsabilità genitoriale (anche nel caso di affidamento esclusivo, fatte salve alcune eccezioni). Come indicato nel Codice Deontologico, lo psicologo deve sempre tutelare in primis la salute e il benessere di chi vi si rivolge (art.3) ed è tenuto al segreto professionale (art.11). Quindi non è tenuto ad informare la famiglia dei contenuti emersi, il segreto può essere infranto solo nei casi previsti dagli articoli 12 e 13.
Dott.ssa Giusy Di Maio