“La tecnologia ci ha scagliato addosso la più tremenda delle maledizioni, impedendoci anche solo per un istante di sfuggire al presente. In epoche di catastrofi le generazioni passate potevano rifugiarsi nella solitudine, staccarsi dal mondo; a noi invece è toccato conoscere e condividere ogni cosa che accade sul nostro pianeta, e nell’ora e nel minuto preciso in cui avviene”
Stefan Zweig.
Questa frase completa un po’ – concettualmente- il post di ieri…
Grazie Maè per la “dritta culturale”.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Se posso permettermi un’osservazione, mi verrebbe da dire che la tecnologia può essere spenta: perché non lo facciamo in certi frangenti?
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Perfettamente d’accordo; parli con una che praticamente non la usa proprio .. non avendo social vari. Non si spegne per timore – forse- della solitudine e di dover esser troppo vicini a se stessi.. Guarda cosa è accaduto, in termini di disagio psicologico, quando in quarantena siamo stati obbligati a stare così tanto vicini a noi stessi..
Non tutti amano pensare.. specie nell’epoca della velocità.. una velocità che talvolta porta verso mete del tutto illusorie.
Grazie per il feedback 🙂
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Il confine tra l’usare uno strumento e l’essere usati dallo stesso è molto sottile e a volte non ci rendiamo conto proprio perché non pensiamo, ma ci limitiamo ad agire.
La velocità ci permette di fare molte più cose, è vero, ma ce le stiamo godendo anche di meno, perciò non so fino a che punto ne valga la pena.
Grazie a te per la risposta.
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Anche qui, non posso che essere d’accordo con te. Nell’ambito della pratica clinica vediamo ormai quotidianamente bambini, ragazzi e adulti schiavi del mezzo informatico.. Le nuove addiction, le dipendenze che una volta ci facevano solo schiavi di una sostanza tossica, adesso sono diventate dipendenze di qualcosa che dall’esterno ci controlla: accendo il fuori e spengo il dentro.
La maggior parte delle persone soffre di problemi di attaccamento; il circuito informatico è diventato la nuova baby sitter o la madre contenitore assente durante l’infanzia. Qualcosa che ho tra le mani.. da freddo mezzo diviene qualcosa di caldo che accoglie i miei pensieri, le mie paure.. Un piccolo strumento diviene il confine del mio corpo .. illusorio collegamento con il mondo che spegne però il mio mondo personale.
Bisogna sempre tener a mente e mantenere saldo il confine con/del proprio mondo.. la propria privacy.. il proprio spazio e recuperare la bontà del proprio tempo.. senza dare sempre spiegazioni per il proprio vissuto spiaccicandolo in qualsivoglia bacheca.
A disposizione per ogni opinione che voglia circolare liberamente 🙂
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Ottimo consiglio. E, se reputerò ne valga la pena, dirò volentieri la mia, anche se sono più bravo a domandare che a dare risposte.
Grazie di nuovo e buon proseguimento di giornata.
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Quando vuoi 😊
Buon prosieguo a te 🌻 e grazie!
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spesso il condividere troppo la propria vita ha risvolti anche negativi, isolarsi dal mondo per alcuni istanti, ogni giorno, è sempre una medicina utile, in ogni occasione, in ogni momento…👍😉
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e tu lo sai benissimo, Max.. quando ti perdi tra le braccia della natura! 🙂
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Che bella frase e che bella canzone 🙂
Maè è il nome di un torrente che sfocia nel Piave sotto la diga del Vajont (famosa tragedia del 1963 blablabla saprai benissimo) ahahah, pensavo al nome del fiume chissa come fa a conoscerlo ahahah
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🤣🤣🤣🤣🤣🤣 eh no, eri cioè sei tu😂 il Maè.
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Nel punto basso del Maè si dice ci sia un pullman tedesco che transitava fatalmente sul ponte al momento del disastro del citato Vajont. Un pullman pieno di morti dal 1963, nessuno lo ha mai cercato. 🤔 Va beh qua si devia dal discorso principale…
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Albè.. t’avessi avuto vicino ti beccavi una di quelle risate che manco immagini 😂
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Davvero, un articolo della giornalista Lucia Vastano del 2009. Da un cenno di discorso se ne aprono una caterva, beh si era già detto 🙂
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😊 e grazie x la dritta 2, Allora! 😊
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Ah beh, colpa mia, sono troppo chiacchierone e su un punto insignificante devo mettere altre mille opzioni di info che non centrano un cavolo. Era meglio leggere solo Novella 2000 o le menate dìi Barbara d’urso, sempre detto 🙂
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E io t’ho sempre detto che quoto le mille menate che si intersecano e aprono varchi piuttosto che barbarella &co😊
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C’è sempre qualcosa sotto…scava scava tra le macerie, ahahah. Metafora 🙂
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Freud usava la metafora dell’archeologo circa il lavoro dello psy: come l’archeologo scava tra le rovine, lo psy scava nella psiche umana 🥰 aaahhhh…
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Ah vedi, ci sarà potere telepatico
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Stregoneria 🔮🔮🔮😃
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