L’uomo e la sua auto. Dimmi che auto hai e ti dirò chi sei..

L’automobile ha cambiato la storia dell’uomo e il modo di percepire le distanze, il tempo e lo spazio. Ha dato all’uomo la possibilità di guardare oltre e ampliare i propri orizzonti. Ma la libertà di muoversi e viaggiare ha un prezzo. Oggi le auto sono iper tecnologiche e sono lentamente diventate, come tutti le invenzioni tecnologiche, delle protesi corporee.

Ma le auto hanno da sempre affascinato e caratterizzato per lo più le vite dei maschi. Infatti per buona parte dei maschi l’auto è un oggetto del desiderio, a cui dedicare amore, rispetto e tante attenzioni. Di contro, per buona parte delle donne (ma non tutte) c’è meno sensibilità nei confronti del mondo delle auto. Infatti, le auto vengono considerate dalle donne per quello che sono: degli ottimi e comodi “mezzi di trasporto”.

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Ma si può capire qualcosa di un uomo guardando la sua auto?

Secondo uno studio di psicologia del comportamento fatto negli Stati Uniti, una donna potrebbe farsi un’idea del tipo di amante o compagno che ha dinnanzi, semplicemente guardando l’auto che possiede. Ecco degli esempi:

  • gli appassionati dei fuoristrada sono quelli che si imbarcano in relazioni troppo complicate;
  • chi ha un’auto d’epoca è un tipo più romantico, ma molto pignolo specialmente in amore;
  • chi invece preferisce le berline è un tipo tradizionalista, molto bravo a corteggiare, ma un po’ noioso;
  • l’appassionato delle Jaguar è probabilmente un grande seduttore, ma non è molto bravo a gestire il dopo.. ;
  • i tipi da utilitaria e mini utilitarie sono in genere i meno romantici, in compenso sono concreti, pratici e scattanti;
  • chi ama le spider è un tipo brillante, ma in genere è più forma che sostanza;
  • gli uomini invece non molto appassionati delle auto, utilizzano quest’ultime solo come mezzi di trasporto. Scelgono modelli di scarso appeal e sono molto concreti. Basta che cammina insomma.. la loro caratteristica principale è lo scarso spirito d’iniziativa con le relazioni amorose. Badano piuttosto all’omeostasi..

Se volessimo addentrarci in un’analisi simbolica di questo interesse maschile per l’auto possiamo dire che, proprio per le sue caratteristiche legate alla velocità e alla potenza (attributi di forza) le auto possono essere facilmente associate a processi di identificazione maschili.

L’uomo pare proprio investire di significati simbolici la propria auto: valorizzandola e umanizzandola, proprio come se fosse un'”amante” o una figlia.

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L’auto (volendo utilizzare un approccio psicoanalitico al fenomeno) con le sue caratteristiche permette di sviluppare nell’uomo una sorta di “illusione d’ onnipotenza“. Può diventare infatti uno strumento atto alla compensazione, utilizzato per colmare alcuni tratti personali deficitari: ostentando la potenza (del motore), la forza, la velocità, evidenziando così la componente “fallica” dell’auto.

Questa visione psicoanalitica permetterebbe anche di spiegare in parte il fenomeno degli incidenti stradali causati da alta velocità, da gare illecite su strada o da manovre pericolose e ingiustificate. Evidenziando le motivazioni inconsce che possono indurre ad azioni e comportamenti sconsiderati in auto (“sono nella mia auto potente , mi sento al sicuro, non mi succederà nulla, ho il completo controllo su tutto e tutti..”).

Ma la propria “fallicità”, la propria forza e il proprio coraggio di certo non si dimostrano sfrecciando ad alta velocità sfidando le leggi della fisica e mettendo in pericolo la propria e l’altrui vita.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

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14 pensieri su “L’uomo e la sua auto. Dimmi che auto hai e ti dirò chi sei..

  1. maxilpoeta

    io ho sempre avuto utilitarie, sempre nuove, ultimamente le cambio ogni 3 anni, perchè faccio tanti di quei km che neanche immagini, ma non ho mai dato peso a molte cose. Certo se avessi soldi a palate avrei macchine diverse, ma mi accontento bene, anche perchè poi viaggio sempre da solo, quindi non è che mi serva poi tanto spazio a bordo…😉😊

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    1. Gennaro Autore articolo

      Si Max, a volte la scelta dell’auto è semplicemente dettata dalla necessità e dalla disponibilità economica.. lo studio credo sia stato fatto su persone che ne facevano proprio una scelta personale di gusto ed estetica mirata. Poi per quanto riguarda te, su una utilitaria c’è spazio abbondante anche per due.. non si sa mai cosa può succedere nel prossimo futuro..😉

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  2. Giuseppe Grifeo

    Molto interessante e curioso questo articolo. Per quanto mi riguarda, sono un cultore di auto d’epoca e da collezionismo. Ho avuto un’Alfetta 1800 inizio anni 70 ereditata da uno zio, auto che ho sempre amato anche nel profumo degli interni e nei rumori. In questa mia scelta mi indirizzo soprattutto su Citroën del passato con sospensioni idropneumatiche (quelle che permettono di alzare l’auto in presenza di ostacoli o allagamenti) che in caso di foratura permettono di viaggiare su tre ruote, le prime furono le mitiche DS fine anno 50, all’epoca dirompenti anche per linea nel panorama automobilistico. In questo seguo il passato di famiglia quando mio padre in Sicilia fu uno dei primi ad acquistare una di queste auto a inizio anni 70 (una GS): andavo fiero di quest’auto che sospirava (era il rumore del sistema sospensioni), che la caricavi con ogni peso ancorando pure una roulotte, ma non si inclinava all’indietro. Eravamo futuristici! Questo pensavo da bambino. Da adulto ho acquistato auto anni 70, 80 di questo tipo. Ora ho una Citroën XM 2000 turbo benzina del 1993 rigorosamente con sospensioni idropneumatiche, iscritta ASI (Automotoclub Storico Italiano), ammiraglia che segnò pure il record di migliore penetrazione nell’aria oltre a essere auto dell’anno 1990 (la sua produzione industriale iniziò nel 1989)

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    1. Gennaro Autore articolo

      Ciao Giuseppe, quindi da appassionato di auto d’epoca secondo la ricerca sei un tipo romantico, ma molto pignolo e complesso nelle relazioni amorose🙂. Comunque io ricordo bene le Citroen negli anni novanta con le sospensioni idropneumatiche. Ero piccolo (avevo più o meno 8-10 anni nei primi anni novanta) ma ricordo che mi affascinavano tantissimo. Per noi bambini erano stranissime. In quegli anni se ricordo bene mio padre aveva una mitica 127 verde tre porte con interni in simil pelle marroni (credo). Pensa che i primi periodi post patente, avevo una 126 bis blu. Bellissima. Tenuta per un anno circa. Ancora la rimpiango.

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      1. Giuseppe Grifeo

        Io ho imparato a guidare su tre macchine diversissime: la 126 Black di mia madre, l’Alfetta di mio zio e la Citroën CX di mio padre dotata di un lunghissimo muso e sempre con quelle sospensioni.
        Le ricordo tutte con nostalgia. La tua Fiat 127 sospetto fosse con sedili in sky, quindi in simil pelle, ma non ricordo se vi fossero versioni speciali con selleria in vera pelle.
        Una Citroën GS ci salvò la vita a fine anni 70 sulla Salerno-Reggio Calabria andando verso lo Stretto: mio padre incominciò a sentirla diversa nell’assetto. Rarissime e minuscole all’epoca le piazzole di sosta. Ci siamo fermati in una di queste: avevamo bucato, ma l’auto distribuì il peso e l’assetto sulle tre ruote rimanenti.
        Le 126 e, ancora prima, le 500 mi hanno sempre tanto divertito. Quella di mia madre fu la palestra mia e di miei amici per montare impianti stereo 😁

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      2. Gennaro Autore articolo

        Si credo fossero in simil pelle gli interni della 127.. Incredibile che una tecnologia di fine anni 70 fosse già così efficiente per quanto riguarda la sicurezza.
        Io e i miei amici montammo in quel periodo lo stereo e le casse sulla mia 126 e sulla panda del mio amico. Qualche tempo dopo quelle stesse casse e lo stereo le montai sul nuovo bolide 😅 Fiat uno grigio, tre porte.

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