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Psicologia in pillole: Doll Therapy.

Nel lavoro con le demenze, un filone piuttosto recente vede l’uso delle bambole; si tratta della doll therapy o terapia della bambola.

Durante le sessioni di terapia, vengono utilizzate delle vere e proprie bambole giocattolo che vanno consegnate alla persona affetta da demenza, con lo scopo di andare a stimolare tutta una serie di funzioni.

La teoria di riferimento della doll therapy è la teoria dell’attaccamento questo perché l’attaccamento si realizzerebbe in situazioni caratterizzate da forte stress, non familiari e con elevato senso di insicurezza: tutti elementi presenti nei pazienti con demenza. 

La bambola potrebbe fungere da “oggetto transizionale”, quell’oggetto che rassicura e aiuta nel passaggio tra il me e non me portando sicurezza e tenendo contenute le angosce e le paure che possono presentarsi all’improvviso.

Le bambole da doll therapy possono, inoltre, riportare alla memoria emozioni e vissuti riguardo l’esperienza della genitorialità andando pertanto sia a riattivare sensazioni che ricordi legati alla dimensione della cura e del proprio vissuto (come genitore o nonno).

La doll therapy migliora la stimolazione sensoriale attraverso l’utilizzo del tatto e le capacità comunicative di chi la utilizza. Alcuni ricercatori hanno evidenziato anche un aumento dell’autostima degli utenti, sviluppatosi attraverso attività di cura nei confronti della bambola (come cantare delle ninne nanne) e un maggiore senso di sicurezza.

Il fatto inoltre che le persone si prendano cura della bambola vestendola, nutrendola e cullandola sembra riattivare anche la dimensione della cura personale promuovendo una maggiore autonomia e un aumento dell’autostima.

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Olio.

Immagine Personale.

La densità di un corpo è definita come il rapporto tra la massa di un corpo ed il suo volume.

La densità è quindi la concentrazione di una sostanza in uno spazio/volume determinato.

Ogni olio -ad esempio- ha una sua densità determinata dal peso specifico; in base a tale densità classifichiamo un olio come leggerissimo, leggero, medio, pesante.

Che c’entra ora l’olio cosmetico?

Gli oli (tipo mandorla, ricino, argan) sono utilizzati in cosmetica con diverse finalità. Idratanti, emollienti, addolcenti; gli oli hanno proprietà antinfiammatorie o riparatrici.

Alcuni oli sostengono e accelerano il processo di cicatrizzazione dell’epidermide.

Altri oli diventano dei booster, amplificando certe altre proprietà di certe altre sostanze.

Gli oli però hanno un loro peso; hanno una densità che fa sì che questi siano più o meno leggeri, pesanti, sopportabili o insopportabili sulla pelle.

L’olio di mandorle, ad esempio, può essere così pesante per il viso di colui che ha la pelle mista/grassa, tanto da fargli sviluppare imperfezioni.

Stamattina – mentre idratavo le pelle- riflettevo.

Le persone sono un po’ come gli oli.

Persone pesanti, leggere; persone idratanti, persone che leniscono, persone che fanno sviluppare imperfezioni.

Alcune persone sanno essere conforto per la pelle disidratata; riescono ad umettare i tuoi contorni e la tua forma, fino a diventare sostanza nutriente di cui non riesci più a stare senza.

Alcune persone sanno dissetare, come l’olio di Argan sul corpo, dopo una giornata al mare mentre altre.. sanno essere come l’olio di ricino: pesanti.

Ogni pelle ha un olio che sia più o meno compatibile ma nessun olio può essere forzato ad entrare; lo strato corneo, infatti, protegge (in condizioni di integrità, questo strato può essere permeato da un numero limitato di sostanze, mentre in caso di non integrità la pelle diviene più permeabile alle sostanze esogene).

Lo strato corneo è -in sostanza- una barriera selettiva che può essere permeata in modo diverso a seconda delle sostanze.

Diverse persone, durante i colloqui, lamentano conoscenze sbagliate, tipi strani, errori nelle relazioni.. amicizie che non funzionano; queste stesse persone dimenticano – spesso- che non possiamo lasciar passare indistintamente qualsivoglia sostanza.

La paura di restare soli, la paura di sentire la pelle che tira, spinge spesso verso scelte sbagliate.

Ma la pelle sa, sente e capisce prima di noi:

sempre.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Ferragosto.

Immagini Personali.

La cura di sé è uno dei tanti strati di cui siamo fatti, quello più permeabile e bisognoso di cure.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.