Archivi tag: pensieri e psicologia

Pillole di Psicologia – Il Complesso di Superiorità nel Nevrotico

Ogni nevrosi può essere intesa come un tentativo culturalmente sbagliato di liberarsi da un senso di inferiorità per procacciarsi un senso di superiorità.

Alfred Adler

Il Complesso di Superiorità è quella condizione psichica (caratteristica del nevrotico), contraddistinta da un eccesso di autostima e da una supervalutazione di sé come superiore, più istruito, più morale e più importante rispetto agli altri.

Complesso di Superiorità nel Nevrotico (secondo Adler) – ilpensierononlineare YouTube channel

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La Sindrome di Stendhal – PODCAST

Nel 1817 lo scrittore francese Marie-Henri Beyle (Stendhal) attraversò la penisola italiana durante il suo Grand Tour e tenne un diario poi pubblicato nella sua opera “Roma, Napoli e Firenze” dove per la prima volta descrisse questa esperienza psichica:

«Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.»

Stendhal

Tachicardia, vertigini, capogiri, allucinazioni, confusione, alterazione della percezione, scompensi affettivi, depressione, ansia, attacchi di panico, manie persecutorie..

Può un’opera d’arte generare così tanto scompiglio nella mente di un uomo?

Oggi parleremo di un’esperienza psichica al limite, scatenata da un’esperienza personale psicologica emotiva e sensoriale fuori dal comune e che ha a che fare con la bellezza.

Buon Ascolto..

La Sindrome di Stendhal – In Viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast

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Psicologia e Lavoro: Il benessere dei lavoratori

“Uno dei sintomi dell’arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente imponente. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro.”
Bertrand Russell

Tutti i lavoratori hanno diritto al proprio benessere psicologico e al proprio benessere fisico.

Il benessere di un lavoratore passa necessariamente da condizioni di lavoro migliori.

Un lavoratore rispettato e considerato dal suo superiore, renderà di più.

Il lavoro di un lavoratore non deve essere mortificato, ma sempre valorizzato.

Un lavoratore ben pagato avrà meno preoccupazioni e si sentirà più valorizzato, la sua autostima migliorerà e affronterà le ore di lavoro con un umore più alto.

Un lavoratore motivato, apprezzato e valorizzato renderà il doppio o il triplo.

Troppe ore di lavoro non servono a nulla, si rischia solo di peggiorare le performance del lavoratore. Un lavoratore stanco renderà molto meno di un lavoratore riposato.

Un lavoratore stremato di lavoro farà molti più errori e rischierà molto di più un infortunio sul lavoro. Spesso le morti sul lavoro sono legate a condizioni di lavoro estreme: orari di lavoro esasperati, mancanza di strumenti per la sicurezza sul lavoro, mancanza di una adeguata competenza e mancanza di formazione sulla sicurezza.

Un lavoratore con più ore disponibili da dedicare alla propria vita privata e familiare, lavorerà meglio e renderà di più.

I contratti di lavoro precari e senza diritti (ferie, permessi, malattie, straordinari pagati, tredicesime..), deprimono i lavoratori, in particolari i giovani, perché l’impossibilità di autodeterminazione, di una possibile visione futura, di una indipendenza definitiva, di prospettive personali, non motiva per nulla il lavoratore a rendere al meglio. Ciò ricade sulla professionalità di un particolare lavoro e sui possibili risultati aziendali. Questo significa che il contratto di un precario, può far risparmiare il datore di lavoro, ma la qualità del servizio o del prodotto dell’azienda con il tempo ne risentirà in negativo.

La precarietà dei molti contratti (convenienti) e l’ovvia inefficienza dei “lavoratori temporanei e sfruttati” inevitabilmente ricadrà a valanga sul lavoro dei pochi contratti stabili, che subiranno il peso delle mancanze e dell’inefficienza dei molti.

Alla luce di queste brevi considerazioni (se ne potrebbero fare molte altre) basate su decenni di studio della psicologia del lavoro e del benessere psicologico del lavoratore sul luogo di lavoro, mi sembra opportuno chiederci:

Cosa si sta facendo veramente per migliorare le condizioni lavoro dei lavoratori?

Cosa si sta facendo per evitare le troppe morti sul lavoro?

“Il lavoro è la chiave per la serenità delle persone. Nel lavoro le famiglie ritrovano l’opportunità di costruire un futuro. Nel lavoro l’umano può ritrovare la propria dignità.

Anima e sangue è ciò che tanti lavoratori mettono nel lavoro.

Sangue e anima è il lavoro degli ultimi, di quelli sfruttati, di quelli dimenticati, di quelli che facciamo finta di non vedere..”

Lavoro – ilpensierononlineare – dott. Gennaro Rinaldi

Jacques Lacan

Il 13 aprile 1901 nacque a Parigi lo psicoanalista francese Jacques Lacan. Alla fine degli anni cinquanta dello scorso secolo diventò uno dei maggiori esponenti della corrente strutturalista della Psicoanalisi. Lo strutturalismo, in contrasto con l’umanesimo, afferma la priorità del sistema sull’uomo: “le strutture del linguaggio, della società, dell’organizzazione economica e politica, precedono e determinano le scelte dell’individuo“. L’individuo non ne è per questo totalmente condizionato, ma entro i limiti del contesto strutturale vengono delimitate le proprie possibilità trasformative.

Lacan si riapproprierà anche del discorso freudiano affermando: “ciò che è evidente a chiunque si prenda la briga di aprire un’opera di Freud: a qualunque livello, quando compie un’analisi dell’inconscio, Freud fa sempre un’analisi di tipo linguistico, del resto egli afferma che “l’inconscio è strutturato come un linguaggio” *.

L’uomo secondo Lacan è pensato e determinato dal linguaggio e quindi è determinato dall’inconscio.

Per Lacan il soggetto non è un dato ma una “costruzione” in tappe. Si parte dallo stadio allo specchio.

“.. lo stadio allo specchio è un dramma la cui spinta interna si precipita dall’insufficienza all’anticipazione – e che per il soggetto, persone nell’inganno dell’identificazione spaziale , macchina fantasmi che si succedono da un’immagine frammentata del corpo ad una forma, che chiameremo ortopedica, della sua totalità, – ed infine all’assunzione dell’armatura di un’identità alienante che ne segnerà con la sua rigida struttura tutto lo sviluppo mentale.”

Scritti – Lo stadio allo specchio – Jacques Lacan

Vi ripropongo una vecchia puntata del nostro podcast “In Viaggio con la Psicologia” dove parlo del processo di Soggettivazione di Lacan.

Buon Ascolto!

L’identificazione – il processo di Soggetivazione secondo Jaques Lacan –

L’identificazione – il processo di Soggetivazione secondo Jaques Lacan

  • “Storia della Psicoanalisi”, Silvia Vegetti Finzi (Milano,2008)

Siamo tutti nella stessa barca – Psicologia e Storie di Immigrazione – PODCAST

Questo episodio sarà dedicato ad un ambito della psicologia emergente, ma che ha a che fare con qualcosa di molto antico, un fenomeno umano, sociale che appartiene alla storia dell’umano.

Parleremo dell’immigrazione e degli aspetti psicologici ed emotivi che contraddistinguono questa esperienza trasversale ma profondamente umana.
E parleremo di questo attraverso un racconto, la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta.

Le storie di migrazione sono quasi sempre storie di rinunce, di sofferenze, di perdite, di rotture.

Il migrante è alle prese con esperienze più o meno traumatiche, molto personali, singolari, che lo accompagnano, per tutto il suo viaggio di allontanamento dalla propria terra natia.

Lavoro ormai da circa 8 anni nel campo della Psicologia della migrazione, a contatto diretto con i vissuti dei migranti che arrivano nei centri di accoglienza del mio territorio e posso dire che a differenza di ciò che spesso viene raccontato, in maniera piuttosto insufficiente e con poca conoscenza, sono pochissimi, ma veramente molto pochi, i migranti che arrivano in Europa con la consapevolezza della scelta e della progettazione di una migrazione voluta realmente.

Buon Ascolto!

Psicologia e Storie di Migrazione – In Viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast

Psicologia e Storie di Migrazione – In Viaggio con la Psicologia – Spotify Podcast

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Pillole di Psicologia – L’introiezione degli insegnamenti e dei valori morali

Come vengono introiettati gli insegnamenti e i valori morali dal bambino?

In questa pillola di Psicologia, per rispondere a questa domanda ci facciamo aiutare da J. Lacan.

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Pillole di Psicologia – L’introiezione degli insegnamenti e dei valori morali – ilpensierononlineare channel

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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

L’Apprendimento in Psicologia – Podcast

“Apprendere a pensare; nelle nostre scuole non si sa più quel che significhi.”

Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888

Questo episodio sarà dedicato ad un processo psichico determinante per ognuno di noi, perché consente una modificazione durevole del comportamento e avviene attraverso l’esperienza diretta.


Le modificazioni che apporta, questo processo psichico, diventeranno poi fondamentali per lo sviluppo cognitivo, ma non solo, altre funzioni psichiche ne saranno poi in qualche modo condizionate nel corso del ciclo di vita di una persona.
Parleremo dell’apprendimento.

Buon Ascolto!

L’apprendimento in Psicologia – In Viaggio con la Psicologia – Podcast Spreaker

L’apprendimento in Psicologia – In Viaggio con la Psicologia – Spotify Podcast

Felicità

Oggi 20 marzo è la giornata internazionale della felicità.

La felicità è un’emozione, uno stato d’animo positivo, che presuppone uno stato personale di soddisfazione, pienezza, benessere, gratificazione, tranquillità.

La felicità è un sentimento ricercato, ambito, rincorso. Spesso la felicità diventa un concetto chimerico, qualcosa di effimero, irraggiungibile, impossibile, quando è confuso con ciò che la società ci trasmette come modello rappresentativo della vera felicità.

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La felicità è un sentimento ed un’emozione oggettivamente riscontrabile in alcuni eventi e situazioni sociali, dove gruppi di persone possono riconoscere un sentimento di felicità condiviso. Per questo motivo, come per altre emozioni, ma forse un po’ di più, la felicità è un’emozione “facilmente trasmissibile“, perché un sorriso di gioia può contagiare chi abbiamo dinnanzi a noi e può sconvolgere in positivo il sentimento di un gruppo di persone.

Ma la felicità è anche e soprattutto un sentimento profondamente soggettivo, perché la felicità la possiamo ritrovare in “pezzetti” di tempo e di spazio personalissimi, per nulla confondibili con quei modelli di felicità artificiali che ci vengono quotidianamente imposti.

Piuttosto che rincorrere pezzi di felicità artefatti, freddi e rigidi, impostati in modelli irragionevoli e irraggiungibili; ascoltiamoci e ricerchiamo dentro di noi o attorno a noi quei pezzi di felicità autentici.

La felicità autentica è quella ci riempie.

La felicità ha una caratteristica eccezionale: ne basta poca. Bastano pochi momenti, pochi attimi, pochi minuti, per riempirci e saziarci.

“Quando la felicità non la trovi, cercala dentro”

Enzo Avitabile
Gioa – Tommaso Primo